
Sebbene l’attenzione degli studenti si concentri sull’esame di Maturità, quella dei docenti è rivolta principalmente alle ultime verifiche di fine anno. Il motivo è presto detto: l’ammissione all’esame oggi conta più dell’esame stesso, ridotto ormai ad una mera formalità statistica.
Lo dicono i numeri dell’ultima Maturità e lo ricorda un’analisi condotta dal portale specializzato Skuola.net: nel 2024, appena lo 0,2% dei maturandi è stato bocciato a seguito dell’esito delle prove scritte e del colloquio orale.
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Bocciati all’esame di Maturità? difficile, la vera selezione è prima
Molti di più, invece, sono stati quelli che non hanno superato lo sbarramento del Consiglio di classe: a essere fermato in anticipo, senza potersi presentare al cospetto delle commissioni, fu il 3,7% degli alunni di quinto superiore.
Quasi venti volte tanto rispetto a quanti hanno fallito l’appuntamento conclusivo.E se torniamo indietro nel tempo la situazione non cambia quasi mai. Nel 2023, per esempio, troviamo uno scenario pressoché identico: il 99,8% dei maturandi ha ottenuto l’agognato diploma, con solo dunque lo 0,2% che è stato bocciato all’esame. Una situazione simile si è registrata anche durante gli anni “pandemici”: nel 2022 e nel 2021, i bocciati dopo l'esame furono rispettivamente solo lo 0,2% e lo 0,1% degli ammessi.
Dal 2017 in poi la Maturità è (quasi) una passeggiata
Una striscia decisamente positiva per chi arriva a sedersi al banco dell’Esame di Stato che segue, dunque, un trend costante da qualche anno a questa parte. Nel lontano 2017, ad esempio, il totale dei bocciati all’esame sfiorò lo 0,5%. E, da lì in poi, è stato un susseguirsi di risultati favorevoli per i maturandi: i bocciati alla prova finale furono lo 0,4% nel 2018 e lo 0,3% nel 2019.
Per trovare un momento di reale difficoltà per ragazze e ragazzi, bisogna tornare indietro nel tempo al 2007, quando i bocciati furono il 2,1% del totale degli ammessi all’appuntamento finale, complice anche lo sbarramento introdotto proprio in quegli anni: la riforma Berlinguer - che fino a quel momento aveva disciplinato l’Esame di Stato - non prevedeva infatti la possibilità della non ammissione.
Da quel momento in poi, il conseguimento del diploma è passato anche e soprattutto per il Consiglio di classe. E se, come già accennato, la bocciatura rasenta uno scenario altamente improbabile, lo stesso non può dirsi per la “non ammissione”, quella che ad oggi rappresenta l’ostacolo numero uno per gli aspiranti maturandi.
Non ammessi: percentuali stabili, più alte dei bocciati all’esame
Statistiche alla mano, infatti, la prova del nove è legata proprio ai professori interni alla scuola, a cui spetta la decisione sull’accesso - o meno - all’esame di Stato. E le statistiche, in questo senso, parlano chiaro. Negli anni scorsi il MIM ha registrato percentuali non indifferenti di “fermati”: il 3,9% nel 2019, il 4% nel 2018, di nuovo il 3,9% nel 2017.
Dati, questi, in linea anche con gli anni della Maturità a mezzo servizio, quando la pandemia ha costretto il Ministero ha rimodulare le prove d’esame: nel 2021 e nel 2022 i docenti dei Consigli di classe furono costretti a far ripetere il quinto anno, rispettivamente, al 4% e al 3,8% degli studenti.
E solo con la ripresa della normalità scolastica la platea dei non ammessi è tornata a scendere - lievemente - restando comunque nettamente più alto rispetto alle evidenze sulle bocciature in sede d’esame: nel 2023 i maturandi ad aver mancato l’ammissione furono il 3,6%; lo scorso anno la quota si è aggirata, come detto, intorno al 3,7%.
Maturità su base 100: se vai bene a scuola, l’esame non fa paura
“Da cosa dipende questo fenomeno? Non si tratta di fortunate coincidenze ma semplicemente di scelte normative: dalla riforma Berlinguer - entrata in vigore nel 1999 - l’esame ha smesso di essere una partita di poker in cui l’esito finale dipendeva solo dalle prove conclusive e ha iniziato a contemplare anche una componente legata alla media voti degli ultimi tre anni di scuola”, fa notare Daniele Grassucci, direttore di Skuola.net.
Grassucci ricorda anche che questa ha pesato “all’inizio fino al 20% del totale, cresciuto poi al 25% e infine portato al 40% con la Riforma della ‘Buona Scuola’. È chiaro che, costruendo quasi metà del voto finale sulla base delle pagelle del triennio conclusivo, l’esame finale tenda anche a copiare gli scrutini finali, riportando i voti da base 10 a base 100: così si scopre che il 40% lo scorso anno ha conseguito un punteggio superiore a 80. Questo spiega perché è più probabile azzeccare un ambo secco al lotto che essere bocciati all’esame di Maturità”.