
STANGATA IN ARRIVO - L’allarme parte dalla Rete della Conoscenza e fa tremare gli atenei di tutta Italia: secondo la bozza di decreto per il Fondo di Finanziamento Ordinario 2014, le università riceveranno una quota delle risorse (il 20% della quota base FFO) in maniera proporzionale con il numero degli studenti in corso. Vale a dire: più fuori corso ci sono e meno soldi arrivano. Come reagiranno gli atenei? Per la Rete si rischia la stangata sugli studenti non in regola con gli esami.
STOP FUORI CORSO - Si torna a parlare di fuori corso, di quell’esercito di studenti universitari che per svariati motivi non riesce a restare al passo con gli esami. E, i ragazzi lo sanno bene, può accadere per pigrizia ma anche per necessità. Si tratta spesso di studenti lavoratori o fuori sede che, impegnati anche su altri fronti, non riescono a dare il massimo in aula e soprattutto durante la sessione d’esame.
Secondo la bozza di decreto per il Fondo di Finanziamento Ordinario 2014, i 4.911.407.231 di euro facenti parte della quota base FFO verranno suddivisi tra gli atenei in quote percentuali. Come? Quasi 5 miliardi di euro che andranno per l’80% in proporzione al peso di ciascuna università, il 20% invece sarà distribuito in base al Costo standard di formazione per studente in corso. In corso, appunto. E gli studenti fuori corso? Non saranno considerati per finanziare le singole università? Sembra proprio di no.
LA RETE INSORGE - “Tralasciando i criteri per il calcolo del costo standard - denuncia Alberto Campailla, portavoce di Link coordinamento universitario - questa nuova forma di finanziamento presenta in ogni caso un grave problema di fondo: i fuoricorso non verranno più conteggiati al fine del riparto del FFO. Questa modello presta attenzione alla sola velocità del percorso formativo piuttosto che alla qualità reale dello stesso, discriminando gli studenti “lenti”, che verranno visti dagli atenei solo come un costo da sostenere”.
IL RISCHIO - “Questa impostazione pone gli Atenei di fronte a due alternative strumentali: trasformarsi in laureifici abbassando la selettività degli esami, al fine di diminuire il tempo di conseguimento dei titoli, oppure penalizzare gli studenti fuoricorso, in primis aumentando le tasse (permesso dalla Spending Review del 2012), con il duplice scopo di aumentare le entrate e fare desistere questi ultimi dal proseguimento del proprio percorso accademico”.
ESAMI IN REGALO? – La discussione è ancora tutta aperta. Tanto che, anche tra i rettori, c’è chi si mostra perplesso. “Mettiamo il caso – ha dichiarato in una recente intervista il rettore dell’Università di Pisa Massimo Mario Augello - che per decreto io regali a tutti i miei studenti un esame l’anno. Allora risolverei in un attimo i problema dei fuoricorso. Assurdo no? Noi dobbiamo puntare a una formazione rigorosa, ma la condizione dei nostri giovani è difficile, quel che cerchiamo di fare è capire le loro difficoltà e aiutarli a superarle. Dovremmo poter fare di più per loro, non di meno, e fin dalle superiori, nel momento cruciale della scelta dell’università. Se sbagliano, non sarà un danno solo per loro, ma per tutti”.