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selezioni Nintendo brutali

Un processo di selezione così duro da rendere superfluo il filtro sui titoli di studio. È questo il racconto emerso dalle testimonianze lasciate online da quanti hanno tentato la strada dell'assunzione in Nintendo, dove, a quanto pare, contano più le abilità dimostrate durante le prove che il nome dell’università frequentata o la laurea posseduta.

A raccontarlo è Murahashi, oggi docente universitario con un dottorato in Ingegneria Informatica, che nel 2015 provò (senza successo) ad entrare nella famosa azienda giapponese di videogiochi, subito dopo il conseguimento della laurea magistrale.

Indice

  1. Un test di ingresso senza sconti
  2. La struttura delle selezioni
  3. Il colloquio tecnico: il vero scoglio

  4. L'effetto a catena
  5. L’evoluzione della selezione interna


Un test di ingresso senza sconti

Il punto di partenza è stata una discussione nata sulla piattaforma "X" relativa all’uso del cosiddetto “filtro basato sul percorso accademico”, pratica comune tra le grandi aziende nipponiche. Un sistema che, in fase di selezione, tende a scartare i candidati in base all’istituto frequentato. Una modalità che, però, secondo quanto riferito, Nintendo non adotta.

“Avevo sentito dire che Nintendo non usa alcun tipo di filtro basato sul percorso accademico quando assume neolaureati”, scrive Murahashi. “Ma quando ho effettivamente sostenuto l’esame per l’assunzione, il primissimo test online era estremamente difficile, e ricordo di aver pensato: ha senso, non c’è bisogno di un filtro quando già solo questo basta a scremare i candidati”.

La struttura delle selezioni

Ma in cosa consiste questo famigerato test iniziale? In una prova attitudinale con quesiti di matematica e inglese, da svolgere in tempi particolarmente ristretti.

Nonostante la solida preparazione accademica, Murahashi racconta di aver affrontato la selezione “con una certa leggerezza” e di essere rimasto sorpreso dalla complessità dell’esame.

Il colloquio tecnico: il vero scoglio


Chi supera la prima scrematura, però, si trova davanti a un ostacolo ancora più impegnativo: il colloquio tecnico. Murahashi descrive questa fase come la più dura di tutte, sottolineando la presenza di un test pratico di programmazione che non consente alcuna superficialità: “Non è il tipo di test che si supera con conoscenze vaghe, devi davvero ragionare a fondo sul programma. Anche quello è stato davvero difficile… (ed è anche dove ho fallito)”.

L'effetto a catena

La sua esperienza non è passata inosservata. Le sue riflessioni su "X" hanno attirato l’attenzione anche di un ex sviluppatore Nintendo, in azienda per dieci anni, che ha offerto un’interessante retrospettiva storica sul tema. 

L’evoluzione della selezione interna


Secondo Okamoto, questo il suo nome, a partire dal 1997 Nintendo ha iniziato a rafforzare attivamente le sue capacità interne di sviluppo, complice la carenza di supporto da parte di terze parti durante l’era del Nintendo 64.

Questo cambiamento ha portato a una progressiva apertura verso candidati provenienti da università scientifiche di alto livello. Ma “non si tratta solo di credenziali accademiche superficiali”, ha dichiarato. “Ho l’impressione che Nintendo stia aumentando il numero di persone che sono innatamente intelligenti e hanno una forte passione per rendere i giochi divertenti, il che è anche un risultato della loro immagine come marchio”.

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