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iea pirls competenze letturaUna buona e una cattiva notizia. La buona è che le nostre scuole elementari ancora insegnano a leggere bene, permettendo al nostro Paese di essere sopra la media internazionale negli indicatori sull’abilità nell’interpretare un testo.
Quella cattiva è che non è tutto merito della scuola. Molto dipende anche dal contesto - geografico e sociale - in cui si cresce. A dirlo, l’indagine IEA PIRLS, appena presentata da INVALSI.

Infatti, gli alunni delle regioni settentrionali e del centro del nostro Paese raggiungono punteggi superiori a quelli che abitano nel Mezzogiorno (soprattutto nelle Isole), che invece rimangono indietro. Inoltre, l’indagine marca una netta correlazione tra il contesto familiare ed i buoni risultati raggiunti dagli studenti. Certo, si tratta ancora di lievi differenze. Ma le periodiche rilevazioni nazionali INVALSI ci dicono che il divario si acuisce puntualmente con l’avanzamento dei cicli scolastici e dell’età.

Il tutto inserito in un contesto, purtroppo condiviso a livello internazionale, di regressione delle competenze a causa della Pandemia. L’indagine, infatti, è stata svolta nel 2021, nel pieno dell’emergenza sanitaria. Tanto che, pur mantenendo un risultato positivo, l’indicatore risulta inferiore a quello realizzato nel 2016, riportandoci sugli standard di 10 e di 20 anni fa.

Più di 7mila studenti italiani coinvolti: risultati italiani sopra la media internazionale

L’indagine internazionale PIRLS, promossa dalla IEA (International Association for the Evaluation of Educational Achievement) e diretta dal TIMSS & PIRLS International Study Center presso il Boston College analizza proprio le competenze in lettura degli studenti al quarto anno di scuola primaria (circa 9 anni di età) e viene condotta ogni 5 anni (dal 2001). Oltre alla prova di comprensione della lettura, l’indagine comprende però anche un questionario sul contesto sociale e familiare e sulle esperienze di apprendimento della lettura a scuola. Perciò, sono stati coinvolti anche genitori, insegnanti, dirigenti scolastici ed esperti del curricolo scolastico: nonostante la pandemia da COVID-19, a rispondere sono stati circa 400.000 studenti, 380.000 genitori, 20.000 insegnanti e 13.000 scuole. In Italia, sono stati coinvolti 7419 studenti e 442 insegnanti in 222 scuole, con 5152 genitori.

Una grande partecipazione che è garanzia di attendibilità per un’indagine che, come detto, vede gli studenti italiani della quarta classe della scuola primaria ottenere un punteggio medio pari a 537 punti nelle capacità di lettura, un risultato superiore a quello medio internazionale, che si assesta intorno ai 500 punti.

A livello mondiale, invece, stupisce il risultato dei bambini di Singapore, che vantano il punteggio più alto in assoluto (587 punti). A seguire, seppure a distanza, c’è Hong Kong (573). Tra i Paesi europei, solo gli studenti di Finlandia (549), Polonia (549) e Svezia (544) ottengono un risultato medio superiore a quello degli italiani: un ottimo traguardo perché, si osserva, i nostri studenti al quarto anno di scuola primaria sono anagraficamente più giovani di quasi un anno rispetto all’età media degli studenti di altri Paesi europei che ottengono gli stessi risultati in lettura.

L’effetto della pandemia sui risultati degli studenti

Dati positivi che però risentono del periodo di crisi globale dovuta all’emergenza sanitaria degli scorsi anni. Analizzando, infatti, analizzando le variazioni dei risultati in comprensione della lettura nell’arco dei 20 anni di copertura dell’indagine IEA PIRLS, balza immediatamente agli occhio che, tra i 32 Paesi che dispongono dei dati sia del 2016 che del 2021, ben 21 Paesi hanno registrato risultati medi di lettura inferiori rispetto alla rilevazione precedente. Noi siamo tra questi: in Italia, gli studenti ottengono nel 2021 un risultato medio significativamente inferiore (11 punti in meno) rispetto a quello rilevato 5 anni prima. Un calo che ci riporta ai risultati ottenuti nel 2011 e nel 2001.

