ImmaFer
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sky tg 24 generazione sottovoce

Un passaggio silenzioso ma decisivo, quello che separa la fine della scuola dall’inizio della vita adulta. Un momento fatto di domande, incertezze, ma anche di coraggio e voglia di costruire il proprio futuro. È da qui che parte "Generazione sottovoce", la nuova produzione di Sky TG24 in collaborazione con Fondazione Cariplo, in onda dal 9 settembre e disponibile anche on demand.

Indice

  1. Sei ritratti di coraggio quotidiano
  2. I protagonisti: sogni, sfide e nuovi inizi
  3. Un progetto per contrastare l’abbandono scolastico
  4. Una rete di scuole e studenti coinvolti
  5. Dare voce a chi spesso non ne ha
  6. Sky TG24 e l’impegno verso il disagio giovanile

Sei ritratti di coraggio quotidiano

Attraverso sei ritratti, il progetto racconta le storie di ragazze e ragazzi appena diplomati, protagonisti di un presente fragile ma ricco di potenzialità. Giovani che, nonostante contesti difficili e percorsi non sempre lineari, hanno scelto di andare avanti, trovando dentro di sé le risorse per non arrendersi.

I protagonisti: sogni, sfide e nuovi inizi

Ogni settimana, Sky TG24 proporrà il ritratto di uno di questi giovani. Come Shweta, 19 anni, cresciuta a Cremona da genitori indiani, ora iscritta al corso di Management della Moda a Mantova e impiegata in un bar per mantenersi. Oppure Dario, anche lui 19enne, che dopo il diploma da manutentore di veicoli ha deciso di ricominciare da zero a Milano, inseguendo la sua passione per il design.

Ci sono poi Matilde, 18 anni, che sogna di trasferirsi a Roma per studiare Design alla Sapienza; Maela, 19 anni, ex ginnasta ritmica che si prepara a iniziare Architettura al Politecnico di Milano; Gaetano, 21 anni, che ha lasciato la meccanica per dedicarsi alla grafica, oggi studente al NABA e barista; e infine Matteo, 19 anni, batterista fin da bambino, ammesso al Conservatorio di Bolzano dopo il diploma al liceo musicale di Cremona.

Un progetto per contrastare l’abbandono scolastico

Le interviste sono nate all’interno di Azionamenti - Laboratorio di possibilità, un’iniziativa di Fondazione Cariplo con Cariplo Factory e Fondazione Social Venture Giordano Dell’Amore. L’obiettivo è quello di offrire strumenti e nuove prospettive di crescita ai giovani delle scuole secondarie, contrastando la dispersione scolastica e promuovendo il senso di appartenenza alla comunità.

Una rete di scuole e studenti coinvolti

Il progetto ha già coinvolto 22 scuole in 14 province lombarde, raggiungendo oltre 1900 studenti e studentesse attraverso talk, workshop e laboratori. Azionamenti è parte del programma strategico ZeroNeet, realizzato in collaborazione con Regione Lombardia e Intesa Sanpaolo, nato per contrastare il fenomeno dei Neet, i giovani che non studiano, non lavorano e non sono impegnati in percorsi di formazione.

Dare voce a chi spesso non ne ha

"Generazione sottovoce" è il proseguimento naturale di questo percorso. Un racconto che dà spazio a chi spesso non ha voce, ma ha molto da dire. “In Italia ci sono oltre 1 milione e 300 mila giovani che non studiano e non lavorano. Un dramma per loro, per le loro famiglie e per l’intera comunità”, ha dichiarato Giovanni Azzone, presidente di Fondazione Cariplo.

“Occorre aiutare questi giovani per superare le fasi di difficoltà per poi lasciare che prendano lo slancio verso la vita. È importante dar voce a storie di questo genere perché contrastare l’abbandono scolastico si può, ed è necessario. Grazie a Sky di aver voluto occuparsi del tema: raccontare queste storie può servire a ragazzi e famiglie nel vedere uno spiraglio”.

Sky TG24 e l’impegno verso il disagio giovanile

Anche per Sky TG24 questo progetto rappresenta un ulteriore tassello in un percorso editoriale già avviato da tempo. “Negli ultimi anni, la salute mentale dei giovani è diventata una vera emergenza sociale”, ha commentato Omar Schillaci, vicedirettore vicario di Sky TG24.

“Con ‘Generazione Sottovoce’ siamo stati felici di unire la nostra sensibilità con quelle della Fondazione Cariplo e Cariplo Factory per dare voce a storie che possono essere da esempio e promuovere una cultura dell’ascolto e della prevenzione, perché un dolore invisibile non è un dolore inesistente. Ignorare questo allarme significa compromettere il futuro di un’intera generazione”.

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