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libri sulla shoah

Quale modo migliore, al di là dei libri di scuola, per approfondire i grandi eventi storici se non quello di sfogliare le pagine di un romanzo, di un saggio, di una biografia. Perciò, per avvicinare i ragazzi alla conoscenza della Shoah - il più grande sterminio di massa di sempre - Skuola.net ha deciso di selezionare i testi che tutti dovrebbero leggerne per capire davvero cosa significava vivere nei campi di concentramento. In occasione della Giornata della Memoria - dopo i ”7 film per non dimenticare” - ecco i “7 libri per non dimenticare”.

“L’amico ritrovato”

Se siete amanti di libri che trattano dell’amicizia (soprattutto se si parla di amicizie “speciali”), questo libro fa per voi! La storia parla di un ragazzo ebreo,Hans Schwarz, appartenente a una famiglia famosa per la propria gentilezza e cordialità. Un giorno, nella classe di Hans, si aggrega un nuovo ragazzo -Konradin Von Hohenfels - più ricco degli altri componenti della classe; perciò tutti i ragazzi vogliono diventare suoi amici, compreso Hans. Inizialmente Konradin non si interessa al giovane Hans ma, dopo aver notato le sue grandi doti nella ginnastica e dopo aver visto la sua collezione di monete, Konradin cambia opinione sul compagno e fra di loro nasce una grande amicizia. All’ascesa di Hitler, però, Hans parte per l’America, senza i genitori, e i due amici si distaccano a causa della distanza (e dell'atteggiamento ostile dei genitori di Konradin). Solo molti anni dopo Hans torna in Germania,per costruire dei monumenti per i suoi ex compagni di scuola caduti,ma quando rilegge i nomi nella lista cerca di saltare quelli che iniziano con la lettera “H”. Alla fine non riesce a trattenersi, e nota che nella lista c’era anche il nome dell’amico, ma con orgoglio nota che Konradin è stato giustiziato, poiché era coinvolto nell’attentato contro Hitler.

“Ho sognato la cioccolata per anni”

La storia è incentrata sul rapporto tra madre e figlia, che sarà quello che le aiuterà a salvarsi entrambe. Trudi ha passato la sua infanzia prima nel ghetto di Kovno e poi nel campo di concentramento di Stutthof. Dal ghetto di Kovno, Trudi e sua madre vengono infatti trasferite su dei treni con condizioni igieniche terribili e senza cibo e acqua. La destinazione non si conosce, ma tutti sanno che è un campo di concentramento. Appena scesi a Sthutthof, le donne si mettono in fila, aspettando il proprio turno dal medico, che avrebbe deciso dove mandarle: a destra, si andava ai lavori forzati; a sinistra si andava alle camere a gas. Trudi è giovane e viene mandata a destra, ma la madre, viene spedita incontro alla morte. La ragazza, aspettando un momento di distrazione, decide di varcare il cancello che la separa dalla mamma, si scambia con lei i vestiti, sperando di salvarla. Nel viaggio per andare al campo di sterminio, ricorda quando era una bambina a Francoforte...

“Storia di una ladra di libri”

Liesel Meminger,

una ragazzina che ha perso il fratellino ed è stata abbandonata dalla madre, ruba un libro che non sa leggere, a causa della sua analfabetizzazione. Viene adottata da Rosa e Hans Hubermann,che gli danno una casa, una famiglia e un’istruzione. Gli Hubermann inoltre, grazie alla loro umanità, decidono di nascondere in casa un ragazzo ebreo che è riuscito a fuggire dai rastrellamenti tedeschi, Max Vandenburg. Il ragazzo sfrutta le sue conoscenze per istruire al meglio Liesel in modo che possa leggere il suo libro.

“Sono stato un numero: Alberto Sed racconta”

Questo libro racconta la vita di Alberto Sed dalla nascita ai giorni nostri. Rimasto orfano di padre da bambino, Alberto è stato per anni in collegio. A causa delle leggi razziali del 1938 gli è stato impedito di proseguire gli studi. Il 16 ottobre 1943 sfugge ai rastrellamenti nel ghetto di Roma. Verrà però catturato in seguito, insieme alla madre e alle sorelle Angelica, Fatina ed Emma. Dopo il transito da Fossoli, la famiglia arriva ad Auschwitz, su un carro da bestiame. Emma e la madre, giudicate inabili al lavoro nella selezione, finiscono subito nella camera a gas. Angelica, un mese prima della fine della guerra, viene sbranata dai cani per il solo divertimento delle SS. Solo Fatina è tornata, riportando ferite profonde: ha assistito alla fine terribile di Angelica ed è stata sottoposta agli esperimenti del dottor Mengele. Alberto, invece, è sopravvissuto a varie selezioni, alla fame, alle torture, all'inverno, alle marce della morte. Ha partecipato per un pezzo di pane ad incontri di pugilato fra i prigionieri, organizzati la domenica per un pubblico di SS con le loro donne. Dopo essere scampato a un bombardamento, è stato liberato a Dora nell'aprile 1945. Tornato a Roma, superate le difficoltà di reinserimento, inizia a lavorare nel commercio dei metalli e si sposa. Ha tre figlie, sette nipoti e tre pronipoti.

