
A soli 18 anni è conteso dalle grandi squadre di calcio come Inter, Milan e Liverpool, ma allo stesso tempo ha dimostrato anche la sua incredibile forza di volontà tra i banchi di scuola.
Giovanni Leoni, difensore del Parma classe 2006, è reduce dall’esame di Maturità al Liceo scientifico sportivo Gymnasium Patavinum di Padova. Ma la cosa più rilevante è che il suo percorso è un vero inno alla tenacia.
Il giovane difensore ha dato prova che le difficoltà non sono limiti, ma occasioni per migliorarsi. Ha raccontato al 'Corriere del Veneto' che "lo studio è sempre stato impegnativo, soprattutto a causa della dislessia: non mi sono mai arreso".
Queste parole fanno eco a quelle di grandi campioni come Lewis Hamilton o Noah Lyles, anch'essi dislessici, che hanno saputo trasformare le loro sfide in punti di forza.
Il rapporto con la dislessia
La dislessia, un disturbo specifico dell'apprendimento che influenza la lettura e l'elaborazione del linguaggio, ha rappresentato per Giovanni, come per molti altri studenti, "un campo di battaglia", per citare il famoso Henry Winkler (il Fonzie di Happy Days), che ha scoperto la sua dislessia solo a 31 anni.
Oggi, fortunatamente, la consapevolezza è maggiore e gli strumenti e supporto sono più accessibili. Non a caso, dopo aver affrontato l’ostico Pirandello durante l'esame, Giovanni ha deciso di iscriversi a Scienze Motorie. Perché, come ha affermato, "l’istruzione è fondamentale e voglio continuare a crescere, come atleta e come persona".
Un messaggio importantissimo, che la dice lunga sulla sua determinazione e sulla sua visione del futuro, non solo sportivo.
Lo sport: alleato prezioso contro i DSA
La storia di Giovanni è un esempio lampante di come lo sport possa essere un alleato decisivo per chi convive con i DSA (Disturbi Specifici dell'Apprendimento). Dall'Associazione Italiana Dislessia, la professoressa Barbara Urdanch, docente di Pedagogia speciale all’Università di Torino, sottolinea l'enorme valore delle testimonianze di personaggi pubblici come Leoni.
"Questi modelli mostrano ai giovani, alle giovani e alle loro famiglie che avere un disturbo dell’apprendimento non preclude il successo, anzi può portare a sviluppare creatività, problem solving dinamico e un pensiero divergente, molto utile nell’ambito sportivo".
In effetti, lo sport non è solo uno spazio di crescita e inclusione, ma può anche essere un importante segnale per riconoscere precocemente un disturbo dell'apprendimento. E non è solo questione di "accendere la spia".
La professoressa Urdanch sottolinea che "lo sport migliora la concentrazione, la coordinazione motoria, la gestione dello stress e l’autostima, tutte aree spesso sfidanti per le persone con DSA".
La lezione di Leoni è chiara e potentissima: "Non mollare mai". È fondamentale non abbandonare la scuola per lo sport, ma è altrettanto cruciale non abbandonare mai l'attività sportiva per "andar meglio" a scuola: "Sarebbe una follia pedagogica: ognuno e ognuna di noi ha bisogno di sentirsi efficace ed efficiente in qualcosa. E lo sport può essere la strada giusta".