
Università scelta quasi obbligata dopo il diploma: secondo i primi dati parziali diffusi dal Ministero dell’Università e della Ricerca, nel 2024/25 nei vari atenei della Penisola - statali o privati - si sono iscritti in ben 307.924 tra ragazze e ragazzi.
Un numero, questo, in ulteriore crescita rispetto ai già ottimi riscontri del recente passato. Più precisamente dell’1% rispetto al 2023/24, quando furono 304.920 gli iscritti per la prima volta. E addirittura di oltre 4% se il confronto viene fatto con il 2022/23, quando le “matricole” totali furono 295.660.
Le facoltà che attualmente attirano più matricole
Le aree più gettonate? Quella di Economia (44.251 immatricolazioni nel 2024/25), quella Medico-Sanitaria e Farmaceutica (40.309) e quella di Ingegneria industriale e dell’informazione (38.934). Ai piedi del podio le Scienze (33.155) e l’ambito Politico-Sociale e Comunicazione (26.295).
Ancora più interessante, però, è notare come attualmente siano soprattutto le ragazze a trainare il sistema accademico. A dirlo è un’analisi approfondita del report MUR effettuata da Skuola.net, che evidenzia chiaramente proprio questa dinamica.
L'università è sempre più "femmina"
Il numero delle matricole al femminile è infatti aumentato del 2,2% in appena dodici mesi, passando dalle 172.519 del 2023/24 alle 176.277 del 2024/25. E del 5,8% in due anni: nel 2022/23 le giovani neo iscritte erano state 166.575.
Di contro, la rappresentanza maschile appare in lieve flessione: 131.647 i nuovi iscritti, in crescita pure loro di quasi il 2% rispetto al 2022/23 (129.085) ma in calo dello 0,6% rispetto al 2023/24 (132.401).
Cosicché, anche in termini assoluti, le universitarie sono oggi in forte predominanza: rappresentano oltre il 57% degli immatricolati totali.
Le ragazze dominano l'area umanistica e sanitaria, i maschi le STEM
Ma le differenze tra i due universi non si fermano qui. Anche rispetto ai percorsi preferiti maschi e femmine tendono a prendere strade diverse. Le donne continuano a dominare nelle aree umanistica e sanitaria, mentre gli uomini prevalgono nelle discipline tecniche e scientifiche. Proprio l’area STEM è quella in cui la presenza femminile è in sofferenza, portando a un’inversione dei rapporti di forza: sommando le facoltà dell’intero comparto, le ragazze sono meno del 40% degli immatricolati: più di 55 mila gli uomini, meno di 40 mila le donne.
I maschi, ad esempio, mantengono incontrastati il predominio in corsi di laurea come Ingegneria Industriale e dell’informazione, dove sono circa tre volte più delle femmine: quasi 29 mila ragazzi immatricolati nel 2024/25 contro poco più di 10 mila ragazze. E, seppur con numeri inferiori, la distanza diventa siderale nell’ambito Informatica e Tecnologie ICT, laddove i maschi sono quasi sei volte di più delle femmine: oltre 7.500 i primi, appena 1.300 le seconde.
Tuttavia, non mancano segnali di cambiamento pure in territori “scientifici” tradizionalmente presidiati dagli uomini. È il caso del segmento Matematica e Scienze Naturali, dove le donne superano gli uomini di netto: 19.648 contro 13.507 le ultime immatricolazioni.
Femmine che, passando a osservare i loro “ambienti” preferiti, rappresentano quasi i tre quarti degli iscritti nei corsi del settore Medico-Sanitario e Farmaceutico: circa 29 mila sui 40 mila immatricolati d’area (i maschi sono poco più di 11 mila). Lo stesso si può dire per le discipline Linguistiche. Anche qui le differenze sono impressionanti: circa 11.500 donne contro 2.500 uomini.
Un caso particolarmente interessante, infine, è quello delle Scienze Motorie, storicamente terreno maschile, dove gli uomini continuano a essere in maggioranza (6.982 contro 2.336), ma con la componente femminile che pian piano sta riducendo il gap.
“L’università si conferma una scelta ‘quasi obbligata’ per gli studenti in uscita dalle scuole superiori: giusto per dare una proporzione, a fronte di oltre mezzo milione di diplomati, i nuovi immatricolati all’università sono oltre trecentomila. Un po’ perché l’Istruzione Tecnologica Superiore - l’alternativa all’università che forma i super tecnici - sta iniziando a crescere in maniera significativa in termini numerici solo ora, grazie anche alla spinta del PNRR e delle riforme volute da Valditara. Un po’ perché negli ultimi 15 anni i percorsi liceali hanno spopolato, portando i diplomati ‘automaticamente’ a orientarsi verso una laurea. Il problema è che oggi il mondo del lavoro fa fatica a trovare sia super tecnici - quelli provenienti dagli ITS - sia laureati in discipline STEM. E in entrambi i settori chi raggiunge questi titoli è inferiore rispetto alla richiesta”, così Daniele Grassucci, direttore di Skuola.net.