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Italiano: Peter Pan e la poetica del fanciullino
Storia: La faccia del Fürher e il Nazismo
Inglese: A Christmas Carol
Geografia: Mulan e la Cina
inspiré par les films classiques américains et par
Pocahontas. Discoveryland, enfin, est la terre de la
fiction dans le style old fashion.
Disneyland Paris è un centro di divertimenti situato a
Marne-la-Vallée, vicino a Parigi, formato da due parchi
a tema Disney, Disneyland Park e Walt Disney Studios
Park. Il complesso aprì ufficialmente il 12 aprile 1992
con il nome di EuroDisney Resort. All'inizio il Parco è
stato criticato dai francesi a causa della sua influenza
americana. Nell'ottobre del 1994, Euro Disney cambiò
il suo nome in Disneyland Paris. Disneyland Paris è
ora una delle più popolari destinazioni turistiche d'Europa, ospita soprattutto turisti europei
ed arabi, anche se non mancano turisti statunitensi. Al Disneyland parigino, oltre alle varie
attrazioni, vengono organizzate anche parate e sfilate a tema. La principale è Fantillusion,
una parata notturna, dove sfilano una decina di carri che rappresentano l'eterna lotta tra il
bene e il male, tra principi, principesse ed eroi contro i cattivi.
Il parco si suddivide in cinque aree tematiche: Main Street USA, Fantasyland,
Adventureland, Discoveryland e Frontierland. Main Street Usa è ispirato alla città natale di
Walt Disney, in Missouri, e rappresenta quindi una tipica città americana a cavallo tra il XIX
e il XX secolo. Main Street termina nel Castello della Bella Addormentata nel bosco, che fa
parte anche del settore Fantasyland. Fantasyland si ispira ad un tipico villaggio svizzero di
montagna, ospita molte attrazioni dedicate ad esempio a Biancaneve e i sette nani e Peter
Pan. Adventureland è la terra dell’avventura, con attrazioni dedicate alla giungla, alle storie
di pirati e all’Arabia del film Aladdin. Frontierland è dedicato al vecchio west ispirato ai
classici film americani e al recente Pocahontas. Discoveryland, infine, è la terra della
fantascienza in stile old fashion. 6
Peter Pan
Peter, sono felice che
tu sia venuto qui
stasera o non ti avrei
mai conosciuto!
Perché da domani Crescere?
dovrò CRESCERE!
Questa è l’ ultima
notte che passo qui !
No! Non
mi va! Nell’isola
Vieni con che non c’è!
me.. Laggiù non
crescerai
mai.
Dove? 7
Poetica del Fanciullino
Peter Pan è l’immagine di un bambino che non vuole crescere e non vuole avere nessun
contatto con la realtà, e ci ricorda che all’intero della nostra psiche o del nostro cuore esiste
un angolo in cui si mantiene intatto il nostro “bambino divino” o “bambino interiore” che
possiede le potenzialità e le modalità di agire dell’infanzia; basta “risvegliarlo”.
Secondo Giovanni Pascoli il poeta coincide col fanciullo che sopravvive in fondo ad ogni
uomo. Esso vede le cose per la prima volta, con stupore e meraviglia.
Il fanciullo sopravvive anche nell’uomo adulto, ma normalmente viene soffocato dalla
ragione. Questo non accade nei poeti, che lo lasciano esprimere liberamente.
Il poeta fanciullo è colui che da il nome alle cose, che riesce ad andare nell’intimo di esse, e
ad osservarle nella loro freschezza originaria.
