
La nuova variante di Coronavirus, denominata Omicron, ha gettato l’Europa, ma anche il mondo, nel caos. L’allarme, lanciato dagli scienziati la scorsa settimana, riguarda la possibilità, per ora non definita, che i vaccini attualmente in circolazione non riescano a combattere la nuova variante.
Anche se va detto che per ora non ci sono dati attendibili per poter delineare un quadro completo della situazione, ma stando alle indicazioni pervenute da Israele e alle parole del Ministro della Salute israeliano, Nitzan Horowitz, tre dosi di vaccino dovrebbero essere sufficienti per proteggersi da Omicron. Tuttavia, come detto, non c’è ancora nulla di ufficiale in termini di dati; ma sembrerebbe che le case farmaceutiche, stiano correndo ai ripari.
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L’amministrato delegato di Moderna parla di “calo materiale di efficacia” del vaccino
Nei giorni scorsi infatti, Stephane Bacel, amministratore delegato di Moderna, aveva messo in guardia la comunità internazionale sulla possibilità che i vaccini esistenti contro il Covid potrebbero essere molto meno efficaci contro la variante Omicron del virus. “Penso che ci sarà un calo materiale di efficacia. Non so quanto, perché dobbiamo aspettare i dati. Ma tutti gli scienziati con cui ho parlato dicono 'questa cosa non va bene’” ha spiegato l’amministratore, le cui parole sono state riportate da Adkronos. L’efficacia degli attuali vaccini non è ancora nota ma l’idea, ancora in cantiere, è quella di aumentare il dosaggio per la dose booster, almeno per quanto riguarda i soggetti fragili: “La dose più elevata potrebbe arrivare rapidamente. Potremmo decidere di fornire una dose più elevata del vaccino attuale per proteggere magari i soggetti ad alto rischio, gli immunodepressi, e gli anziani”.
Pfizer sta lavorando ad una modifica del vaccino
Nel frattempo, la Biontech, partner di Pfizer nella produzione del vaccino mRna, ha annunciato l'avvio dello sviluppo di un vaccino adattato come "misura cautelativa". La ricerca andrà avanti in parallelo con lo studio della natura della nuova variante Omicron: "Per evitare di perdere tempo, stiamo perseguendo questi due obiettivi in parallelo fino a che non saranno disponibili dati e che non avremo altre informazioni per determinare se il vaccino contro il Covid attualmente disponibile ha effettivamente bisogno di essere adattato o no", spiega la portavoce dell'azienda. L’altra strada che l’azienda starebbe seguendo è quella di somministrare una dose booster ai ragazzi under 18, e per farlo la Biontech ha presentato una richiesta ufficiale alla Fda.
Nuovo vaccino Johnson&Johnson in cantiere
Per quanto riguarda il monodose Johnson&Johnson, l’azienda ha dichiarato che sono in corso i testing per valutare l’attività neutralizzante contro la nuova variante. Allo stesso tempo l'azienda americana sta lavorando a un vaccino specifico contro la variante Omicron e lo porterà avanti a seconda delle necessità; è quanto spiega J&J in una nota in cui fa il punto sulle attività relative alla nuova mutazione del virus.
Che cosa significa “bucare i vaccini”?
In questi giorni, da più parti si è ipotizzata la possibilità che Omicron riesca a “bucare” i vaccini. Questa espressione, molto usata, viene considerata equivalente a “indebolire l’efficacia dei vaccini”: un’espressione che però necessita di essere approfondita. L’efficacia dei vaccini, infatti, è misurata da due indicatori ben distinti: quanto proteggono le persone da casi gravi (e quindi ricoveri) e decessi; e quanto proteggono dal contagio. Non tutti i vaccini proteggono dal contagio, perché agiscono su parti diverse del virus e meccanismi differenti del nostro sistema immunitario. Ma, allo stesso tempo, i preparati contro il Covid si sono rivelati particolarmente “efficaci” nei dati sulla riduzione delle ospedalizzazioni e dei decessi.Ma attenzione perché a questo si aggiunge un altro dato, che rende la situazione ancora più intricata: l’efficacia di cui parliamo non è un numero fisso e nemmeno stabilito una volta per tutte. Questa dipende infatti dalla tipologia di vaccini, e, se misurata “sul campo”, muta in base alla situazione epidemiologica del Paese, all’età media dei partecipanti allo studio e ai metodi di misura utilizzati dagli scienziati. Tutte queste variabili, certamente non semplici da individuare, costituiscono la cosiddetta “efficacia vaccinale”.