
La sua è stata una carriera fin qui spesa al servizio delle istituzioni, in un territorio - la Calabria - stretto ancora oggi nella morsa delle cosche mafiose. Dopo quasi otto anni alla guida della Procura di Catanzaro, il magistrato ha accolto una nuova sfida: dirigere l’ufficio inquirente più grande d’Italia. Lo farà in una regione - anche questa - martoriata dalla criminalità organizzata, come testimoniano anche i recenti fatti di Caivano.
Ma è proprio l’esperienza maturata fin qui da Nicola Gratteri che fa di lui l’uomo giusto nel posto giusto. Secondo il magistrato, la partita contro la criminalità organizzata si gioca anche e soprattutto sulla lotta alle droghe: è il primo passo per restituire lustro ai territori in difficoltà e, allo stesso tempo, offrire un’alternativa ai più giovani che sempre più spesso imboccano la strada sbagliata. Un tema su cui il magistrato è intervenuto nel corso di ‘Sorrento D’Autore’, la rassegna culturale promossa da ‘Vis Factor’, ideata e organizzata da Valentina Fontana nella città campana. Confrontandosi, anche se ‘da lontano’, direttamente con i più giovani: il magistrato ha infatti risposto alle domande della community degli studenti di Skuola.net.
Non esistono droghe leggere o pesanti: l’affondo di Nicola Gratteri
In primis, gli studenti hanno portato all’attenzione del magistrato l’antica diatriba sulla liberalizzazione delle droghe: la legalizzazione delle sostanze stupefacenti metterebbe fine al fenomeno dello spaccio? Nicola Gratteri ha risposto portando come esempio il disegno di legge sulla liberalizzazione delle cosiddette droghe leggere, presentato dall’onorevole Riccardo Magi di +Europa. Fermo restando il fatto che “non esiste una distinzione scientifica tra droghe leggere e pesanti”, secondo il procuratore, la regolamentazione della cannabis e dell’hashish non porterebbe ad alcun risultato.Primo perché il disegno di legge contempla solo i maggiorenni: secondo la proposta, infatti, chi ha compiuto 18 anni di età potrà recarsi in farmacia e acquistare, previa presentazione di ricetta medica, una dose di cannabis: “Quindi chi ha da 11 anni a 17 anni 11 mesi e 29 giorni dove va a comprare se non dalla criminalità organizzata. Non è vero il dato che allontaniamo i giovani dallo spaccio” risponde provocatorio Gratteri. Ne consegue, in secondo luogo, che la legalizzazione non risolverebbe nemmeno il problema principale, vale a dire lo spaccio. Inoltre, hashish e marijuana sono solo la punta dell’iceberg perché “le organizzazioni che controllano le piazze vendono anche cocaina, eroina ed ecstasy”.
Ma è soprattutto sui danni che queste sostanze provocano alla salute che il procuratore ha voluto soffermarsi. La stessa marijuana, da molti considerata una droga ‘minore’, di lieve impatto sul sistema nervoso, non è più quella del ‘68: “Ad oggi il THC della marijuana è del 65%, ciò significa che non si tratta di un prodotto naturale, ma geneticamente modificato per essere più resistente e crescere più vigoroso” spiega Gratteri. Inoltre, diversi studi, tra cui quello dell’università del Colorado, “hanno dimostrato che l'uso sistematico della marijuana porta alla riduzione della corteccia cerebrale che è la parte del cervello dove risiede la memoria, con aumenti di malattie psichiatriche come la schizofrenia in età adulta".
E’ vero, aggiunge Gratteri, un certo retaggio culturale fa sì che si tenda a sottovalutare l’impatto di altre sostanze altrettanto nocive, come l’alcol. Anche se va detto che “se io mi bevo un bicchiere di vino sicuramente non lo bevo per ubriacarmi, ma se mi faccio una canna sicuramente me la faccio per sballarmi”. Poi il magistrato ha voluto lanciare una provocazione diretta alle scuole: “Portate i ragazzi in una comunità terapeutica a parlare con i tossici e a chiedergli come sono arrivati lì e qual è la loro condizione”.
Giovani in carcere per droga? Meglio aiutarli a smettere
Il lavoro sui giovani è la via da maestra da seguire secondo il Procuratore Capo di Napoli. A questo proposito Gratteri ha sollevato la problematica del sovraffollamento delle carceri, che tocca di riflesso proprio gli adolescenti. Perché molti di loro finiscono dietro le sbarre per reati legati proprio al consumo e allo spaccio di stupefacenti: “Penso che una cosa importante e utile sarebbe convincere questi ragazzi a provare a disintossicarsi e anziché lasciarli in carcere. Riuscire a fare questo sarebbe importante: salvare un ragazzo, vuol dire salvare la famiglia” spiega Gratteri. Anche perché le prigioni “sono dei contenitori dove non si fa né trattamento né rieducazione”, aggiunge il Procuratore.
Il Fentanyl, la nuova frontiera della droga sintetica
Al contempo bisognerebbe intervenire alla base, anche se non è semplice contrastare un mercato - quello della droga - in continua evoluzione. La nuova ‘frontiera’ è rappresentata dalle droghe sintetiche che attirano i giovanissimi per il basso costo e per la facile reperibilità. Come il Fentanyl, una sostanza che ha mietuto moltissime vittime negli Stati Uniti e destinata, secondo Gratteri, a ricoprire le piazze di spaccio d’Europa. La chiamano 'la droga degli zombie' per le devastanti ripercussioni dopo l’assunzione di una sola dose.Lo stesso Gratteri ha assistito a scene da brividi nei suoi viaggi, come l’ultimo a Bogotà, durante il quale ha visto da vicino gli effetti della sostanza su un giovane studente che “cammina due tre metri avanti, poi torna indietro, poi a destra poi va a sinistra, per poi perdere il senso dell'orientamento, morendo in pochissimo tempo”. E proprio per questo il magistrato ha voluto lanciare l’allarme: “Presto arriverà in Italia, e per via del costo bassissimo inizierà a essere prodotta anche in Europa: ad evidenza di questo sono già stati trovati cinque laboratori per la produzione di Fentanyl”.