
Per non rischiare di rimanere a guardare con espressione un po' inebetita un tizio che vi dice che siete un “tajo”, è meglio tenersi aggiornati. Siete pronti per entrare “a manetta” nel linguaggio urbano?
AD OGNI CITTÀ IL SUO - Un tempo si parlava in dialetto in modo molto più frequente di quanto non si faccia oggi per comunicare con i propri “compaesani”. Ogni regione o meglio, ogni collettività, possiede il proprio dialetto tipico, una cadenza particolare, vocali aperte o chiuse, modi di dire che si sono plasmati nel corso degli anni, ma ai quali si è progressivamente sostituito un uso sempre più frequente e diffuso della lingua italiana imparata a scuola (o alla tv, appena uscì questa trovata tecnologica negli anni ‘50). E ora?
TU VUO’ FA’ L’AMERICANO - Le lingue vivono e quindi, con il tempo mutano, si arricchiscono di termini che appartengono ai linguaggi degli altri paesi con cui si entra in contatto oppure entrano a far parte del lessico comune nuove parole ed espressioni, come quelle nate, ad esempio, nel settore dell’informatica. Ma un nuovo modo di comunicare si fa strada già da tempo nelle varie comunità urbane. Si tratta dello slang, o gergo: un insieme di espressioni giovanili, frasi che appaiono curiose o addirittura incomprensibili ai “non addetti ai lavori”, e che vengono utilizzate all'interno delle comunità metropolitane per esprimere in modo schietto e immediato pensieri, concetti ed idee.
PER INIZIARE, UN SALUTO - Iniziamo a vedere quali sono le più peculiari espressioni usate per attirare l'attenzione di qualcuno. A Roma si usa molto “Ahò”, “Anvedi”, ma anche “Bella”, e proprio su “Bella” forse vale la pena soffermarsi un momento. Questa è un'espressione che si ritrova in varie parti di Italia e viene spesso associata anche ad altre parole per salutare in modo informale ed amichevole: ad esempio “bella regà”, “bella zio”. Mentre “Bella storia” si può usare per esprimere sorpresa in situazioni sia positive che negative, in base al contesto, così come “da paura!” o “da panico”.
VI PRESENTO GLI ANIMALI URBANI (PARTE PRIMA) - Ma questo linguaggio è utile anche nel momento in cui la lingua italiana normalmente in uso non ci fornisce l'espressione adatta in determinate circostanze. Questo accade, ad esempio, quando dobbiamo indicare quei tipi che girano per la città e che sono particolari al punto da non essere riconducibili ad un termine già esistente nei tradizionali vocabolari. E in ogni città si lavora di fantasia: “cabinotto”, “monfiano”, “fighetto” è il ragazzo che cura con particolare attenzione il suo look, patito per gli abiti firmati e va in giro a divertirsi “a mazzetta” (o “a tutta callara”, insomma in modo ripetuto e a volte esagerato) utilizzando con spavalderia i soldi di papà.

Ad essi si aggiunge la figura dello “sborone”, da cui deriva il verbo “sboronare” utilizzato per indicare l'atteggiamento di colui che ama esibirsi in pubblico, fare scena, fare lo splendido...l'egocentrico. E se poi volete indicare una persona che ha dei tratti simpatici, caratteristici o ha qualcosa che lo contraddistingue, potete usare l'espressione bolognese “è una cartola”; se invece il tipo in questione è particolarmente simpatico e divertente, sappiate che a Roma si dice che è “un tajo”.
SOPRAVVIVENZA - Se vi capitasse di imbattervi in uno di questi tipi e ve ne vorreste sbarazzare, potete sempre dargli un bel “bidone” o “tirargli il palo”. È come dire “dare la sola”: fate capire, cioè, al tipo che non è di vostro interesse, ad esempio, non presentandovi all'appuntamento o “rimbalzando” (posticipando, rimandando) l'incontro all'infinito.
NEOLOGISMI IN VIA DI ESTINZIONE - Non parliamo poi di quelle parole destinate a cadere in disuso a causa degli ultimi eventi scolastici. Infatti, con l'arrivo degli sms a casa per segnalare le assenze, sarà difficile in futuro fare "filone", "fare puffi" o "marinare".
Di certo di esempi ne potremmo fare a non finire. Ma secondo voi, quali sono le "espressioni urbane" più belle che avete mai sentito? Ditelo commentando la news o inviandoci una mail a