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Essere creator nel 2025 non è solo una questione di follower, like e ingaggi pubblicitari. È anche – e soprattutto – una responsabilità. Perché chi comunica ogni giorno con milioni di persone, in particolare con un pubblico giovane, ha un impatto diretto su gusti, opinioni e comportamenti. 

Ma cosa succede quando il confine tra intrattenimento e pubblicità diventa troppo sfumato? E quali sono oggi, in concreto, le regole che i creator devono seguire per non finire nei guai?

A spiegarcelo è Massimiliano Capitanio, Commissario dell’AGCOM (Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni), ospite della nuova puntata di Like a Pro(f) – il format di Skuola.net che porta tra i banchi digitali gli esperti del mondo reale.

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A che regole si devono adeguare gli influencer? Massimiliano Capitanio, Commissario Agcom, fa un po di chiarezza in questo nuovo episodio di Like a Pro(f)!

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Indice

  1. Pubblicità? Sì, ma dichiarata chiaramente
  2. L’impegno verso i minori
  3. E se le regole non vengono rispettate?

Pubblicità? Sì, ma dichiarata chiaramente

Nel suo intervento, Capitanio non usa mezzi termini: “Se sto facendo pubblicità te lo devo dire in maniera chiara e diretta”.

Tradotto: basta contenuti ambigui. La trasparenza non è più una buona pratica consigliata: è una regola.

Negli ultimi anni, complice anche qualche “caso eclatante”, l’AGCOM ha infatti deciso di intervenire proprio in tal senso. E lo ha fatto costruendo un quadro normativo preciso, realizzato in collaborazione con le associazioni di categoria, con l’obiettivo di tutelare l’utente e responsabilizzare chi ha, dalla sua, il potere di influenzare.

“Fino ad oggi per essere trasparenti con i follower, gli influencer mettevano dopo il terzo hashtag la dicitura #ADV”, spiega Capitanio, che continua: “Ovviamente questo non è ritenuto più sufficiente”. In altre parole, l’hashtag resta ma non basta più. “Ci saranno altre forme grafiche per rendere veramente consapevoli i consumatori”, come avviene in radio e TV con i classici bannerini di avviso.

L’impegno verso i minori

Ma il discorso non si ferma alla pubblicità. Per l’AGCOM, la priorità assoluta è la protezione dei minori. Per questo è stato chiesto ai creator di sottoscrivere un Codice di condotta, che definisce cosa si può (e non si può) promuovere.

“Chiediamo agli influencer di non trasmettere informazioni nocive dal punto di vista della tutela del minore”, afferma Capitanio, che sottolinea: “Parliamo di discorsi d’odio, di pubblicità di droghe o armi, perfino della promozione di sette sataniche. E poi c’è un tema fondamentale: chi parla di salute, mentale o fisica, deve essere preparato e competente”.

Una stretta, sì. Ma necessaria, soprattutto in un momento storico in cui i social sono diventati la principale fonte di informazione (e talvolta di disinformazione) per molti giovani.

E se le regole non vengono rispettate?

Le conseguenze per chi non si attiene a queste linee guida possono essere pesanti. Non dichiarare una pubblicità, diffondere contenuti nocivi, fare informazione senza dirlo esplicitamente: sono tutti comportamenti che l’AGCOM ha iniziato a monitorare e punire.

“Chi fa dell'informazione subdola senza dichiararlo o se si trasmettono contenuti pericolosi, come mettersi alla guida in maniera spericolata, può essere sanzionato fino a diverse centinaia di migliaia di euro”.

Le norme ci sono, e stanno diventando sempre più stringenti. Perché influenzare significa anche educare. E chi lavora sul web non può più permettersi di fare finta di niente.