
Per decenni Barbie è stata bionda, sorridente, impeccabile. Ha fatto mille lavori, ha indossato ogni tipo di outfit, è stata astronauta, dottoressa, presidente e sirena. Ma oggi Barbie è anche qualcosa di profondamente reale: una persona con diabete di tipo 1.
Mattel lancia una nuova versione della bambola più famosa del mondo, che non solo rappresenta l’inclusività, ma diventa un vero e proprio strumento di educazione e sensibilizzazione. E non è un’operazione di marketing spicciolo: questa Barbie ha un CGM al braccio e una pompa di insulina in vita, accessori medici che milioni di persone, anche giovanissime, usano ogni giorno per monitorare e gestire il diabete.
Una Barbie con il CGM e la pompa di insulina
A prima vista sembra una Barbie come le altre, con il suo vestito a pois blu (il colore simbolo della consapevolezza sul diabete), la borsetta coordinata e uno stile sempre curato. Ma c’è qualcosa di diverso, ed è ben visibile: sul braccio porta un CGM, cioè un sensore di monitoraggio continuo del glucosio.
È un dispositivo realistico, identico a quello indossato da chi vive con il diabete di tipo 1: serve a misurare costantemente i livelli di zucchero nel sangue e inviare i dati a un’App che, ovviamente, nella versione Barbie è rigorosamente rosa. Il sensore, invece, è fissato al braccio da una decorazione a forma di cuore.
Alla vita, invece, c’è una pompa di insulina, un altro device medico fondamentale che dosa automaticamente la quantità necessaria di insulina per tenere sotto controllo la glicemia.
Una collaborazione vera, non solo di facciata
Mattel, casa produttrice di Barbie, ha studiato bene il tutto. Questo modello della bambola più iconica che ci sia è stata, infatti, realizzata in collaborazione con Breakthrough T1D, l’organizzazione internazionale (in passato conosciuta come JDRF) che da anni si occupa di ricerca e lotta al diabete di tipo 1.
Una partnership che garantisce accuratezza scientifica ma anche rispetto verso la comunità dei pazienti: chi vive questa condizione, anche tra i più piccoli, potrà vedersi rappresentato in un gioco che non esclude, ma accoglie.
Come si legge nel comunicato di lancio, la bambola è stata pensata proprio per "rappresentare una fetta non così trascurabile di bambini" e per "sensibilizzare e informare su una patologia diffusa a livello globale".