
Barney Stinson la chiama "singletudine": una condizione che all'iconico personaggio della sit-com How I Met Your Mother non va di certo stretta, ma che tradizionalmente viene percepita come un qualcosa da correggere.
Più in generale, la solitudine è spesso dipinta come un sentimento "negativo", associato alla tristezza e al grigiore.
In realtà, come fa notare una riflessione di Antonella Cutolo sul portale R101.it, può essere una gran risorsa e molti studi lo confermano.Emerge così il concetto di “solitudine positiva”, definita come uno spazio personale in cui ricaricare le energie mentali, riflettere e recuperare il contatto con sé stessi. Una condizione scelta volontariamente, capace di generare benessere e persino felicità.
Indice
Benessere mentale e fisico (con una pausa dall'iperconnessione)
Secondo numerose ricerche, stare da soli in modo consapevole aiuta a migliorare la salute mentale, riducendo lo stress e favorendo la calma interiore. La solitudine è stata associata anche a un potenziale effetto protettivo contro il declino cognitivo, soprattutto negli anziani.
Chi sceglie di trascorrere del tempo in solitudine mostra spesso una maggiore capacità di introspezione, creatività e gestione emotiva.
Viviamo costantemente iperconnessi: immersi in notifiche, messaggi e "distrazioni" social. La solitudine positiva agisce come una pausa rigenerante, un’occasione per “disintossicarsi” e recuperare una connessione con sé stessi.
Non è solitudine, è una scelta
La solitudine positiva non espone a un vuoto da colmare, ma a un tempo da vivere in pienezza. Un tempo che può trasformarsi in una vera forma di auto-cura. Essere single, per scelta o per condizione, è una condizione fertile, per riconnettersi con se stessi.