
Bastano cinque anni di scuola primaria a un paese come la Corea del Sud per scavare (letteralmente) un solco con l’Italia in termini di competenze raggiunte in matematica e scienze dai suoi studenti.
Aprendo un divario che, inoltre, nel corso del tempo non fa che ampliarsi. Come confermano le rilevazioni PISA OCSE e INVALSI sugli studenti quindicenni.
A certificarlo, una volta di più, è l’ultimo rapporto internazionale disponibile, lo “IEA TIMSS Longitudinal Study 2023-2024”, presentato quest’oggi presso il Dipartimento di Scienze della Formazione dell’Università degli Studi Roma Tre e riassunto nei suoi punti principali dal portale Skuola.net.
L’indagine, promossa dall’IEA (International Association for the Evaluation of Educational Achievement) e curata in Italia dall’Istituto INVALSI, è uno dei principali studi internazionali sulle competenze scolastiche in matematica e scienze e, per la prima volta, ha adottato un approccio longitudinale: gli stessi alunni che avevano partecipato all’indagine “madre” del 2023 sono stati seguiti e valutati anche nel 2024.
Quell’anno di scuola in più vale, infatti, molto in termini di apprendimento. Ma non basta per recuperare il terreno perduto, a dimostrazione che certe posizioni di vantaggio purtroppo spesso risultano incrementali.
Indice
Coreani in fuga: un anno di scuola basta per allargare il divario
Nel solo passaggio dalla classe quarta alla quinta primaria, in Italia, il punteggio standardizzato medio in matematica sale da 512 a 550 punti, mentre in scienze passa da 509 a oltre 542 punti, per un incremento che equivale rispettivamente a +38 e oltre +30 punti.
Tuttavia anche in Corea del Sud, paese ‘capolista’ di questa rilevazione, le dinamiche sono simili: così alla fine delle scuole elementari i coreani mantengono un vantaggio di quasi 100 punti, raggiungendo un punteggio medio di 635 in matematica e 616 in scienze.

Anche l’Europa ci supera: l’Italia rincorre Svezia e Slovenia
Purtroppo, l’Italia “le prende” anche dagli altri paesi dell’Unione Europea partecipanti alla ricerca, Svezia (560 punti in matematica e 561 in scienze) e Slovenia (555 punti in matematica e 563 in scienze) in primis. In compenso, sopravanziamo gli altri paesi osservati dalla ricerca come Georgia, Montenegro, Repubblica del Kosovo e Macedonia del Nord.

Nord contro Sud: la geografia delle competenze
Oltre al risultato in termini assoluti, a preoccupare sono poi anche le “solite” disuguaglianze, con differenze di genere ancora marcate e criticità territoriali ormai strutturali.
Scendendo dal piano nazionale a quello geografico, infatti, i divari nelle competenze lungo la Penisola risultano evidenti (e persistenti), secondo un copione ormai noto che oppone Nord e Sud.
In matematica, il livello base è raggiunto dal 98% degli studenti del Nord Ovest e del Centro, dal 97% del Nord Est e dal 96% dell’area Sud, ma scende al 90% nel Sud e Isole. In corrispondenza dei livelli più alti la forbice si allarga ulteriormente: il livello avanzato è raggiunto da circa il 20% degli studenti del Nord, contro il 13% del Sud e appena il 10% del Sud e Isole.
Lo stesso schema si ripete in scienze. In quinta primaria, almeno il livello base è raggiunto dal 99% degli studenti del Nord Ovest, dal 98% del Nord Est e del Centro, dal 96% del Sud, ma solo dal 91% del Sud e Isole. Sul gradino più alto della scala, il livello avanzato è conquistato dal 17% degli studenti del Nord Est, dal 15% del Nord Ovest e dal 12% del Centro, contro appena il 6% nel Sud e nelle Isole.
In termini di punteggio medio, c’è uno scarto di quasi 50 punti tra il punteggio medio conseguito dagli studenti Nord Ovest - regione macro geografica che svetta sia in matematica che scienze - e quello raggiunto da quelli di Sud e Isole.
Genere e famiglia: le disuguaglianze che modellano i risultati
Accanto al fattore territorio, poi, il rapporto mette in fila altri due grandi “segnaposto” delle disuguaglianze: genere e background familiare. Sul fronte del genere, l’Italia continua a distinguersi - in negativo - per un vantaggio sistematico dei maschi nelle discipline STEM.
In matematica, il divario medio a favore dei bambini è di 21 punti in entrambe le rilevazioni; in scienze, il gap è più contenuto ma comunque significativo: +7 punti per i maschi in quarta e +8 in quinta, con un picco nell’area del Centro, dove le differenze a favore dei bambini raggiungono i 14 punti nel 2023 e i 13 nel 2024.
Il background socio-economico e culturale pesa a sua volta in modo consistente sia sui livelli sia sulla crescita. L’indice utilizzato dallo studio combina numero di libri in casa, titolo di studio e occupazione dei genitori, classificando gli studenti in tre gruppi: alto, medio, basso.
In matematica, il divario di rendimento tra il gruppo “alto” e il gruppo “basso” passa, in Italia, da 58 punti in quarta a 70 in quinta. In scienze, la differenza tra il segmento alto e quello basso dal punto di vista sociale è già di 69 punti in quarta e sale a 73 punti in quinta.
Tradotto: chi parte avvantaggiato non solo performa meglio, ma allunga anche il passo. La stessa regola che vale tra paese e paese si conferma anche all’interno di ogni singola nazione.
Un deficit che nasce presto
Come già accennato, tutto questo riguarda una generazione segnata fin dall’ingresso tra i banchi dall’emergenza Covid. Ma, contrariamente a quanto si possa pensare, le fratture segnalate da TIMSS 2023-2024 non nascono con la pandemia.
Perché l’indagine restituisce l’immagine di un sistema scolastico che già accumula un deficit strutturale nei primi anni di scolarizzazione.
Il vero “buco nero” si apre poi più avanti, nella scuola secondaria di primo grado, e si allarga ulteriormente nel secondo ciclo, con fortissime disuguaglianze territoriali tra Nord e Sud che non solo persistono, ma si accumulano progressivamente proprio a partire dai primi anni di studio, come ricordano puntualmente anche le altre grandi indagini di settore, OCSE PISA e INVALSI su tutte.