
Mentre era notte fonda in Italia, alle 8:25 (ora giapponese), un terremoto di magnitudo 8.8, uno dei più forti mai registrati, ha sconvolto la remota regione della Kamchatka, nell'estremo oriente russo.
L'epicentro è stato localizzato a circa 119 chilometri a sud-est di Petropavlovsk-Kamchatsky, città di 180mila abitanti.
Nonostante l'area sia poco abitata, la potenza del sisma è stata tale da provocare numerosi feriti a diversi chilometri di distanza, come riferito dalle autorità locali.
La vera paura, però, è un'altra: un'allerta tsunami che è scattata in tutto il Pacifico settentrionale, dal Giappone all'Alaska, dalle Hawaii fino addirittura alla Nuova Zelanda, a ben 9.600 chilometri dall'epicentro.
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Il rischio Tsunami
Subito dopo la scossa principale, diverse scosse di assestamento di magnitudo 6.9 hanno mantenuto alta la tensione.
Gli esperti dell'Istituto di ricerca geofisica dell'Accademia delle scienze russa hanno subito evidenziato la gravità dell'evento: si tratta del terremoto più forte che ha colpito la zona dal lontano 1952, quando un sisma di magnitudo 9.0 causò danni ingenti, ma nessuna vittima.
La preoccupazione maggiore però, come detto, è stata fin da subito l'allerta tsunami. La prima onda ha raggiunto la costa di Severo-Kurilsk, nelle isole Curili russe, per poi colpire il Giappone con onde alte fino a 1,3 metri, nella prefettura di Miyagi.
Poco dopo, intorno alle 8:30 italiane, le onde hanno raggiunto le isole Hawaii. Il Centro di allerta tsunami del Pacifico ha registrato un'onda massima di 1,21 metri a Haleiwa, nella contea di Honolulu, con un intervallo di 12 minuti tra un'onda e l'altra.
L'allerta è stata estesa a un'area vastissima, dall'Alaska alla California, dal Messico alle isole Galapagos, dal Perù alla Cina, fino alla lontana Nuova Zelanda.
A richiamare alla calma è arrivato poi il messaggio del presidente americano Donald Trump: “Restate forti e state al sicuro”. Fortunatamente, lo tsunami si è rivelato molto meno devastante delle aspettative, senza causare danni o vittime reali.
Cos'è lo Tsunami
Ma davanti a eventi di questa portata, si è sentito parlare spesso di rischio Tsunami. Di cosa si tratta? Il termine ha origini giapponesi e significa "onda da porto" o "maremoto". Indica un moto ondoso anomalo, di grande altezza e potenza, che si genera principalmente in seguito a terremoti sottomarini, ma può essere causato anche da frane, eruzioni vulcaniche o, in casi molto rari, dall'impatto di meteoriti in mare.
La differenza fondamentale tra uno tsunami e una comune onda marina è che, mentre le onde "normali" sono generate dal vento e interessano solo la superficie del mare, le onde anomale dello tsunami coinvolgono l'intera colonna d'acqua, dal fondale alla superficie.
Inoltre, uno tsunami non è sempre una singola onda, ma spesso si presenta come una serie più o meno lunga di onde. Secondo la National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA), le onde anomale hanno solitamente un'altezza di circa 3 metri, ma quelle più intense possono addirittura superare i 30 metri, praticamente come un palazzo di dieci piani.
Come si forma l'onda anomala
La formazione di uno tsunami è quasi sempre legata a un repentino spostamento di grandi masse di roccia o materiale che interagiscono con l'acqua. Vediamo i modi principali in cui si generano queste onde spaventose:
Attivazione di una faglia (Terremoti Sottomarini)
Questa è la causa più frequente, responsabile di circa l'80% degli tsunami della storia. Tutto nasce quando le placche tettoniche accumulano uno stress enorme nella crosta terrestre. Quando questo stress supera una certa soglia, la crosta si "spezza" in modo improvviso, creando delle faglie, che possono estendersi per centinaia di chilometri.
Quando una faglia sottomarina si attiva, uno dei due blocchi di crosta si muove in modo repentino, creando un "gradino" sul fondale marino.
Questo movimento, che può variare da pochi millimetri a diversi metri, spinge violentemente l'intera colonna d'acqua (che può essere profonda chilometri) verso l'alto o verso il basso. Questa spinta è la "scintilla" che non solo genera il terremoto sottomarino, ma innesca anche le onde anomale più comuni.
Le Frane
Anche le frane possono generare tsunami. Immaginate una porzione di montagna che crolla in mare: il volume di roccia che si stacca sposta un'enorme quantità d'acqua. È come far rotolare un grosso sasso in una vasca piena d'acqua: più il sasso è grande, più le onde saranno alte.
Eruzioni Vulcaniche Sottomarine
Durante le eruzioni sottomarine esplosive, si verificano violente fuoriuscite di materiale vulcanico e gas che, in alcuni casi, possono spostare quantità d'acqua sufficienti a generare tsunami.
Attenzione, però: non tutti i vulcani sottomarini possono farlo. Secondo l'INGV, un rischio tsunami concreto si avrebbe solo per i vulcani la cui vetta si trova a meno di 500 metri sotto il livello del mare.
Caduta di Meteoriti
Questa è la causa meno frequente in assoluto, tanto che nella storia recente non si sono mai verificati tsunami dovuti a impatti di meteoriti.
Il meccanismo di base è simile a quello di una frana: l'impatto di rocce spaziali sulla superficie dell'oceano è estremamente violento e, quindi, potenzialmente devastante.
Oltre alla velocità, contano le dimensioni del meteorite: da pochi millimetri (nessun tsunami) a diversi chilometri (tsunami catastrofico).