
Ogni tecnologia ha il suo gesto tempo. E' questo il titolo dell'appello lanciato e firmato da personalità di primo piano del mondo della pedagogia, dell'educazione e della cultura, della psicologia dell'arte e del cinema.
La richiesta, mossa nei confronti del governo italiano, prevede di adottare un piano di limitazioni sull'utilizzo degli smartphone e dei social da parte degli under 16, e ha messo d'accordo diverse personalità di spicco: da Daniele Novara ad Alberto Pellai, da Pierfrancesco Favino a Paola Cortellesi.Nel frattempo, dall'altra parte del pianeta stanno già facendo sul serio. In Australia, il primo ministro Anthony Albanese ha infatti annunciato un piano di restrizioni che colpirà gli under 14. Lo scopo è chiaro: vietare l'utilizzo di tutte le piattaforme social fino al compimento del quattordicesimo anno di età.
La proposta di legge per vietare i social agli under 14
La proposta del premier australiano, presentata proprio ieri, è supportata da un rapporto di 276 pagine stilato dall’ex giudice capo dell’Alta Corte, Robert French. Nel testo si legge che, oltre a escludere dai social i minori di 14 anni, tutti i minori al di sotto di questa soglia di età dovranno avere il consenso dei genitori per potersi iscrivere a una qualsiasi piattaforma social. Il rapporto cita inoltre i dati dell’Australian Psychological Association, che mostrano come gli adolescenti trascorrano in media 3 ore e mezza al giorno sui social. Spesso in maniera negativa, entrando a contatto con contenuti potenzialmente dannosi per il loro sviluppo.
In Italia l'appello di psicologi e pedagogisti
Quella di vietare l'utilizzo dei social ai giovanissimi – o quantomeno di fissare un'età minima per la fruizione – è un'idea largamente diffusa. In Italia il dibattito è aperto già da tempo e di recente ha trovato sfogo in un appello che psicologi, pedagogisti ed esponenti del mondo della cultura hanno rivolto al governo italiano.
“I bambini e le bambine che utilizzano strumenti tecnologici e interagiscono con gli schermi - si legge nell'appello, che vede come primi firmatari il pedagogista Daniele Novara e il medico e psicoterapeuta Alberto Pellai - subiscono due danni: uno diretto, legato alla dipendenza; uno indiretto, perché l’interazione con gli schermi impedisce di vivere nella vita reale le esperienze fondamentali per un corretto allenamento alla vita”. Nella lettera viene precisato che le tecnologie sono fondamentali per migliorare la qualità di vita ma, di contro, “le neuroscienze hanno ormai dimostrato che ci sono aree del cervello, fondamentali per l’apprendimento cognitivo, che non si sviluppano pienamente se il minore porta nel digitale attività ed esperienze che dovrebbe invece vivere nel mondo reale. Prima dei 14-15 anni, il cervello emotivo dei minori è molto vulnerabile all’ingaggio dopaminergico dei social media e dei videogiochi”.
Per questo, secondo gli esperti, il divieto di utilizzo degli smartphone alle scuole elementari e medie, introdotto proprio quest'anno in via ufficiale dal MIM, non sarebbe sufficiente: “Impegnarsi per far sì che nessuno dei nostri ragazzi e delle nostre ragazze possa possedere uno smartphone personale prima dei 14 anni e che non si possa avere un profilo sui social media prima dei 16”, si legge.
L'appello è stato sottoscritto da decine di personaggi del mondo della pedagogia, della psicologia, delle arti e dello spettacolo, tra cui Silvia Vegetti Finzi e Anna Oliverio Ferraris, Raffaele Mantegazza, Alberto Oliverio e Michele Zappella e poi: Paola Cortellesi e Valeria Golino, Pierfrancesco Favino e Luca Zingaretti. E ancora: Stefano Accorsi, Anna Foglietta, Claudia Gerini, Edoardo Leo, Valentina Lodovini, Carlotta Natoli, Luisa Ranieri, Pietro Sermonti. Adesso la palla passa al governo.