
Come accaduto ad Anna, oggi una giovane donna, laureata in psichiatria, mamma di due bimbi, che all'età di 15 anni ha iniziato a subire i colpi del continuo rimando a questa parola: "Fai la dieta, Anna, stai ingrassando. Guarda com'è magra tua cugina. Tu cosa mangi a fare?". Tensioni mentali si ripetevano ogni volta, inimmaginabili per chi le sbatteva in faccia quelle frasi, apparentemente innocue, forse benevole, ma terribilmente fendenti. Così Anna ha iniziato ad ammalarsi di anoressia, toccando il fondo, arrivando al coma. Poi la rinascita: la presa di volontà e di forza interiore che oggi l'hanno portata a diventare anche una volontaria di Animenta, l'associazione no-profit creata dai più giovani per raccontare, informare e sensibilizzare sui Disturbi del Comportamento Alimentare.
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I paragoni che lacerano l'anima e il corpo: la storia di Anna
"Il mondo è bello perché è vario": una verità assoluta, esatta in ogni circostanza, ma che quando siamo giovani non riusciamo a comprendere a fondo. Abbiamo forme, colori, aspetti diversi, ma durante l'adolescenza cerchiamo di assomigliare a un modello di bellezza che ruota intorno alla magrezza. E' quello che è accaduto anche ad Anna quando, a 15 anni, nel pieno della sua trasformazione fisica, ha dovuto iniziare una pillola che le ha fatto mettere su qualche chilo. Niente di strano, fino a quando non c'è stato qualcuno che glielo ha fatto notare, nel modo più errato possibile: facendo un paragone, con una coetanea dalle forme longilinee. Nel caso di Anna è stato il nonno, di certo senza alcuna malizia e senza la consapevolezza che quegli appunti, fatti sul corpo della nipote, avrebbero messo in circolo un malessere interiore che si sarebbe portata dietro per anni, decenni. Anche oggi, Anna, a distanza di tempo, ricorda perfettamente le parole del parente: "'Mangia tu', rivolgendosi a mia cugina. 'Ma tu… Tu che mangi a fare, Anna?', rivolgendosi a me". Nitide nella mente, preludio di ciò che le sarebbe accaduto dopo.
Anna smette di mangiare e va in coma
Quelle parole Anna non è riuscita a dimenticarle e sono diventate un mantra nella sua mente, tanto da escogitare tanti stratagemmi per evitare il cibo. Il suo unico obiettivo era non mangiare e riuscire a tornare magra, proprio come quel modello di bellezza che il nonno le aveva messo davanti. "Sentivo gli altri che mi dicevano 'Come sei dimagrita!', e dalle loro parole traevo la forza per andare avanti. Fino a quando non è arrivato il primo ricovero: 'Signorina, lei soffre di anoressia'".La situazione è andata avanti per diversi anni, fino alla totale degenerazione: all'età di 18 anni Anna viene ricoverata e i medici avvisano i suoi genitori che da lì a poco si sarebbe potuta spegnere. Così la ragazza va in coma e rimane incosciente per ben 16 ore. Anna tocca il fondo e da quel momento riesce a capire davvero cosa le stava accadendo. Il suo corpo era debilitato, mangiava ma non riusciva ad assimilare, tanta era la perdita di peso che aveva ottenuto nel corso degli anni. Il processo di riabilitazione è stato lungo, ma nella mente di Anna finalmente era rinato uno spiraglio: "Lei mi deve aiutare. Io voglio vivere" - ripeteva al medico, subito dopo il ricovero.
Le gravidanze e il ritorno nel buio dell'anoressia
La situazione inizia a migliorare: Anna torna a mangiare, i pensieri negativi lasciano spazio alle nuove, belle esperienze. Negli anni riscopre i piaceri della vita, si fidanzata, si sposa, partorisce il primo figlio e si laurea. Tutto sembrava volgere per il meglio. Poi di nuovo il buio: a distanza di sette anni rimane di nuovo incinta e ricomincia lo stesso calvario conosciuto durante l'adolescenza. A differenza di quel periodo, però, Anna aveva acquisito la forza di chiedere aiuto. Così, dopo i primi momenti di difficoltà, ha subito deciso di rivolgersi a degli specialisti. Ginecologa e nutrizionista non riuscivano, però, a farle prendere il giusto peso, utile ad aiutare anche la bambina che aveva in grembo. La gravidanza quindi, va avanti fino all'ottavo mese, quando, con parto cesareo, viene fatta nascere la piccola. La situazione non era delle migliori, Anna era di nuovo debilitata dall'anoressia, ma a differenza delle altre volte, aveva la necessità e la volontà di guarire del tutto, soprattutto per i suoi bambini. "Tenendola fra le mie braccia mi sembrava di rinascere. 'Voglio guarire, di nuovo', mi sono detta. 'Dobbiamo stare bene. Io e la bimba'".Oggi Anna si sente risolta, ha subito gravi perdite nella sua vita, ma sa come gestire la malattia. Per questo è diventata volontaria di Animenta. Un modo per tenere la mano a chi, come lei, ha incontrato i disturbi alimentari e combatte ogni giorno per uscirne.
Maria Zanghì