
È diventato un caso l’annuncio di lavoro pubblicato alcuni giorni fa sull'account Facebook di Paolo Cappuccio, uno chef napoletano molto conosciuto e apprezzato.
Nel post, lo chef cercava personale per un hotel 4 stelle in Trentino, in Val di Fassa, con stipendi interessanti. Fin qui, tutto nella norma. Peccato che poi abbia specificato chi non fosse gradito: "comunisti/fancazzisti, persone con problemi di alcol, droghe e di orientamento sessuale".
E non è tutto, perché l’annuncio si concludeva: "Quindi se eventualmente resta qualche soggetto più o meno normale…ben volentieri".
Il contenuto, come prevedibile, è stato preso subito di mira, con una valanga di commenti negativi. E di conseguenza è stato prontamente rimosso, ma il web non perdona e lo screenshot della selezione "omofoba e razzista" è diventato subito virale.
In più lo chef stellato, a seguito di questa polemica, è stato duramente attaccato anche per alcuni dei suoi tatuaggi in cui si vede Mussolini e una svastica.
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Minacce e insulti
Non c'è voluto molto perché il post di Cappuccio scatenasse un vero e proprio diluvio di critiche, insulti, ma anche purtroppo minacce.
Lo chef ha raccontato al ‘Corriere del Trentino’ di aver visto di tutto: "Ho ricevuto insulti, parolacce, minacce, 'fascista, devi stare a testa in giù'. Stiamo ancora a parlare del fascismo di 100 anni fa con il mondo in guerra. Non ci bado, è gente che non passa il tempo a lavorare. Non ha commentato nessun lavoratore interessato".
Insomma, un vero e proprio inferno mediatico che lo ha portato a cancellare il post, ma troppo tardi.
I commenti sui social: un'ondata di indignazione
Gli utenti si sono scatenati a colpi di ironia amara e di indignazione: "Anche se lo hai levato, lo abbiamo letto tutti cosa hai scritto. A Fascioooo", oppure "Chef mi può cucinare un atto illecito discriminatorio, guarnito da repressione profonda? Per il conto mi sa che paga lei".
Non sono mancati i riferimenti alla cucina con un tocco di veleno: "Il tuo piatto forte qual è? Spaghetti aglio e olio di ricino?". E ancora: “Si dà il caso io sia un redattore di una rivista e mi occupo di alta ristorazione. E che sia pure gay. Mi sto già sfregando le mani".
C'è anche chi gli ha augurato: "Spero ti mandino a cucinare alla Caritas, almeno ti renderai utile".
Lo chef spiega: "Era uno sfogo"
Di fronte alla bufera, lo chef Cappuccio ha cercato di giustificarsi, definendo il suo un "annuncio di disperazione" e "uno sfogo di stanchezza mentale".
Ha spiegato che si trattava di "un’estremizzazione di un prototipo di personaggi". A quanto pare, dopo 35 anni di carriera e di esperienze in ristoranti stellati, Cappuccio ha avuto difficoltà a trovare personale affidabile, specialmente dopo il Covid.
"Dopo l’ennesima delusione cercavo collaboratori onesti, con un’idea chiara della loro posizione all’interno della società, della brigata, che si comportino bene. Perché sono stufo di persone che mi fanno perdere tempo, si mettono in malattia, non svolgono le proprie mansioni o bruciano due infornate di pesce al sale, vogliono essere pagati ma non lavorare. I diritti sono sacrosanti, ma ci sono anche i doveri".
Aggiungendo, poi, che le sue parole erano rivolte a chi si presenta con "tanti hobby, con il cane, la chitarra, idee di sinistra e si rivelano fallimenti professionali", chiarendo che non esclude chi, pur con idee di sinistra, sia volenteroso e si impegni.
Omosessuali esclusi
La parte più controversa dell'annuncio, quella relativa ai "problemi di orientamento sessuale", ha richiesto una spiegazione specifica da parte dello chef.
Cappuccio ha affermato di aver avuto esperienze passate con "persone non etero, che esibivano in modo molto eccessivo, fino a dar fastidio, il loro modo di vivere diversamente".
Secondo lo chef, questo avrebbe creato problemi, litigi e insulti all'interno della brigata. Così ha specificato: "Per evitare spiacevoli conversazioni, ho sottolineato che uno può essere quello che vuole, ma non ostentarlo in questo modo troppo oltre e poco elegante. Io ho amici gay, usciamo e andiamo in vacanza assieme. Ma sul lavoro uno sta al suo posto. Se invade la libertà di un altro sta imponendo la sua posizione di vita, che può dar fastidio".
Una spiegazione che, a molti, non è bastata a giustificare un annuncio così discriminatorio.