
Coltivare marijuana è forse diventato il lavoretto preferito degli studenti universitari per arrotondare. Sempre più spesso si legge sulla stampa di giovani che adibiscono la stanza in affitto a serra artigianale per coltivare l’erba proibita.
GIOVANI E AGRICOLTURA - A Roma solo ieri, 20 marzo, sono stati scoperti due ragazzi dediti alla coltivazione di piantine della cannabis. Un 22enne aveva adibito ad orto la camera da letto dell’appartamento preso in affitto sfruttando un letto a castello ricoperto poi di cellophane e sistemando opportunamente lampade e ventilatori per produrre la giusta temperatura. Sistemazione simile quella trovata nell’appartamento, sempre nella capitale, di un 19enne.
All’inizio di marzo un 17enne di Varcaturo, in provincia di Napoli, è stato arrestato per aver allestito a serra una stanza del suo appartamento con ben 70 vasi di piantine di marijuana, impianto di riscaldamento, d’irrigazione e fertilizzanti chimici.
COSA SI RISCHIA - Passione per la botanica o necessità di guadagnare in periodo di crisi dell’occupazione? Anziché fare tardi tutte le sere per servire ai tavoli di un pub o deprimersi con le cuffie alle orecchie in un call center, alcuni studenti universitari sembrano preferire l’attività vivaistica coltivando piantine di marijuana. Sicuramente più redditizia di qualsiasi altro lavoretto part time, la produzione di cannabis è però illegale e se si viene scoperti a fare giardinaggio con le piantine di maria, si rischia una pena che va dai 6 ai 20 anni di carcere e una multa che va da 26mila a 260mila euro.
CANNABIS PER USCIRE DALLA CRISI - Ma in Spagna la produzione di cannabis potrebbe essere utilizzata per uscire dalla crisi dell’occupazione o, perlomeno, questa è la proposta avanzata dal sindaco di Rasquera (a nord-est del Paese), Bernat Pellisa. Il sindaco ha deciso di coltivare marijuana nel piccolo comune rurale per ridurre il debito e fornire nuovi posti di lavoro. Il problema è giustificare la produzione, poiché anche in Spagna la coltivazione di cannabis è illegale. Le possibili alternative consistono nel consumo individuale o, meglio, sulla produzione per scopi terapeutici e palliativi.
Cristina Montini