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Sintesi
Introduzione White Album, tesina


La seguente tesina parla del White Album, pubblicato dai Beatles nel 1968. Ho parlato del colore bianco e poi ho analizzato tre delle canzoni del disco, collegando tutto con alcune materie d'esame.

Collegamenti


Italiano - Pascoli
Storia - Guerra fredda ed era Gorbaciov
Pedagogia - Montessori
Inglese - Victorian compromise
Estratto del documento

BIANCO COME UN'ALA DI GABBIANO

Non tutti gli album sono in grado di colpire senza essere ascoltati, o senza nemmeno essere

toccati. Il White Album non solo è stato in grado di farlo, ma lo ha fatto in un anno in cui

stupire era obbligatorio: il 1968.

Una copertina totalmente bianca, un album senza nome, che contrasta palesemente con le

opere psichedeliche e piene di colori che l'hanno preceduto, come Sgt Pepper's Lonely Hearts

Club Band, album davvero colorato, sia da vedere che da ascoltare. Il White Album avrebbe

potuto essere completamente viola, rosso, verde, azzurro, invece è di un bianco puro e

assoluto, di un bianco che spiazza lo spettatore, perché spetta a quest'ultimo scoprire ciò che

la band non gli suggerisce nemmeno. Il bianco può spiazzare, ma può anche consolare e

confortare; può essere una macchia di chiarezza e di pace, comparsa in un periodo di scontri e

disordine, ma anche di grandi conquiste.

Il colore bianco ha, è ormai quasi ovvio affermarlo, un'importanza fondamentale per

l'album: gli ha dato un nome e gli dà tutt'ora un carattere. E' tuttavia curioso notare come la

parola white non compaia mai, nemmeno una volta, né sulla copertina, né sul poster di cui

l'album è provvisto, né in nessuno dei versi di nessuna delle trenta canzoni, le cui parole sono

riportate nel libretto contenuto all'interno. Il colore bianco è, insomma, talmente presente ed

immediato che non ha nemmeno il bisogno di essere menzionato: C'è e basta avranno pensato

i Beatles e tutti ve ne accorgerete.

Il White Album si presentò dunque con semplicità, la quale però si scoprì presto essere non

soltanto spiazzante, ma anche presunta, in quanto bastò appoggiare la puntina sul disco per

capire subito le grandi novità che quell'album avrebbe (ed ha) portato con sé.

Molto spesso è successo che opere non solo musicali, ma anche artistiche e letterarie si siano

presentate con curiosa semplicità, la quale, dopo uno sguardo un po' più attento, avrebbe

liberato tutte le novità che teneva nascoste dentro di sé. La semplicità, del resto, attira il

pubblico, e lo spinge ad addentrarsi nell'opera, per scoprire tutto ciò che essa ha da offrire.

Un valido esempio di come la semplicità formale può essere accompagnata da straordinari

cambiamenti e novità è l'operato del grande poeta italiano di fine Ottocento Giovanni Pascoli.

Giovanni Pascoli è da molti soprannominato il poeta delle piccole cose proprio perché si lasciò

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ispirare da tutto ciò che lo circondava; spesso non aveva bisogno di avvenimenti straordinari o

di pagine e pagine piene di versi: gli bastavano la sua realtà e poche parole scritte su un foglio

per trasmettere a tutti il suo messaggio, semplice e complesso allo stesso tempo.

Non è tuttavia solo la presunta facilità la ragione per la quale ho voluto collegare la

copertina bianca dei Beatles con la poesia di Pascoli: infatti ho deciso di farlo soprattutto

perché, in una delle più famose composizioni del poeta, il colore bianco ha un ruolo

fondamentale, pur non essendo scritto da nessuna parte...

La raccolta Myricae fu pubblicata da Pascoli nel

1891 e fu poi ripubblicata e rivisitata, fino

all'ultima versione, risalente al 1900. E'

importante ricordare che i testi compresi in

questa versione definitiva furono composti

nell'arco di oltre un ventennio: tra il 1877 e il

1900.

A Pascoli, infatti, non interessava raggruppare

le sue poesie a seconda del loro periodo di

composizione, ma a seconda, invece, della loro

metrica, della forma e talvolta anche a seconda

del loro contenuto. Myricae, una delle sue raccolte

più famose, contiene dunque dentro di sé poesie

appartenenti a periodi della vita dell'autore anche molto diversi e lontani tra loro. Tuttavia,

tutti e 156 i componimenti sono caratterizzati da tratti comuni: con uno stile frammentario e

guidato dal tema portante, quello della natura, un Pascoli simbolista e decadente descrive, in

modo assolutamente non oggettivo, paesaggi suggestivi, semplici solo apparentemente. La

natura e gli elementi descritti in Myricae sono molti: ogni immagine, ogni colore e ogni parola

ha un significato ben preciso per l'autore, significato che molto spesso conduce a pensieri

negativi, tristi, pessimisti. Il poeta si relaziona con una natura che appare bella ed armoniosa,

la quale però è anche piena di misteri e carica di immagini minacciose, che in un attimo

possono diventare simboli di morte, malinconia e solitudine. Per tutta la vita, Pascoli scrisse

restando, più o meno volontariamente, legato al passato, legato alle terribili esperienze che da

bambino lo avevano segnato; una su tutte, la tragica ed improvvisa morte del padre, che portò

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via con con sé anche il nido familiare che suo figlio cercò per tutta la vita di ricostruire.

L'immagine del nido, l'immagine della casa sono le uniche luci di speranza all'interno della

realtà scura e desolata descritta in Myricae. Queste immagini riescono a dare conforto al

poeta: anche se sono come piccole visioni, sfuggenti e destinate ad essere inghiottite

dall'oscurità, il bianco puro che le contraddistingue riesce ad illuminare, anche per un solo

attimo, l'intero componimento con la luce della speranza...

