Marcello G.
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Sempre più studenti vanno all’università dopo il diploma, ma siamo ancora fanalino di coda per laureati in Europa articolo

Dopo il diploma, tutti (o quasi) vanno all’università: ben 7 studenti su 10, infatti, a un anno dal titolo risultano iscritti a un corso di laurea e tra i liceali la quota sale ulteriormente a livelli di maggioranza bulgara.

Ma anche chi proviene dai professionali - i percorsi più orientati a preparare al mondo del lavoro - è attratto dalla corona d’alloro, tant’è che anche qui 1 diplomato su 3 si ritrova sui banchi di un ateneo.    

Tuttavia anche se l’università si conferma la strada più battuta dopo il diploma di maturità - quasi un passaggio obbligato, specie per alcuni indirizzi - non sempre questa dinamica è una buona notizia. Perché, parallelamente, prosegue con numeri molto elevati anche una delle principali “patologie” dell’immatricolazione di massa: l’abbandono precoce del sogno di una laurea. 

A segnalare questa tendenza in costante crescita nel nostro sistema formativo è l'analisi dell’ultimo Rapporto AlmaDiploma sul Profilo dei diplomati - che ha preso in esame quasi 33.000 diplomati del 2022 e 40.000 diplomati del 2020 - effettuata dal portale Skuola.net. Dati che, se aggiungiamo quanti si accorgono di aver sbagliato strada a scoppio ritardato, spiegano perché alla fine l’Italia sforna delle percentuali esigue di laureati: secondo gli ultimi report ufficiali, meno del 30% dei nostri giovani tra i 25 e i 34 anni ha un titolo di studi di livello terziario (come, appunto, la laurea), lasciandoci al penultimo posto nell’Unione Europea. 

Tutti all'università, ma poi ci si perde

Tornando ai diplomati della classe 2022, a un anno dalla Maturità complessivamente il 69,6% risulta iscritto all’università: il 49,3% da studenti full time, il 20,3% come studenti lavoratori. Il 18,8%, invece, si è inserito nel mercato del lavoro. Il 6%, infine, non studia all’università e non cerca lavoro: la maggior parte di loro generalmente frequentano percorsi formativi alternativi a quelli offerti dagli atenei, come ad esempio i rampanti, grazie anche al PNRR, Istituti Tecnologici o ITS Academy.

Tuttavia, già entro i primi dodici mesi da diplomati, avvengono i primi ripensamenti: il 6,8% di chi si è iscritto ha già rinunciato agli studi precedentemente intrapresi, il 9,3% si sposta da un ateneo all’altro o verso un percorso di studi differente. Ma uno spiraglio positivo c’è: nell’ultimo anno si registra una complessiva diminuzione dei ripensamenti rispetto alla scelta universitaria, riportando a valori prossimi a quelli osservati nel 2019, dopo l’aumento registrato nel 2022.

La principale motivazione alla base dei suddetti ripensamenti è legata a una insoddisfazione, rispetto alle aspettative iniziali, per le discipline insegnate, che sono risultate spesso poco interessanti, o per la difficoltà del corso. A questa, si aggiungono motivazioni legate all'insoddisfazione per l’ateneo (organizzazione, strutture, etc.) o alla difficoltà ad accedere al corso desiderato. 

L'orientamento di qualità aiuta ad avere successo negli studi post-diploma

Ma l’elemento che, più di tutti, sembra aver in mano il destino universitario degli studenti è l’orientamento fatto a scuola: tra coloro che lo hanno giudicato “molto utile” si registra, infatti, una minore quota di abbandoni degli studi universitari (a un anno dal diploma sono il 6,5%, rispetto al 7,6% di quanti le ritengono “per niente utili”) e di cambi di ateneo o corso di laurea (6,1% rispetto al 10,3% degli altri). Allo stesso modo, in presenza di un orientamento ben fatto, anche il rendimento accademico ne riceve beneficio, con carriere decisamente più veloci. 

Parecchi studenti, però, potrebbero essere consapevoli che l’iscrizione all’università potrebbe condurre a un vicolo cieco. Così, in tanti, decidono di tenersi una via d’uscita già pronta all’uso in caso di insuccesso: all’interno di quel 69,6% di diplomati che si immatricolano dopo la Maturità, circa 1 su 5 (il 20,3%) cerca di coniugare studio e lavoro, mentre il 49,3% si dedica esclusivamente agli studi universitari. E a tre anni dal diploma la quota di chi associa studi e lavoro sale al 22,3%, quella di chi lavora solamente arriva al 25,7% (partendo, come visto, dal 18,8%), con un conseguente taglio degli studenti a tempo pieno, che scendono al 44,9%.

Scelta della scuola, in molti se ne pentono

Un duro impatto con la realtà che non può che tradursi in recriminazioni diffuse sulle scelte fatte anni prima, al tempo di scegliere la scuola superiore. Già a un anno dal diploma, ad esempio, ben 1 studente su 4 (il 24,3%) potendo tornare indietro cambierebbe sia scuola sia indirizzo, l’8,4% opterebbe per un altro istituto, il 7,5% per un altro percorso. Le principali motivazioni del desiderio di cambiare, almeno parzialmente, le proprie scelte? Sono soprattutto: studiare materie diverse (32,9%), compiere studi più adatti alla preparazione universitaria (20,8%), fare studi che preparino meglio al mondo del lavoro (18,1%).

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