
Il riconoscimento formale dello Stato di Palestina è attualmente uno dei temi principali al centro del dibattito internazionale. In queste settimane, Regno Unito, Australia, Canada e Portogallo hanno annunciato ufficialmente di voler riconoscere la Palestina come Stato sovrano. Altri Paesi europei, tra cui Francia e Belgio, stanno portando la questione all'attenzione dell’Assemblea Generale dell’ONU.
Il tema, però, continua a divide governi e opinioni pubbliche. Mentre nelle piazze di tutto il mondo aumentano le manifestazioni a sostegno di Gaza. Ma cosa comporta davvero riconoscere lo Stato di Palestina?
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Cosa vuol dire riconoscere uno Stato
Riconoscere uno Stato è un atto prevalentemente politico e simbolico. Non esistono regole internazionali vincolanti, ma si fa riferimento a criteri generalmente condivisi: esistenza di un territorio, di una popolazione stabile, di un governo legittimo e di capacità di condurre relazioni diplomatiche.
Il caso della Palestina è, però, diverso: non ha un controllo pieno e uniforme sul proprio territorio ed esistono spaccature profonde tra le autorità di Cisgiordania e Gaza. Nonostante ciò, molti Paesi la considerano comunque un’entità meritevole di riconoscimento sulla base del principio di autodeterminazione.
A livello pratico, in generale, il riconoscimento può tradursi nell’apertura di relazioni diplomatiche ufficiali: ambasciate, consolati, missioni. In concreto, i Paesi che riconoscono la Palestina si interfacciano in genere con l’Autorità Nazionale Palestinese, ente con sede a Ramallah, che governa porzioni della Cisgiordania ma non la Striscia di Gaza, controllata invece da Hamas.
Chi ha già riconosciuto la Palestina
Secondo i dati più recenti, sono almeno 145 i Paesi membri delle Nazioni Unite che riconoscono formalmente lo Stato di Palestina. Il primo è stato l’Algeria nel 1988, subito dopo la dichiarazione unilaterale di indipendenza letta a Algeri da Yasser Arafat, allora leader dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP). A seguire, si accodò la maggior parte dei Paesi arabi, africani, asiatici (tra cui India e Cina) e latinoamericani.
Una seconda ondata di riconoscimenti - che coinvolse anche l'Europa - arrivò tra la fine del 2010 e l’inizio del 2011. Il primo Paese dell’area occidentale a compiere questo passo fu la Svezia, nel 2014. Nel 2024, poi, si sono aggiunte Norvegia, Spagna, Irlanda e Slovenia.
Recentemente hanno dichiarato l’intenzione di riconoscere la Palestina anche Regno Unito, Australia, Canada e Portogallo, mentre Francia, Belgio, Lussemburgo e Malta hanno preso parte a un vertice sul futuro della soluzione a due Stati promosso da Parigi e Riad.
Chi è contrario e perché
Al tempo stesso, almeno 46 Paesi non sembrano voler riconoscere la Palestina come Stato indipendente. Tra questi figurano Israele, gli Stati Uniti e la maggior parte dei loro alleati, tra cui Germania, Italia, Giappone, Corea del Sud e la quasi totalità dei Paesi dell’Oceania. In America Latina, tra i contrari, spicca Panama, mentre in Africa c'è il Camerun.
Le motivazioni della "freddezza" nei confronti della causa palestinese sono varie: alcuni Paesi, ad esempio, temono che un riconoscimento possa compromettere i negoziati di pace, altri ritengono che la frammentazione politica interna palestinese renda prematuro il riconoscimento.
Israele, in particolare, resta fortemente contrario. Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha dichiarato: “Non ci sarà nessuno Stato palestinese”. In una dichiarazione recente ha anche aggiunto che Israele “andrà avanti con determinazione nell’operazione a Gaza fino a quando gli obiettivi della guerra non saranno raggiunti”.
Riconoscimento e diplomazia internazionale
Il riconoscimento dello Stato palestinese, però, è anche uno strumento di pressione diplomatica. Secondo il presidente francese Emmanuel Macron, “riconoscere oggi lo Stato di Palestina è l'unico modo di fornire una soluzione politica ad una situazione che deve finire”.
A livello multilaterale, intanto, la Palestina gode dello status di osservatore permanente all’ONU dal 2012, ma non è ancora uno Stato membro. Il riconoscimento da parte di altri Stati potrebbe rafforzarne il ruolo e la legittimità internazionale, ma non comporta automaticamente un cambiamento nella sua posizione giuridica all’interno delle Nazioni Unite.