Concetti Chiave
- Vincenzo Bellini, formatosi al Conservatorio di Napoli, sviluppa un amore duraturo per la melodia sotto la guida di Nicola Antonio Zingarelli.
- Il successo iniziale a Napoli con "Bianca e Gernando" porta Bellini a Milano, dove debutta con "Il pirata" alla Scala nel 1827, rivelando il suo talento per il "bel canto".
- Bellini conquista il pubblico con opere come "La straniera" e "I Capuleti e i Montecchi", caratterizzate da melodie sensuali e orchestrazioni appassionate.
- Nonostante l'iniziale insuccesso di "Norma", l'opera diventa un capolavoro riconosciuto per il suo equilibrio tra liricità e drammaticità romantica.
- Dopo i successi a Londra e Parigi, "I Puritani e i Cavalieri" segna l'apice della carriera di Bellini, ma il compositore muore prematuramente nel 1836, probabilmente di epatite.
In questo appunto di musica si descrive la biografia del celebre compositore musicale Vincenzo Bellini, con analisi accurata anche della sua celebre e grande attività musicale.
Al Conservatorio di Napoli, dove Vincenzo Bellini entra nel 1819 grazie a una borsa di studio del Comune di Catania, il suo maestro Nicola Antonio Zingarelli gli infonde un amore (mai rinnegato da Bellini) per la melodia intesa come elemento fondamentale del discorso musicale.
Al termine degli studi gli viene commissionata un’opera per il teatro San Carlo di Napoli. Il successo di Bianca e Gernando (poi trasformata in Bianca e Fernando) è discreto: Domenico Barbaja, l’impresario del teatro (e componente del comitato di gestione della Scala), gli procura una scrittura a Milano. Il 27 ottobre 1827 debutta alla Scala Il pirata, melodramma in 2 atti (su libretto di Felice Romani, in seguito stretto collaboratore di Bellini) che riscuote un notevole successo. È un’opera ancora immatura, ma alcuni squarci melodici rivelano già il maestro del “bel canto”. Simpatico, brillante, fisicamente attraente, Bellini conquista rapidamente l’ambiente milanese ed è sovente ospite di famiglie dell’alta nobiltà. Riesce presto a spuntare contratti molto vantaggiosi e il successo gli permette di comporre con cura, senza scadenze assillanti.

Altre opere e attività musicale
La sua opera successiva La straniera, va in scena alla Scala di Milano il 14 febbraio 1829 ed è accolta con grande favore.
Un successi ancora maggiore arride alla tragedia lirica in 2 atti I Capuleti e i Montecchi, rappresentata al Teatro La Fenice di Venezia l’11 marzo 1830.
In queste opere emerge l'amore di Vincenzo Bellini per la melodia morbida e sensuale e per una condotta orchestrale che (pur non essendo particolarmente innovativa) sottolinea in modo conciso e appassionato il clima e il pathos delle vicende.
Il 1831 è l’anno dell’incontro con Giuditta Pasta, il soprano più acclamato del momento, una delle voci più celebrate di tutta la storia dell’opera. È lei a dar voce ai capolavori di Bellini: nel mese di marzo La sonnambula (applauditissima dal pubblico del Teatro Carcano di Milano) e in dicembre Norma (alla Scala). Come sovente accade alle opere geniali, inizialmente Norma è un fiasco. Gli ascoltatori stentano a ritrovare quella cantabilità melodica a cui Bellini li ha abituati e la drammaticità più severa, in qualche modo neoclassica dell’opera sconcerta il pubblico. Ma nel corso delle successive repliche Norma non solo cattura i favori degli ascoltatori, ma si afferma come massimo capolavoro del suo autore, sintetizzando, in un meraviglioso equilibrio, la purezza lirica del canto con la passione e la drammaticità del romanticismo imperante, elementi espressi anche nella solennità degli interventi del coro.
La fama di Vincenzo Bellini varca i confini nazionali. Nel 1833 arriva a Londra, dove Giuditta Pasta interpreta, nel giro di poche settimane, Pirata, Norma e Capuleti, mentre Sonnambula è affidata alla leggendaria Maria Malibran. Da Londra Vincenzo Bellini si trasferisce a Parigi, la capitale dell’opera europea. Qui entra in contatto con le correnti più avanzate della musica dell’epoca e rimane particolarmente impressionato dalle sinfonie di Beethoven, ma ritiene che si dedichi troppa cura all’aspetto strumentale a scapito della voce. Contrariamente a questa sua radicata convinzione, I Puritani e i Cavalieri (l’opera a cui sta lavorando e con la quale vuole mostrare tutto il valore della melodia italiana) risulta essere la sua opera meglio strumentata, segno evidente dell’avvenuta assimilazione dell’atmosfera respirata in territorio parigino.
La rappresentazione dell’opera si tiene al Theatre Italien di Parigi il 24 gennaio 1835 e risulta un vero trionfo.
Ma nell’estate 1836, improvvisamente, Bellini si ammala. Abbandonato dai suoi ospiti, forse timorosi di un contagio, il compositore si affida alle cure di un medico poco capace. Muore alla fine di settembre, in totale solitudine, verosimilmente di epatite.
Domande da interrogazione
- Qual è stato il ruolo di Nicola Antonio Zingarelli nella formazione musicale di Vincenzo Bellini?
- Quali sono state le prime opere di successo di Vincenzo Bellini?
- Come è stata inizialmente accolta l'opera "Norma" di Bellini?
- Qual è stato l'impatto del soggiorno di Bellini a Parigi sulla sua musica?
- Quali furono le circostanze della morte di Vincenzo Bellini?
Nicola Antonio Zingarelli, maestro di Bellini al Conservatorio di Napoli, gli ha infuso un amore per la melodia come elemento fondamentale del discorso musicale, un principio che Bellini non ha mai rinnegato.
Le prime opere di successo di Bellini includono "Il pirata", che debuttò alla Scala nel 1827, e "La straniera", rappresentata alla Scala di Milano nel 1829, entrambe accolte con grande favore.
"Norma" inizialmente fu un fiasco, poiché il pubblico faticava a ritrovare la cantabilità melodica tipica di Bellini e la drammaticità neoclassica dell'opera sconcertava gli ascoltatori. Tuttavia, con le repliche, si affermò come un capolavoro.
A Parigi, Bellini fu impressionato dalle sinfonie di Beethoven e, nonostante la sua convinzione che si dedicasse troppa cura all'aspetto strumentale, assimilò l'atmosfera musicale parigina, come dimostrato dalla strumentazione avanzata de "I Puritani e i Cavalieri".
Bellini si ammalò improvvisamente nell'estate del 1836 e, abbandonato dai suoi ospiti e affidato a un medico poco capace, morì in solitudine alla fine di settembre, probabilmente di epatite.