Redazione
7 min
Autore
Lente di ingrandimento sulle monete a forma di Europa

Metà degli italiani dice di conoscere la Legge di Bilancio, ma tra i più giovani l’attenzione sale sensibilmente: nella fascia 18-24 anni la quota tocca il 64%

È il punto di partenza dell’indagine realizzata dall’Istituto Piepoli per il Consiglio Nazionale Giovani, che prova a capire come le diverse generazioni leggono la manovra, quali obiettivi ritengono prioritari, quanto pensino che inciderà sul loro futuro e che spazio sentano di avere nei processi decisionali. 

Ne emerge un quadro frastagliato, in cui gli under 35 mostrano consapevolezze, timori e aspettative chiaramente distinguibili. 

Indice

  1. Chi sa davvero cosa c'è nella Legge di Bilancio
  2. Dove puntare le risorse: le priorità dei cittadini
  3. Quanto pesa la manovra sul futuro
  4. Chi ascolta i giovani nelle scelte economiche
  5. Il futuro del lavoro visto da chi deve entrarci
  6. CNG: “Investire maggiormente sulla partecipazione giovanile”

Chi sa davvero cosa c'è nella Legge di Bilancio

Il livello di informazione non è uniforme. Alla domanda sul grado di conoscenza della legge di bilancio, il Paese si divide fra un 9% che si dice “molto informato” e un 41% “abbastanza informato”, mentre il resto oscilla tra “poco” (32%), “per nulla” (11%) e un 7% che non si esprime. 

Dentro questi numeri, la frattura generazionale è evidente: gli informati raggiungono il 64% tra i 18-24enni, poi la curva crolla al 35% nella fascia 25-35. Una differenza interna alla stessa area giovane che dice molto su chi segue davvero la partita economica.

La segmentazione evidenzia così una distanza interna alla stessa “area-giovani”, con i più piccoli più esposti al tema rispetto ai giovani adulti.

Dove puntare le risorse: le priorità dei cittadini

Quando si passa alle misure da inserire in manovra, la gerarchia proposta dal campione totale è la seguente: salari e potere d’acquisto al 60%, sanità e welfare al 34%, occupazione giovanile al 31%, poi imprese (23%), tasse sul lavoro (20%), debito pubblico (10%) e transizione ecologica (6%).

Le percentuali cambiano nettamente tra gli under 35. Nella fascia 18-24 anni, i salari salgono al 68%, sanità e welfare al 40%, l’occupazione giovanile al 32%, mentre è interessante notare la minore importanza data alla riduzione delle tasse sul lavoro, solo al 12%.

Tra i 25-35 anni, invece, si abbassa l’urgenza sui salari (48%) e cresce quella sulle tasse (28%); a scendere è anche la sanità (28%) e, leggermente, l’occupazione giovanile (30%).

Quanto pesa la manovra sul futuro

L’impatto della manovra sulle vite individuali viene percepito in modo abbastanza omogeneo: 40% degli italiani ritiene che la legge di bilancio influenzerà “molto” o “abbastanza” il proprio futuro personale e professionale. La stessa percentuale si ritrova tra i 18-24enni, mentre tra i 25-35 anni sale di poco, al 41%

Per il restante 60% del campione, invece, l’effetto previsto è minimo o nullo.

Chi ascolta i giovani nelle scelte economiche

Sul tema della rappresentanza si apre uno squilibrio netto. Alla domanda se i giovani abbiano voce nelle decisioni economiche, solo il 15% degli italiani risponde “sì”, mentre il 61% dice “no” e il 24% non si esprime.

Nella fascia 18-24 anni il “sì” sale di un punto (16%), ma resta comunque una minoranza esigua, con un 64% che si sente escluso. 

Tra i 25-35 anni le percentuali cambiano di poco: 15% sì, 58% no, 28% non saprei. È un blocco che attraversa tutto il sondaggio: la sensazione di non contare abbastanza nelle scelte che riguardano il proprio futuro.

Il futuro del lavoro visto da chi deve entrarci

Le aspettative sul lavoro restituiscono una fotografia altrettanto sfaccettata. Sul totale del campione, il 37% pensa che dovrà adattarsi a lavori flessibili o temporanei, il 31% immagina un impiego stabile e soddisfacente, l’11% teme difficoltà nel trovare un buon lavoro e il 21% non sa cosa aspettarsi.

Tra i 18-24 anni cresce l’idea della flessibilità forzata (40%) e scende quella della stabilità (28%), mentre oltre un terzo (31%) non si sbilancia. Solo l’1% teme difficoltà nella ricerca di un buon lavoro.

La fascia 25-35 anni si colloca nel mezzo: 35% flessibilità, 33% stabilità, 23% timore di non trovare un buon lavoro, 9% indecisi. Numeri che tratteggiano un ingresso nel mondo del lavoro segnato più dall’incertezza che da previsioni lineari.

CNG: “Investire maggiormente sulla partecipazione giovanile”

Questi dati "Confermano quanto i giovani dimostrino una consapevolezza crescente dei cambiamenti economici e sociali e la volontà di essere parte attiva dei processi decisionali”, commenta Maria Cristina Pisani, Presidente del Consiglio Nazionale Giovani. “Ma la circostanza che solo uno su cinque si senta coinvolto è un segnale allarmante che ci invita a investire maggiormente sulla partecipazione giovanile come risorsa strategica per il Paese e a indagare con attenzione le loro istanze, ascoltando le loro necessità: i ragazzi chiedono opportunità, strumenti e fiducia. Dobbiamo ascoltarli e costruire politiche economiche che non si limitino a parlare di loro, ma che partano dalle loro esperienze e dalle loro aspettative”.

“I dati - sottolinea Pisani - ci dicono che i giovani non chiedono assistenza, ma condizioni migliori per poter costruire il proprio futuro”. Concludendo: “La dignità del lavoro, la stabilità, la possibilità di crescere senza rinunciare alla qualità della vita sono richieste che attraversano tutto il Paese. Restituire ai giovani fiducia e prospettive non è solo una questione generazionale: è una responsabilità collettiva”.

Skuola | TV
Wannabe Sick Luke, dalla Dark Polo Gang a Dopamina: ‘La trap l’ho inventata io, ora voglio stupire al microfono’

Ospite del vodcast YouTube di Skuola.net, il produttore che ha cambiato il suono della trap italiana si racconta tra ambizione, identità, paternità e la sfida di reinventarsi

Segui la diretta