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Un ragazzo e una ragazza che viaggiano su un motorino in mezzo alle palme

Nell’era dei social media, viaggiare non è più solo un'opportunità per andare alla scoperta e staccare dalla routine, ma sembra essere diventato un vero e proprio status symbol, un tassello imprescindibile per costruire la propria identità

Ma possibile che questa passione per il viaggio si sia trasformata in una sorta di ossessione collettiva

È proprio questo il tema sollevato da un utente su Reddit, che nel suo post sfogo mette in discussione il modo in cui sempre più persone sembrano definire sé stesse attraverso le esperienze di viaggio: “Sembrano tutti lobotomizzati che fanno e dicono le stesse cose”.

Il post: “Se qualcun altro mi parla di come sia bello fare nuove esperienze e viaggiare mi metto ad urlare”

“Ma quest'ossessione per i viaggi?”, si chiede l’utente su Reddit nel suo post sfogo. 

“Non so voi”, continua, “ma mi sembra che il 90% delle persone con cui parlo, specialmente le ragazze, siano ossessionati dalla passione per viaggiare.

A infastidire, specifica, non è il viaggio in sé, ma il fatto che tutti sembrano recitare un copione: “Cioè, va bene, è bello viaggiare, lo faccio anche io, ma non puoi costruire una personalità in base a quello, sembrano tutti lobotomizzati che fanno e dicono le stesse cose”.

Conclude: “Scusate il rant, ma non li sopporto più, penso che se qualcun altro mi parla di come sia bello fare nuove esperienze e viaggiare da soli mi metto ad urlare”.

I commenti: “Se si proibisse di pubblicare le foto dei loro viaggi la metà non partirebbe neanche”

Il post ha attirato una valanga di commenti (oltre 500). 

Qualcuno tenta una spiegazione, che è quella che va per la maggiore: Ossessione dovuta principalmente ai social”. E non manca un tocco di provocazione: “Se per assurdo si proibisse a queste persone di pubblicare le foto dei loro viaggi su instagram la metà non partirebbe neanche.

In molti, appunto, si dicono d’accordo: “Quoto. Due settimane fa ho fatto il primo viaggio dopo essermi cancellato da tutti social (da qualche mese). Me lo sono goduto come non mai”.

C’è chi ricorre a un tono piuttosto amaro: “La società gli ha insegnato che un giovane, per essere tale, deve viaggiare, divertirsi, andare alla feste, andare a cena fuori, sc***re un po’ a caso, ascoltare musica di un certo tipo… Si omologano”. E ancora: Vanno negli stessi posti "instagrammabili" per il gusto di dire ad altri che ci sono stati. Per uno che lo fa per vera passione, 100 lo fanno perché "devono". Mi fanno un po' pena onestamente”.

Qualcuno corrobora la tesi con un riferimento concreto: “L'agenzia viaggi vicino al mio ufficio postale la scorsa estate aveva appeso il cartello ‘vieni a scoprire i viaggi #instagrammabili’”.

Ma c’è anche chi offre un’altra prospettiva: “I discorsi che si fanno qui li sento fare da 30 anni, nei primi 2000 c'era la "vacanza intelligente", quella fuori dalla massa che prediligeva i percorsi culturali. Tempo zero e pure quello diventa mainstream (mai stato all'Umbria Jazz?...e al festival della letteratura di Mantova?)”.

E qualcun altro rema contro: “Ma io invece mi chiedo: ma a voi, esattamente, che problemi vi dà? Lasciate che la gente che vuole viaggiare viaggi, che vi toglie? A me questi post sembrano sempre solo degli ammassi di invidia sociale mascherata da moralismi completamente inutili”.

Data pubblicazione 22 Ottobre 2024, Ore 11:53
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