Temporale

Un bubbolio lontano...

Rosseggia l'orizzonte

come affocato, a mare:

nero di pece, a monte

stracci di nubi chiare:

tra il nero un casolare:

un'ala di gabbiano.

Questa poesia è un valido esempio di quello che Gianfranco Contini definì accordo eretico

1

con la tradizione, espressione con la quale intendeva dire che Pascoli sperimenta ed è un

innovatore dal punto di vista, ad esempio, delle tematiche, ma rispetta sempre la tradizione

per quel che riguarda lo stile. Questo componimento è infatti una ballata minima di settenari

con rime secondo lo schema xababbx, perfettamente, quindi, in linea con la tradizione

letteraria del tempo. Come ho scritto prima, però, anche se qualcosa si presenta come

semplice e prevedibile, non è detto che lo sia sotto tutti i punti di vista...

Leggendo questo componimento, si può subito capire che lo spettacolo naturale del

temporale in arrivo riflette lo stato d'animo del poeta che in quel momento lo sta descrivendo.

Il poeta è inquieto e spaventato: dentro e fuori di sé sente l'arrivo della tempesta, che si

avvicina con rumori spaventosi (il bubbolio lontano non lo sarà più per molto) e con colori ed

immagini forti ed inquietanti, come il rosso affocato dell'orizzonte, il nero di pece e gli stracci

di nubi. Con un discorso enigmatico basato sul non-detto, Pascoli, come un pittore

1 Gianfranco Contini (1912-1990) è stato un critico letterario e filologo italiano, storico della letteratura italiana

e tra i massimi esponenti della critica stilistica. 7

impressionista, descrive un paesaggio e un'atmosfera inquietanti e quasi soprannaturali. La

sintassi semplice e nominale (l'unico verbo del componimento è infatti rosseggia) aiuta il

lettore ad immedesimarsi nel poeta, a sentirsi come di fianco o addirittura dentro di lui.

La foga diventa maggiore in corrispondenza degli ultimi versi della poesia, quando il poeta

descrive il suo stupore nel vedere, in mezzo al nero del temporale, un casolare, un'ala di

gabbiano. Ecco il bianco, lo si vede! Ecco la speranza, ecco la felicità del passato. Il nero di un

temporale minaccioso sta inghiottendo tutto, ma un casolare bianco resiste ad esso, e risalta in

modo evidente e quasi surreale, come un'ala di gabbiano nel cielo nuvoloso. Il poeta, come il

lettore, si accorge che esiste ancora un luogo, un colore, un'immagine di serenità, protezione e

salvezza. Finché si vedrà quel bianco, ci sarà ancora qualcosa, che sia il ricordo del passato o la

speranza per il futuro, capace di prenderci sulle sue bianche ali e di farci volare via liberi,

anche solo per un attimo, lontano dalla negatività che ci opprime e che minaccia di

raggiungerci. 8

Ora è arrivato il momento di parlare un po' di musica: il White Album è originale per come

si presenta visualmente, ma se è così importante è perché è spettacolare per quel che riguarda

la musica che contiene. Ma che Beatles erano quelli che hanno creato questo album? Tanto per

capirci, non si sopportavano più tanto tra di loro, soprattutto perchè John e Paul, i due grandi

compositori del gruppo, i creatori dei tanti capolavori firmati Lennon-McCartney, non solo

dovevano fare i conti l'uno con il genio dell'altro, ma dovevano anche dare sempre più spazio a

George, il terzo grande compositore, che in quel periodo era al massimo della creatività. Come

ho accennato prima, infatti, il gruppo dei Beatles del 1968 non era più formato da membri, ma

da persone, artisti completi e in grado di lavorare indipendentemente. Questa caratteristica

del gruppo non è per forza da vedere in modo negativo, in quanto proprio i modi diversi di

intendere musica, parole, ritmo dei quattro ha permesso di creare un capolavoro del pop rock.

Il White Album è questo: un'opera avventurosa, mai vista o sentita prima, estremamente

originale. Personalmente, adoro la varietà del White Album: quando lo ascolto, mi sembra di

sentire una storia narrata da tante persone diverse, che inseriscono continuamente

personaggi, ambientazioni ed eventi nuovi.

Le atmosfere, i generi e i temi cambiano, infatti, insieme alle canzoni: allegria, politica,

nonsense, malinconia, sperimentalismo, amore, rabbia. I personaggi sono gli stessi Beatles, le

loro esperienze e la loro immaginazione, ma anche animali, persone vere e inventate, o

addirittura altre canzoni del gruppo stesso.

Il White Album, ripeto, è stato pubblicato il 22 novembre 1968: per realizzarlo, i Beatles si

sono chiusi negli studi di Abbey Road a Londra dal maggio all'ottobre dello stesso anno. Pochi

mesi prima, il gruppo aveva trascorso alcune settimane a Rishikesh, in India, per seguire corsi

di meditazione trascendentale in compagnia del guru Maharishi Mahesh Yogi. Non tutti

tornarono in Inghilterra entusiasti, meno di tutti John, ma sicuramente l'esperienza in India fu

importante per la nascita del White Album, non solo perchè ben diciotto delle canzoni in esso

contenute furono composte a Rishikesh, ma anche perchè fece cambiare ancora una volta lo

stile al gruppo, che andò oltre la psichedelia, e che riuscì davvero a guardarsi dentro...oltre che

a guardarsi intorno.

Nonostante la varietà e le tante storie che si trovano nel White Album, o forse proprio a

causa di ess

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