Il Fanciullino è un saggio in cui Pascoli esprime nel modo più ampio la propria concezione
della poesia. Venne pubblicato sulla rivista fiorentina il “Marzocco” nel 1897 ed è il più
importante ed esplicito discorso programmatico di Pascoli sul poeta e sulla poesia, e
contiene dunque la sua personale poetica. Secondo Baudelaire la realtà è una foresta di
simboli. Per il fanciullo invece la realtà è immediata perché coglie direttamente l’essenza
segreta delle cose, senza mediazioni. Il fanciullo, si sottrae alla logica ordinaria, alla
prospettiva comune, grazie alla propria attività fantastica e simbolica. Di conseguenza, il
linguaggio della poesia scopre il mondo come se fosse nuovo: "tutto come per la prima
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volta", e ne illumina le corrispondenze segrete. La poesia di Pascoli, in effetti, procede
spesso senza logica, mediante accostamenti e simboli che vanno al di là della visione
consueta delle cose. Il simbolismo pascoliano vuole indicare la strada della rivelazione di
una verità segreta la cui chiave d’accesso nascosta appartiene solo al poeta. Il senso del
mistero si esprime attraverso una serie di analogie simboliche, al termine delle quali si
intravede l’ombra affascinante o paurosa di una verità assoluta, di cui l’unico interprete è il
poeta. Pascoli fa uso inoltre di onomatopee e fonosimbolismi. Il Poeta tenta poi una
mediazione con il mondo classico e con la tradizione nazionale, affermando l’utilità e la
funzione sociale e morale dell’arte. La poesia è consolazione, pacificazione delle tensioni
sociali, reintegrazione attraverso la bellezza dell’armonia tra gli uomini. In questo modo
viene di fatto riaffermata la funzione sociale del poeta come veggente e persino come
profeta, proprio nel momento in cui stava per essere spazzata via dalla nuova condizione
storica. Il fanciullo veggente, dotato di una vista più acuta di quella degli uomini comuni,
prigionieri delle abitudini e delle convenzioni del pensiero razionale, è colui che ha il
privilegio di spingere lo sguardo oltre le apparenze sensibili e i limiti della realtà visibile,
attingere all’ignoto, esplorare il mistero e coglierne immediatamente l’essenza segreta. In
questo ambito si colloca anche l’idea di poesia pura: il poeta per Pascoli non deve avere fini
pratici, obiettivi morali o propagandistici, ma canta solamente per cantare. Egli prende così
come esempio Virgilio, che facendo poesia pura in tempi tristi e travagliati, lancia un
messaggio sociale, delinea una società in cui non “esploda” una lotta tra classi, in cui non ci
sia né miseria né ricchezza. Nella poesia “fanciullesca” e “pura” vagheggiata da Pascoli è
quindi presente un messaggio sociale, di un socialismo umanitario e utopico, che invita
all’affratellamento di tutti gli uomini, al di là delle barriere di classe che li separano.
Così il fanciullo profeta è colui che induce alla bontà, amore e fratellanza. Nel saggio Il
Fanciullino c’è perciò anche un messaggio sociale, e cioè quello della fraternità tra tutti gli
uomini.
“ I fanciulli trovano tutto nel nulla, gli uomini trovano il nulla nel
tutto” (G.Pascoli) 9
La Faccia del Führer
Walt Disney ci mostra, attraverso uno dei suoi personaggi più famosi, un aspetto della vita
conosciuto e vissuto drammaticamente in prima persona da milioni di persone: il Nazismo.
Paperino è protagonista, nel 1943, di un cartone di propaganda anti-nazista: La faccia del
Führer.
Il cartone si apre con una banda musicale che entra in un villaggio tedesco tappezzato di
svastiche, cantando inni in onore delle virtù naziste.
Nel frattempo Paperino sta dormendo e al suono della marcia nazista alza istintivamente il
braccio in segno di saluto a Hitler. 10
Minacciato dai nazisti, Paperino si alza e fa colazione per prepararsi al lavoro. Essa,
essendoci la crisi economica, consiste in pane di segatura e caffè di qualità scadente.
Durante la colazione gli viene posta davanti al piatto una copia del Mein Kampf, per un
momento di lettura, per poi essere trascinato alla fabbrica in cui lavora.
Appena arrivato in fabbrica, Paperino inizia il suo turno giornaliero alla catena di
montaggio, ed il suo lavoro consiste nell'avvitare le spolette di granate di artiglieria.
Mescolate alle granate ci sono ritratti del Führer, che lo costringono ad interrompere il
lavoro, ogni volta che appare un ritratto, per fare il saluto nazista.
La velocità della catena di montaggio aumenta continuamente, e Paperino alla fine non
riesce a tenere il ritmo. Per di più viene continuamente bombardato da messaggi
propagandistici sulla superiorità della razza ariana e sulla gloria derivante dal lavoro per il
Führer. Dopo una breve pausa, Paperino viene obbligato a fare turni straordinari, che lo
portano a soffrire di frequenti allucinazioni. 11
Solo quando le allucinazioni finiscono e si ritrova a casa nel proprio letto, capisce che è
stato tutto un terribile incubo. Alla fine, Paperino abbraccia una Statua della Libertà in
miniatura, ringraziando di essere cittadino degli Stati Uniti d'America.