Le bambine hanno punteggi più alti

Tra i passaggi più interessanti dell’indagine, c’è quello che riscontra le migliori abilità di lettura tra le bambine rispetto ai bambini nella maggioranza dei Paesi partecipanti, con una differenza media a favore delle alunne di 16 punti. In Italia, il vantaggio in lettura delle femmine rispetto ai maschi non è così alto ma comunque significativo: +7 punti, 541 contro 534, tra le differenze più contenute che emergono dal confronto internazionale.

Un Paese spaccato a metà

In questo contesto, si intravedono pure quelle differenze territoriali rilevate dai recenti report annuali INVALSI, anche se tra i bambini al quarto anno della scuola primaria sono meno evidenti che tra i loro compagni più grandi. Nord Ovest, Nord Est e Centro ottengono punteggi medi statisticamente simili tra loro (550, 542 e 543) e più alti del dato medio nazionale. Superano inoltre il punteggio medio delle aree del Sud e del Sud Isole (527, 513) che, pur rimanendo al di sotto della media italiana, sono comunque poco al di sopra di quella internazionale.

Interessante, in questo senso, analizzare anche i risultati degli studenti rispetto ai quattro “livelli” che si riferiscono alle competenze raggiunte in lettura: livello avanzato (benchmark soglia di 625 punti sulla scala di lettura), livello alto (550 punti), livello intermedio (475 punti) e livello base (400 punti). Nel nostro Paese, ad esempio, la percentuale di studenti che risponde con successo alle domande più difficili (avanzate) è dell’8%, valore appena superiore alla media internazionale del 7%. Per tutti gli altri livelli, la percentuale di studenti italiani ha un valore superiore rispetto al riferimento internazionale: in particolare, più di 8 studenti su 10 raggiungono il livello intermedio (la media PIRLS è del 75%) e, soprattutto, in Italia c’è la percentuale tra le più alte (97%) di studenti che riescono a rispondere almeno ai compiti più semplici di lettura.

Ma anche in questo caso l’entusiasmo si spegne parzialmente all’emergere di differenze territoriali importanti: nel Sud e Isole, infatti, gli studenti che raggiungono il livello avanzato (4%) sono la metà di quelli del Nord Ovest (11%), Nord Est (8%) e del Centro (9%); quelli che ottengono il livello Alto sono 1 su 3, contro circa 1 su 2 nelle aree centrali e settentrionali. Consola il fatto che in tutte le aree geografiche quasi la totalità degli studenti ha almeno un livello Base di comprensione della lettura, con una percentuale mai inferiore al 95%.

Chi va meglio in lettura?

Per concludere, l’indagine mostra come il contesto socio-economico e scolastico da cui provengono gli studenti ha un’incidenza significativa sul rendimento dei piccoli alunni. A dirlo sono anche i dati italiani raccolti attraverso i questionari di contesto, compilati da studenti, genitori e dirigenti scolastici. Il primo elemento rilevato, forse il più importante, è che a un livello socio-economico e culturale avvantaggiato corrisponde un migliore punteggio. Un aspetto, questo, che dà rilevanza all’urgenza di assicurare pari opportunità e un effettivo diritto allo studio già dalle primarie.

Anche un interesse precoce alle attività di lettura aiuta. Se i genitori hanno coinvolto più spesso i figli in attività prescolastiche, o se dichiarano che i propri figli sapevano svolgere molto bene attività di pre-lettura e pre-scrittura prima che iniziassero la scuola primaria, i risultati sono più alti. Non è un caso, perciò, che tra gli studenti più bravi ci siano anche quelli che amano molto leggere o che si sentono sicuri delle proprie capacità in lettura.

Da segnalare che anche il contesto scolastico ha un suo ruolo. Un dato curioso, che forse farà riflettere su un mondo che ci immerge nelle nuove tecnologie sempre più precocemente, è che gli studenti che non usano i dispositivi digitali per attività scolastiche ottengono risultati migliori in lettura.