
Le vacanze estive, per molti ragazzi, sono il momento di massima esposizione sui social network. La voglia di apparire, di mostrare al mondo come e quanto si stanno divertendo, di far ‘morire’ d’invidia gli amici ha spesso la meglio persino sulla sicurezza.
Propria e delle cose a cui tengono di più. A partire dalla casa. Il vero problema è che la maggior parte di loro è consapevole di ciò, ma continua lo stesso a fornire quasi volontariamente degli assist a potenziali malintenzionati. Perché, secondo una ricerca effettuata - su 4mila ragazzi tra gli 11 e i 25 anni - da Skuola.net in collaborazione con Verisure, azienda leader in Italia e Europa nel settore degli allarmi monitorati per residenze e piccolo business, più di 2 su 3 (per la precisione il 67%) pensano che ci sia un legame stretto tra i furti in casa e l’eccessiva visibilità online; appena il 9%, al contrario, non vede un collegamento tra le due cose; mentre il 24% pensa che, quando accade, si tratti solo di un caso.
Troppe tracce lasciate sui social durante le vacanze
Come detto, però, la sostanza non cambia. Le nuove generazioni non badano troppo a proteggere la propria privacy. Sicuramente meno dei genitori. Così diventano loro l’anello debole della catena. Ad esempio, oltre la metà (57%) si geolocalizza quando arriva nel luogo della vacanza: il 44% molto spesso, il 13% sempre e comunque (numeri più o meno costanti tra i più giovani come tra i più grandi). Una quota simile – 52% - fa un racconto social della villeggiatura: per fortuna solo il 3% posta ogni dettaglio delle sue giornate (con foto, video, commenti ecc.); mentre il 49% seleziona i momenti che ritiene più importanti.
Il profilo 'aperto' non è più un'eccezione
Ma chi può vedere questi contenuti? Molta più gente di quella che dovrebbe farlo: il 40% dei ragazzi ammette di avere profili social ‘aperti’ a tutti (con un picco del 43% nella fascia d’età 15-19 anni), a cui si aggiunge un 13% che lascia campo libero non solo agli amici digitali ma anche agli ‘amici degli amici’. Solo 1 su 4 – il 26% - apre le porte a una cerchia selezionata di conoscenze. Mentre il 21% tende a tenere il più possibile ‘chiuso’ l’accesso alle proprie pagine.
I genitori? Molto più attenti alla privacy
Tutt’altro atteggiamento quello tenuto dai loro genitori, soprattutto in vacanza. Solo il 21%, secondo il racconto fatto dai figli, si geolocalizza quando è lontano da casa (il 18% ogni tanto, appena il 3% sempre). Percentuali praticamente uguali per quel che attiene al comportamento social da vacanza: il 3% tiene un diario digitale preciso e puntuale della trasferta, il 17% si limita alle cose principali. Tutti gli altri? O non utilizzano i social network oppure si tengono ben distanti dalla ricerca di like e commenti. Inoltre, appena 2 su 10 lasciano ‘aperti’ alle incursioni di sconosciuti i propri profili.
Le case sono protette, ma non in modo così efficace
Tornando al tema centrale – la sicurezza – come si organizzano le famiglie italiane per tutelarsi da furti e incursioni indesiderate? Basandoci su quello che riportano i ragazzi, circa 3 case su 4 sono dotate di una qualche misura di sicurezza. La maggior parte, però, adotta sistemi tradizionali: il 22% ha solo la porta blindata, l’11% solo le inferriate alle finestre. Solamente il 16% ha installato un sistema d’allarme, peraltro non sempre evoluto: più di un terzo (38%) ha un semplice allarme con suoni e luci, che non è collegato né a un’App né a una Centrale Operativa; il 21% ha un allarme connesso e monitorato h24 da una Centrale Operativa che verifica ogni scatto di allarme o segnalazione SOS per eliminare i falsi allarmi e inviare i soccorsi necessari; il 20% ha installato un sistema domotico completo di allarme, controllo centralizzato di porte e finestre, delle luci, ecc.. Forse perché in tanti – 56% - confidano fino a un certo punto nell’efficacia di qualsivoglia sistema, nessuno è sicuro in assoluto. A fidarsi ciecamente è solo 1 su 4.