Il Nazismo
Nel cortometraggio La faccia del Führer ho citato il Mein Kampf, che viene posto davanti
agli occhi di Paperino. L’ideologia del Partito nazionalsocialista era stata rafforzata proprio
dal volume di Hitler, Mein Kampf, pubblicato tra il 1925 e il 1927. Qui vi era espressa una
concezione del mondo che, rifiutando i valori della civiltà liberale, intendeva fondare sui
miti del sangue, della razza, dell’obbedienza al capo carismatico (Führer) una nuova
organizzazione della società e dello stato. Hitler sosteneva il concetto della differenza di
valore tra razze, che implicava la vittoria del migliore e del più forte e la sottomissione del
peggiore e del più debole: era la razza ariana, ritenuta superiore rispetto a tutte le altre a cui
spettava il compito di dominare sull’Europa e sul mondo. Il termine ariano è stato coniato
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nel 1860, quando Marx Muller propose di sostituire il termine “indo-europei” col termine
ariano. Arya nella lingua sanscrita vuol dire eccellente, onorabile, superiore.
Il primo obiettivo per la nazione tedesca, era, secondo Hitler, quello di schiacciare i propri
nemici, ovvero gli ebrei, popolo senza patria, e tutti gli oppositori. Quindi, ricostruita la
propria unità in un nuovo stato, la Germania doveva respingere il trattato di Versailles,
recuperare i territori perduti ed espandersi a Est, a danno degli slavi (anch’essi considerati
un popolo inferiore), per conquistare il proprio “spazio vitale”.
Il movimento nazionalsocialista respingeva l’idea democratica della massa, ma si fondava
invece sulla convinzione dell’uomo superiore. Il ruolo del capo, infatti, era fondamentale
per il controllo delle masse. Attraverso l’uso accorto che il capo faceva della propaganda, la
folla poteva essere sottomessa e controllata. A questo fine la propaganda doveva essere
semplice e immediata, di poche parole, con limitati obbiettivi e rivolta contro un nemico
preciso e facilmente individuabile. Questo veniva indicato da Hitler negli ebrei, portatori
dell’internazionalismo, della democrazia e del pacifismo, i quali divenivano il capro
espiatorio di tutti i mali di cui soffriva la Germania. Ma un altro nemico sul quale
concentrare la battaglia del nazionalsocialismo veniva individuato a livello politico: erano i
comunisti, le organizzazioni dei lavoratori e i partiti della sinistra. Questi due nemici
venivano unificati nella propaganda hitleriana in uno solo: il “bolscevico giudeo”, e
l’obbiettivo del Partito nazionalsocialista diveniva quello della distruzione.
Il 30 giugno del 1933, Hindenburg nominò Hitler cancelliere del Reich. Le tappe della
costruzione della dittatura e della distruzione della Repubblica e della Costituzione di
Weimar furono rapidissime. Con l’uso della violenza e dell’istituzione di apposite leggi,
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tutto si concluse nei primi mesi del 1933: fu abolita ogni libertà, fu eliminata ogni forza di
opposizione politica, sindacale e culturale, e vennero
avviati i provvedimenti finalizzati alla discriminazione
razziale. La prima mossa di Hitler per conquistare tutto
il potere, fu quella di convincere Hindemburg a
sciogliere il Reichstag e indire nuove elezioni. Uno dei
suoi più stretti collaboratori, Goering, avviò la riforma
della polizia, immettendovi uomini delle SS e delle SA;
creò una polizia segreta di stato (GESTAPO) e istituì i
campi di concentramento per gli oppositori politici. Il
primo fu costruito a Dachau, presso Monaco.
Quando morì Hindenburg, nel 1934, Hitler cumulò su di sé le cariche di Cancelliere e di
Presidente, titolo quest’ultimo che abolì e sostituì con quello del Führer: da questo momento
sarà al Führer che dovranno giurare fedeltà i soldati e sarà a lui solo che spetterà
l’emanazione delle leggi. Nasceva così il Terzo Reich. Il concetto di Comunità Popolare era
l'elemento centrale nell’ideologia del nazionalsocialismo e quindi nella costruzione dello