
In questa pagina pubblichiamo la soluzione della traccia della prima prova maturità 2016 rientrante nella tipologia tema storico. Quest'anno la traccia chiedeva di affrontare l'allargamento del voto alle donne, avvenuto nel 1946.
Come ogni anno noi di Skuola.net abbiamo svolto tutte le tracce proposte dal Miur: i nostri tutor hanno lavorato per risolvere questa traccia in modo che gli studenti che terminano la prova possano immediatamente consultare. Ma abbiamo deciso la soluzione solo dopo il tempo minimo di consegna dei compiti d'esame. Consultare le prove d'esame durante lo svolgimento può infatti comportare l'esclusione, perciò consigliamo a tutti i maturandi di non guardare questa pagina mentre sono a scuola.TEMA STORICO - LA SOLUZIONE: 1946, le donne alla conquista del suffragio universale
L’espressione suffragio universale indica il pieno riconoscimento del diritto di voto nei confronti dei cittadini maggiorenni, senza alcun tipo di discriminazione legata all’età, al sesso o al censo. Tuttavia, questa definizione come noi oggi la conosciamo è permeata da un senso di modernità che nulla, o poco, ha a che fare con quanto invece si concepì più di un secolo fa e oltre. Infatti, benché l’introduzione del suffragio universale nel nostro Paese si identifichi con l’anno 1912, il cui governo faceva capo a Giolitti, i dibattiti su possibili allargamenti del corpo elettorale cominciarono ben prima, a partire dal processo di unificazione nazionale.
All’indomani della sua realizzazione, si decise di adottare il sistema ereditato dallo Statuto Albertino, che prevedeva la concessione del diritto di voto ai soli cittadini maschi alfabetizzati, che avessero compiuto il venticinquesimo anno di età e che avessero pagato circa 40 lire. Questo scenario, politico e sociale, vide la graduale ribalta del fronte femminile, che si unì unirsi in associazioni e comitati, portando avanti una battaglia per l’ottenimento della parità di diritti, escludendo qualsiasi principio che le avesse relegate alla sola sfera privata.
Si creò, a tal proposito, quel movimento composto dalle suffragette. Termine che, tuttavia, non è semanticamente circoscritto all’ambito del diritto di voto, ma, al contrario, mirava al raggiungimento dei pari diritti in qualsiasi sfera della società rispetto al genere maschile.
Tra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX alcune donne, tra le quali Anna Maria Mozzoni, avanzarono delle petizioni che accesero forti dibattiti all’interno del mondo politico. In particolare, da menzionare fu quella del 1906 che venne presentata al Parlamento e che, tuttavia, non portò ai risultati che si era prefissata. Una prima risposta positiva si ebbe solamente nel 1919, quando la Camera approvò una legge sul suffragio universale femminile. Che, tuttavia, incontrò l’ostacolo chiamato Fascismo, la cui ascesa impedì di fatto al Senato di fare quanto accadde alla Camera. In epoca fascista prese piede l’illusione di un’estensione del diritto di voto verso il genere femminile. Provvedimento che, tuttavia, non trovò sbocco in alcuna legge scritta, malgrado il Duce avesse espresso il proprio consenso. Parole, nessuna legge.
Fu con lo scoppio del secondo conflitto mondiale, e la conseguente partecipazione delle donne al movimento della Resistenza, che si ebbe la chiara dimostrazione di una presa di coscienza, ormai ben radicata, che di lì a poco avrebbe trovato piena attuazione nella società. Un chiaro esempio si verificò nel 1943, quando a Milano prese vita il gruppo di Difesa della Donna e per l'Assistenza ai Volontari della Libertà, finalizzato a offrire supporto al fronte partigiano e a coloro che destavano in gravi condizioni.
Un’altra importante organizzazione fu quella dell’Unione Donne Italiane (UDI), composta da donne provenienti dai vari partiti (DC, Partito Liberale, Partito d’Azione, PCI, Partito socialista, Partito del Lavoro) che si impegnò, in particolare, per il raggiungimento dei diritti politici. Questo tipo di organizzazioni, tra le quali rientra anche il Centro Italiano Femminile (Cif), nato nel 1944, si riunirono, successivamente, nel più corposo Comitato Nazionale pro-voto, un’organizzazione il cui scopo precipuo fu quello di contribuire alla campagna per l’ottenimento del diritto di voto.
Contemporaneamente, anche De Gasperi e Togliatti manifestarono la propria volontà di affrontare l’importante tematica con prospettive positive in materia legislativa. La questione, pertanto, subì una portata così profonda che il 30 gennaio 1945, con la guerra ancora in corso, venne approvato e varato il decreto secondo il quale le donne che avessero compiuto il ventunesimo anno di età avrebbero avuto accesso all’attività di voto. Benché si ottenne questo importantissimo traguardo, si tralasciò un nodo fondamentale, quello dell’eleggibilità delle donne, per il quale si sarebbe dovuto attendere un ulteriore anno, quel fatidico 1946: il quale, da un lato, sancì la prima e piena partecipazione delle donne in occasione delle elezioni amministrative e dell’elezione dell’Assemblea Costituente del 10 marzo; dall’altro, il 2 giugno, segnò il passaggio dalla Monarchia alla Repubblica, a favore della quale votò il 54,3% della popolazione.
Fonti significative dalle quali si può cogliere la portata dell’evento che sancì questo faticoso traguardo sono le testimonianze delle scrittrici Anna Banti e Alba de Cespedes che raccontano le proprie impressioni ed emozioni provate per la prima volta all’interno della cabina elettorale, nonché il senso di timore della scelta (“[...]Avevo il cuore in gola e avevo paura di sbagliarmi fra il segno della Repubblica e quello della Monarchia?”).
Ma significative sono anche le parole di Alba de Céspedes, che concependo questo lungo processo come un’avventura, usa termini quali silenzio, prigione, muta, che fanno emergere quella sorta di vincolo che legava le donne da una ribalta sul piano politico, pubblico e sociale. Il “segno in croce” di cui parla Alba de Céspedes è quello che di fatto pose fine a questa lunga lotta. Una “fine” che, tuttavia, rappresentò l’inizio di un periodo storico in cui altrettante furono le conquiste che sono passate alla storia.
A cura di Marco
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