
I casi di criminalità giovanile nel nostro Paese sono un fenomeno in aumento, e questo ha spinto il dibattito pubblico a cercare soluzioni. L'ultima proposta in ordine di tempo, che ha acceso il dibattito, arriva dalla Lega. E prevede di equiparare le pene tra minorenni e maggiorenni, per determinati tipi di reati.
Questo significherebbe che un ragazzino di sedici anni che commette un reato grave potrebbe rischiare la stessa pena di un adulto. La notizia arriva direttamente dal vicepremier e leader della Lega, Matteo Salvini, che ha presentato questa idea durante un evento in cui ha illustrato tre nuove proposte di legge.
Salvini ha motivato la sua posizione affermando che: “Oggi un sedicenne è molto più maturo di un tempo” e quindi è giusto che “si assuma oneri e onori, se sbagli paghi”.
Cosa prevede la proposta di legge
La proposta della Lega punta a una equiparazione penale tra minorenni e maggiorenni per alcune tipologie di reato. L'obiettivo dichiarato è quello di contrastare l'aumento della criminalità giovanile, un fenomeno che preoccupa sempre di più.
Tra le proposte di legge presentate, ce n'è anche una intitolata a Giogiò Cutolo, il giovane musicista ucciso mentre cercava di sedare una rissa nel cuore di Napoli.
Il Ministro ha fatto un paragone tra le generazioni: “I 15, 16, 17 anni di oggi non sono quelli dei miei tempi quando non esistevano i telefonini, c'era la cabina a gettoni, il ghiacciolo e il pallone” e in quegli anni i ragazzi “non giravano con il coltello”.
Ha persino ironizzato: “Il coltello lo avevi se andavi per funghi”. Per lui, “sono cambiati i tempi, il sedicenne di oggi è molto più maturo, ha molti più strumenti, quindi oneri e onori”.
Oltre all'equiparazione delle pene, le tre proposte di legge mirano a una stretta sull'istigazione a delinquere a danno dei minori, all'oscuramento dei profili social dei condannati e all'istituzione del garante delle vittime della criminalità.
Cosa dice la legge oggi
La situazione attuale delle leggi italiane è un po' diversa. Secondo l'articolo 98 del codice penale, per i ragazzi tra i 14 e i 18 anni, la questione dell'imputabilità, cioè la capacità di intendere e di volere, viene giudicata caso per caso. Questo significa che un giudice deve accertare se, al momento del reato, il minore fosse effettivamente capace di comprendere le proprie azioni e le conseguenze.
Se il giudice stabilisce che il minore non aveva tale capacità, allora non è punibile. Se invece il ragazzo era capace di intendere e di volere, viene considerato punibile.
Ma c'è un "ma" importante: la sua pena sarà comunque diminuita rispetto a quella prevista per gli adulti. Questo perché la legge riconosce una specifica attenuante legata all'età e al percorso di crescita.