
DECRETO A RISCHIO - Se il decreto non verrà convertito in legge entro il 1. Novembre, decadranno i suoi effetti visto che ha una validità di 60 giorni. Purtroppo i tagli di spesa previsti dai Ministri Tremonti e Gelmini sono già operativi, visto che il decreto corrispondente è stato trasformato già in legge (la n.133). Senza entrare nel merito, di sicuro c'è che verranno tagliati alla scuola 8 miliardi di euro ma ne verranno reinvestiti solo 3, per un totale di 5 miliardi di tagli (fonte ANP). Ma gli studenti non si scoraggiano: dalle medie alle superiori passando per l'università, gli studenti stanno scendendo nelle piazze delle varie città italiane. Ecco quindi le principali manifestazioni di ieri.
ROMA - Nella capitale circa 5-6 mila studenti, a detta degli organizzatori, hanno manifestato in corteo sfilando da piazza della Repubblica fino a piazza Venezia. Più tardi alcuni ragazzi si sono spostati davanti al Senato per un sit-in di protesta (e qualcuno ha lanciato la proposta di seguire, mercoledì, i lavori a Palazzo Madama). Durante il percorso del corteo c'è stata una spaccatura fra testa e coda. Davanti il "Blocco Studentesco" di estrema destra (che ha intonato il coro «Duce, Duce») e dietro gli studenti antifascisti. Questi ultimi hanno avuto attimi di indecisione e, giunti in via Cavour all'altezza di via dei Serpenti, avevano deciso di modificare il percorso della loro manifestazione per dirigersi verso il ministero dell'Istruzione. Una volta giunti in via dei Fori Imperiali gli studenti di sinistra sono stati convinti però dalle forze dell'ordine, che hanno sbarrato con un cordone l'accesso verso il Colosseo, a proseguire con il percorso concordato e raggiungere la testa in piazza Venezia. Molti gli slogan scanditi dai ragazzi: «Nel nostro futuro più pubblico e meno privato», ma anche «la Gelmini non ci fermerà, salviamo la scuola e le università». Nelle prossime ore, spiegano gli studenti, crescerà il numero di scuole in mobilitazione a Roma e in tutta Italia. Nella capitale sono stati occupati, tra gli altri, il liceo "Giulio Cesare" e l'istituto nautico "Colonna", mentre i giovani di medicina della "Sapienza" hanno fatto lezione sotto il ministero dell'Istruzione.
MILANO - Occupazioni scattate anche negli istituti secondari milanesi. Al liceo artistico Boccioni, in piazzale Arduino (zona Fiera), alle 8.30 è stata approvata «a stragrande maggioranza», spiegano gli studenti, l'occupazione dell'istituto che dovrebbe andare avanti fino a mercoledì. «Quello che ci siamo presi è solo una piccola parte di ciò che ci spetta», recita uno striscione apposto all'ingresso della scuola. Ora i ragazzi sono riuniti in un'assemblea per decidere come organizzare l'occupazione.
[newpage]

PALERMO - Cortei e iniziative di protesta contro la legge 133 si sono svolti in diversi punti di Palermo. Davanti la sede della Rai, in viale Strasburgo, un gruppo di studenti di scuole medie superiori si è radunato in un sit-in, mentre altri studenti dopo un presidio in piazza Politeama, davanti al teatro, hanno sfilato in corteo per via Libertà, creando problemi alla circolazione. In piazza Castelnuovo invece gli studenti della Facoltà di Scienze della Formazione dell'Università hanno partecipato a una lezione all'aperto. Altre lezioni delle facoltà di Ingegneria, Architettura, Medicina, Farmacia e Giurisprudenza sono in programma martedì in diverse zone della città.
SIT IN AL SENATO - Intanto i Cobas lanciano un sit in per martedì alle 17 davanti al Senato, in concomitanza con le votazioni sul provvedimento, che dovrebbero chiudersi mercoledì. «Anche oggi - sottolinea il portavoce nazionale, Piero Bernocchi - in tutta Italia proseguono cortei, sit-in, occupazioni e autogestioni di scuole, a dimostrazione di quanto fosse sentito quel 'Non ci farete paura' che il movimento ha risposto alle brutali minacce poliziesche e forcaiole di Berlusconi contro il popolo della scuola pubblica».
FAMIGLIA CRISTIANA - Non solo gli studenti contro il decreto Gelmini: «Il bene della scuola (ma anche del Paese) richiede la sospensione o il ritiro del decreto», invoca Famiglia Cristiana nell'editoriale del prossimo numero intitolato «Non chiamiamo riforma un semplice taglio di spesa». «Non si garantisce così il diritto allo studio: prima si decide e poi, travolti dalle proteste, s'abbozza una farsa di dialogo», scrive il settimanale dei paolini. Il Paese in crisi, si legge, «trova i soldi per Alitalia e banche», ma per la scuola si richiedono «sacrifici alle famiglie, ma costi e privilegi di onorevoli e senatori restano intatti».