
Facendo la psicologa e lavorando con tanti ragazzi tra i 18 e i 25 anni, mi capita spesso di confrontarmi con una mancanza di sicurezza in sé. Una difficoltà normalissima per quest’età, ma che viene spesso accompagnata da tanta ansia e bisogno di rassicurazione esterna.
Quello che i ragazzi non sanno è che, in un mondo di stimoli ansiogeni, c’è una fretta di risolvere i problemi troppo in fretta. Cosa significa 'troppo in fretta'? Significa che ogni dubbio, ogni decisione che dobbiamo prendere, ha bisogno di un minimo di tempo per essere pensata, analizzata e per decidere come affrontarla.
Se non rispettiamo i tempi necessari per riflettere e siamo ansiosi di decidere, spesso succede perché siamo influenzati dall’esterno: la pressione di dover decidere in fretta o il dubbio se siamo davvero in grado di fare la scelta giusta.
Per molti ragazzi, togliersi il dubbio significa andare subito a cercare informazioni online o chiedere consigli veloci. Sul web, i consigli sembrano facili e immediati, ma sappiamo bene che spesso sono poco utili, e i ragazzi se ne stanno rendendo conto: l’intelligenza artificiale, infatti, non ha molto da aggiungere a quello che già il nostro cervello sa fare.
Come riconoscere un buon consiglio
Il vero problema sta nei cattivi consigli. Ho visto tantissime scelte sbagliate fatte solo perché qualcuno le ha suggerite senza nemmeno fermarsi a riflettere. Una scelta sbagliata oggi può costare una carriera, la scelta universitaria sbagliata, il non andare all’estero o addirittura decidere di andarci per ragioni sbagliate.
E non parliamo delle scelte sentimentali: un partner sbagliato può farti perdere anni di vita. Ecco allora a cosa fare per pensare un po' seriamente ai consigli ricevuti o dati:
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Cattivi consigli o cattivi consiglieri? Ricordarsi sempre che un consiglio neutro è impossibile da dare, e che ognuno di noi vede le cose solo dal suo punto di vista. Pertanto ogni consiglio sarà “di parte” e non vale nulla di per sé se non come prospettiva parziale di chi ce lo dà. Perciò i consigli migliori vengono dalle persone migliori ma anche le persone migliori sono cattivi consiglieri per gli altri. Solo noi sappiamo cosa è giusto per noi ed anche se siamo giovanissimi ed insicuri sappiamo noi per noi stessi.
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Guardiamo quindi 'da che pulpito parte la predica': chi dà consigli deve essere e fare meglio di noi in quel campo, altrimenti non può saperne più di noi. Spesso invece chi è più saputello è anche chi è più fallito in quel campo, come dire che una persona con Disturbi alimentari dà consigli sull’alimentazione, o un amico che non trova alcun partner dà consigli su come sedurre, o una persona che non ha la patente dà consigli sulle autovetture altrui. Guardiamo bene chi abbiamo davanti prima di chiedere consiglio.
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I consigli vanno ritenuti informazioni di parte, e come tali vanno ascoltati ma poi pensati e ripensati, ed applicati a sé stessi proiettando su noi stessi le conseguenze del seguirli o meno. Non parlo solo di conseguenze concrete ma anche e soprattutto emotive. Come dire che se io sono una persona timida ed un’amica mi dice “buttati” perché Lei è meno timida, questo consiglio di per sé buono, sarà inutile per me.
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Dare e ricevere consigli può essere la cosa più pericolosa che c’è, meglio ascoltare, stare vicini, e raccontare solo le cose che si sanno perché si sono sperimentate sulla propria pelle.
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Chiediamoci che aspettative hanno gli altri su di noi. I buoni consigli sono dati da chi non si attende nulla da noi perché non è implicato nelle nostre cose.
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Che conseguenze effettive avrà per noi seguire il consiglio del nostro amico? Fare una proiezione di fattibilità e di come una cosa impatterà sulla nostra vita è sempre meglio prima di agire di impulso seguendo la strada altrui.
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Se abbiamo solo bisogno di essere tranquillizzati chiediamo aiuto in questo senso, come vicinanza o affetto.
Ed infine, poiché la nostra mente anche se siamo piccoli, funziona benissimo, facciamo tesoro dell’esperienza altrui ma chiediamo consiglio al nostro cervello che spesso è il miglior consigliere di sorta. Il silenzio porta consiglio.
Dott.ssa Maria Chiara Talamo