“In tracce di memoria”

Peter

nasce aMakó, in Ungheria. La sua casa è quella con dietro la falegnameria del nonno e la sua vita sembra perfetta fino alla primavera dei suoi cinque anni, nel 1944, quando tutti dovranno indossare una stella di ferro sopra agli abiti. Per fortuna Peter no, non avendo ancora sei anni. Quando arriva il momento di partire Peter non vorrebbe affatto, ma viene convinto dal padre, promettendogli che staranno comunque insieme: è quella la prima di una lunga serie di bugie. Il treno che li porterà prima a Seghedino e poi in Austria è composto di carrozze senza sedili, nelle quali settanta/ottanta persone resteranno in piedi, credendo che la loro vita stia per cambiare per sempre. Quel che quelle persone non sanno è che le liste, i campi di lavoro e Bergen Belsen saranno incubi che non dimenticheranno più. Peter Lantos, nonostante tutto questo orrore, da grande è diventato un neuroscienziato piuttosto noto, specializzato nella ricerca sull’Alzheimer. Eppure la storia della sua vita raccontata in questo libro, non trascina con sé retoricavendetta, ma lascia nel lettore una fotografia di quella sanguinosa fase della Seconda Guerra mondiale. Traspare dalle parole dell’autore il desiderio sincero di ringraziare chi lo ha portato in salvo, piuttosto che il bisogno di dolersi dell’essersi sentito prima privato di identità e poi deportato.

“Una luce quando è ancora notte”

Mila

, giovanissima militante nella Resistenza francese, viene deportata a Ravensbrück nell’aprile del 1944, insieme ad altre quattrocento donne. Non ha mai avuto alcuna aspirazione all’eroismo: se ha deciso di aiutare suo fratello e gli altri militanti parigini l’ha fatto per senso del dovere, con la semplicità dei suoi vent’anni. Come le altre prigioniere, prova sollievo quando scopre che non sarà fucilata. Non sa nulla del viaggio che l’aspetta, non ha mai sentito nominare Ravensbrück. Del campo di concentramento ignora tutto, anche le regole che bisogna imparare per sopravvivere. Grazie alla solidarietà delle compagne e a una tenacia incrollabile, Mila riuscirà a scorgere un barlume di luce rappresentato dalla presenza, nel campo, di una Kinderzimmer, una camera per i neonati. Giorno dopo giorno, nella durezza di un autunno e di un inverno infiniti, Mila si aggrappa con tutte le forze a quella luce, per se stessa e per il bambino che porta in grembo. In un romanzo intenso e originalissimo, Valentine Goby riesce a dire l’indicibile, a farci sentire sulla pelle la forza di quelle donne, la loro dolcezza, il loro coraggio. E la speranza di uscire dal lager, incisa nel corpo e nell’anima.

“L’angelo del campo”

Gennaio 1943

. Al campo di sterminio di Zinoswicz-Zdroj, Polonia sudoccidentale, arriva il capitano Paul Bach. Veterano e ispettore della polizia criminale di Berlino, Paul si è già visto portare via tanto dalla guerra: ha perso la moglie sotto le bombe e un braccio fra le nevi russe. E ha smarrito la convinzione di trovarsi dal lato giusto. E ora la Gestapo gli ha affidato il compito di smascherare l’autore di alcuni misteriosi delitti, le cui prime vittime sono «un paio di ebrei di una certa importanza e un ufficiale polacco delle SS». Il quadro è inquietante, perché gli omicidi sono stati annunciati da messaggi anonimi dal tono intimidatorio, apparsi nelle baracche degli internati. In apparenza non esiste un movente e la dinamica è sempre diversa: unica costante, i messaggi. In un meccanismo oliato dalla morte, nel cuore del nonsenso della Storia, sembra di cogliere lo scherno di una divinità impazzita. E nel campo, insieme al fremito della rivolta, comincia a nascere la voce su un Angelo assassino. Giorno dopo giorno, nel corso delle indagini Paul verrà a contatto con la realtà del campo. Costretto suo malgrado a confrontarsi con l’orrore, con il male assoluto che forse non sospettava ma di cui si scopre complice, riuscirà a trovare risposta all’enigma dell’Angelo e al lacerante dissidio tra appartenenza e coscienza?

Leonardo Natali

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