Redazione
5 min
Autore
Millennials i meno pagati

Una laurea in tasca, magari due, e un contratto precario. I Millennials, ovvero i nati tra i primi anni ’80 e la metà degli anni ’90, fanno parte della generazione con il più alto livello di istruzione mai registrato. Ma, al tempo stesso, sono anche quelli che guadagnano meno rispetto alle generazioni precedenti alla loro stessa età.

Secondo uno studio della fondazione New America, infatti, i Millennial percepiscono in media il 20% in meno rispetto a quanto prendevano i baby boomer nelle prime fasi del proprio percorso lavorativo. Un dato che fotografa bene un paradosso: mai così formati, mai così economicamente instabili.

A confermarlo sono altri numeri. Circa il 40% dei Millennials ha almeno una laurea, contro il 25% dei "boomer". Ma questo vantaggio formativo non si è tradotto in sicurezza economica. Al contrario, la realtà è spesso fatta di stage senza sbocchi, affitti insostenibili, carriere frammentate.

E di stipendi che non tengono il passo con l’inflazione. Una frustrazione diffusa, che si è trasformata in una cifra culturale generazionale. Due parole su tutte: “Ok, boomer”.

Indice

  1. Millennial, laureati ma poveri: l’istruzione non basta più
  2. Divario generazionale e frustrazione sociale: nasce l’ironia millennial
  3. Reddito millennial in calo e costi in salita: una combinazione esplosiva

Millennial, laureati ma poveri: l’istruzione non basta più

La crisi del 2008 ha segnato profondamente l’ingresso dei Millennials nel mondo del lavoro. Chi si è laureato in quegli anni si è trovato a confrontarsi con un mercato depresso, contratti a termine e occasioni sempre più scarse. Quando, negli anni successivi, è arrivata la cosiddetta gig economy, la situazione si è ulteriormente complicata: flessibilità e autonomia, sì, ma spesso in assenza di tutele.

Nel frattempo, il costo della vita ha continuato a salire. Gli affitti nelle grandi città hanno superato gli stipendi di molti laureati, e l’acquisto di una casa è diventato, per molti, un obiettivo irrealistico. Non è raro che chi ha studiato di più sia costretto a vivere con i genitori oltre i trent’anni, in attesa di un’indipendenza economica che tarda ad arrivare.

In tutto questo, il confronto con i baby boomer, spesso titolari di pensioni sicure e case di proprietà, è diventato sempre più difficile da digerire.

Divario generazionale e frustrazione sociale: nasce l’ironia millennial

Non stupisce, perciò, che la risposta dei Millennials a questa condizione sia stata anche culturale. L’ironia è diventata un’arma. I meme, le battute sui social, l’espressione “Ok boomer”, sono solo la parte più visibile di un disagio profondo. Non si tratta di una guerra tra generazioni, ma di una critica a un sistema che sembra ignorare i cambiamenti radicali del mondo del lavoro e della società.

I Millennials non hanno abbandonato certi consumi per moda, ma per necessità. Si pranza alla scrivania, si rinuncia alle uscite serali, si tagliano le spese non essenziali. Ogni euro conta, e ogni spesa viene valutata con attenzione. Non c’è spazio per sprechi, non ci sono margini per scelte impulsive. È una sobrietà imposta, più che scelta.

Reddito millennial in calo e costi in salita: una combinazione esplosiva

Secondo i dati raccolti da Young Invincibles, inoltre, i Millennials non solo guadagnano meno dei loro genitori, ma possiedono anche meno beni e meno risparmi. La costruzione di un’autonomia economica è sistematicamente rimandata: ci si sposa più tardi, si fanno figli più tardi, si va via di casa più tardi. E la pensione, per molti, appare come un orizzonte troppo lontano per essere preso sul serio.

Non è questione di scarso impegno o mancanza di volontà. Il problema è strutturale. I titoli di studio, un tempo garanzia di accesso alla classe media, oggi non bastano più. La mobilità sociale ha rallentato, e l’ascensore economico sembra fermo ai piani alti. Il risultato? Una generazione che ha investito molto nella propria formazione, ma si trova intrappolata in un contesto che non restituisce quanto promesso.

Skuola | TV
Verifica dell’età sui siti porno al via, cosa cambia (davvero) da oggi: lo spiega il Garante per le Comunicazioni - #Sapevatelo

Dal 12 novembre 45 siti pornografici - inclusa la piattaforma Only Fans - dovranno verificare l’età degli utenti. Massimiliano Capitanio, Commissario AGCOM, spiega cosa cambia

Segui la diretta