Redazione
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Studenti sulle scale, a scuola

Le amicizie scolastiche hanno una vitalità particolare: nascono tra i banchi, crescono tra verifiche, ansie condivise, prime libertà e identità ancora in costruzione. 

Sono legami che possono diventare fortissimi, quasi magnetici. E proprio per questo, a volte, finiscono per trasformarsi in qualcosa di diverso, meno sano, più pesante da sostenere. 

In particolare, quando un rapporto non si adatta ai cambiamenti o resta prigioniero di dinamiche rigide, è facile che scivoli verso comportamenti che logorano. 

Capire come e perché accade aiuta a leggere quei segnali che spesso vengono ignorati finché è troppo tardi.

Indice

  1. Quando l’identità si perde
  2. Ruoli fissi: l’amicizia che non evolve
  3. Competizione mascherata: l’amico come metro di misura
  4. Il controllo travestito da premura
  5. Quando il conflitto non ha spazio
  6. Cosa rende possibile un cambiamento

Quando l’identità si perde

Vale sempre, ma ancora di più negli anni della crescita: il confine tra “me” e “noi” è fragile. E alcune amicizie diventano tossiche quando uno dei due si annulla nell’altro. O ancora quando si sente del tutto responsabile dell’altro o troppo dipendente dal suo giudizio. 

L’identità personale viene così risucchiata, e ogni scelta passa attraverso un filtro: “cosa penserà?”. 

Un meccanismo, questo, che sulle prime può sembrare affetto, ma che a lungo andare limita l’autonomia, anche nello sviluppo. Il problema non è l’intimità del rapporto, bensì la perdita progressiva di spazio mentale: se non puoi dissentire, cambiare o allontanarti senza generare colpa, l’equilibrio è saltato.

Ruoli fissi: l’amicizia che non evolve

A scuola i ruoli nascono velocemente: il “simpaticone”, la “confidente”, quello che guida e quello che segue. Se questi ruoli restano immobili, tutto si irrigidisce. 

In adolescenza, però, si cresce a scatti: competenze, bisogni e sensibilità mutano di continuo. Un’amicizia diventa tossica quando non tollera questi passaggi e pretende di riportare tutto al modello originario

L’effetto è una pressione costante e limitante, che spinge a rimanere chi si era mesi prima, impedendo di sperimentare nuove versioni di sé. La rigidità è spesso il primo segnale d’allarme.

Competizione mascherata: l’amico come metro di misura

La competizione non è di per sé negativa; anzi, spinge a migliorarsi. Lo diventa quando si insinua sotto traccia e si fa totalizzante, fino a occupare ogni spazio. 

A scuola il terreno è fertile: voti, attenzioni, gruppi, primi amori. Un’amicizia è a rischio quando l’altro non è più una presenza con cui condividere, ma una costante comparazione: chi vale di più? Chi viene scelto? Chi brilla di più oggi? 

La dimensione affettiva allora si restringe e il rapporto si trasforma in una gara silenziosa che corrode la fiducia.

Il controllo travestito da premura

Nelle amicizie tossiche è comune incontrare forme di controllo presentate come protezione

“Lo faccio per te”, “mi preoccupo”, “non fidarti degli altri”. Sono frasi che rassicurano, ma che possono nascondere il bisogno di influenzare scelte, abitudini o relazioni dell’altro. 

Durante il periodo scolastico, quando in molti casi il gruppo definisce appartenenze e percezioni di sé, il controllo può diventare una gabbia opprimente. 

Ma ricorda: la premura autentica apre possibilità; quella tossica le restringe.

Quando il conflitto non ha spazio

Un’amicizia sana non è priva di discussioni, ma è capace di attraversarle. 

In quelle tossiche, invece, il conflitto diventa motivo di ansia, frustrazione a volte perfino di rottura. O perché uno dei due teme di parlare per non perdere il rapporto, o perché ogni divergenza sfocia in accuse, ricatti emotivi, silenzi punitivi. 

Senza la possibilità di esprimere bisogni e limiti, il legame si indebolisce e alimenta frustrazione. Qui si intravede una dinamica tipica dei rapporti adolescenti disfunzionali: confondere la mancanza di conflitto con armonia.

Cosa rende possibile un cambiamento

La bella notizia è che le amicizie nate col piede sbagliato non sono destinate a rimanere tossiche! Molte migliorano quando cambiano i contesti, le abitudini o la consapevolezza emotiva dei ragazzi. 

Servono tre elementi: 

  1. riconoscere il disagio; 

  2. introdurre limiti nuovi; 

  3. accettare che un rapporto possa assumere forme diverse da quelle iniziali. 

A volte basta prendere distanza, altre serve un lavoro più profondo sulla propria autostima o sulla paura di essere esclusi. La maturazione emotiva consiste soprattutto nel capire che la libertà non spezza i legami: li rende più veri.

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