
Un giorno di lavoro che si trasforma in tragedia quello andato in scena lo scorso fine settimana a Venezia, dove una giovane studentessa di un istituto nautico ha perso la vita nella sua prima giornata di lavoro.
Si chiamava Anna Chiti, aveva solo 17 anni e stava per realizzare un piccolo grande sogno: svolgere uno stage a bordo di un catamarano.Un'esperienza che doveva essere l'inizio di un percorso ma che, come riporta il 'Corriere della Sera-Veneto', si è conclusa in modo tragico e improvviso a causa di un incidente che resta ora tutto da chiarire.
Il padre non si dà pace e in un’intervista a ‘La Repubblica’ racconta che sua figlia, su quella barca, non doveva fare quella manovra, ma solo l’interprete di inglese.
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Un incidente fatale
Anna, nata a Treviso e residente a Malcontenta, era a bordo di un catamarano che stava per ormeggiare alla Marina Santelena a Venezia. Le dinamiche non sono ancora del tutto chiare, ma sembra che la diciassettenne sia rimasta agganciata a una cima e, a causa delle onde forti provocate dal vento, sarebbe caduta dal catamarano, finendo in acqua e rimanendo impigliata nell'elica.
La tragedia si è consumata sotto gli occhi di una quindicina di turisti che avevano noleggiato il charter e di alcuni cittadini con la barca ormeggiata nella darsena.
Per Anna, era la sua prima giornata di prova. Era entusiasta di quest'esperienza, a bordo di un vero equipaggio, e sapeva che a fine giornata avrebbe potuto ricevere una conferma, magari per qualche ora di lavoro a chiamata o per la stagione estiva.
Inutili i tentativi dei soccorsi
Subito dopo la caduta, il comandante dell’equipaggio si è lanciato in acqua per cercare di aiutarla. Purtroppo, la situazione era complessa e la ragazza era intrappolata. Fondamentale è stato l'intervento di un sommozzatore dei vigili del fuoco, che ha liberato Anna.
I medici che erano sul posto hanno iniziato subito la rianimazione e per qualche istante il suo cuore ha ripreso a battere, riaccendendo una flebile speranza, purtroppo durata poco.
Sul posto sono arrivati anche i Carabinieri e la Guardia costiera, che hanno visionato i filmati delle telecamere di sorveglianza per cercare di ricostruire l'accaduto. Secondo le prime ricostruzioni il catamarano, a causa del vento, non era riuscito ad attraccare alla riva, rimanendo appoggiato a delle briccole.
Il padre di Anna: “Mia figlia sognava di diventare comandante”
Il papà della vittima racconta che Anna aveva un sogno: diventare comandante e viaggiare per il mondo su grandi navi, da crociera o offshore. Una ragazza che definisce "molto brillante, sapeva tante lingue, anche il russo e l’ucraino, come le origini di sua madre. Era una ragazza di un’intelligenza super, poteva fare carriera, poteva fare tutto", racconta il padre.
Anna, alla quale proprio il padre aveva insegnato ad andare per mare, si trovava su una barca di 10-12 metri con il compito di fare la traduttrice non la marinaia, spiega. Tuttavia, le è stata affidata una manovra di ormeggio che, secondo il padre, "di solito fa uno con decenni di esperienza", sottolineando che "sicuramente non doveva farla lei da sola".