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Sintesi

Sintesi Volontariato, tesina



Questa tesina non riporta collegamenti diretti, questi infatti non sono richiesti obbligatoriamente agli studenti per i loro elaborati. Tuttavia è piena di riferimenti collegabili ai programmi generalmente svolti all'ultimo anno di superiori. La tesina di maturità tratta del volontariato.

Collegamenti


Volontariato, tesina



Italiano - La ginestra di Leopardi e le tematiche dei poeti delle guerre (Montale, Ungaretti).
Filosofia - Il disagio della società di Freud.
Storia - La nascita di associazioni internazionali per la società moderna (società delle nazioni, ONU, unione europea...) e le associazioni che hanno preso coraggio e combattuto contro i regimi totalitari ( la rosa bianca per esempio...).
Inglese - The wasteland (what the thunder said) by T.S. Eliot.
Estratto del documento

“Nessun uomo è un isola.” maturità a.s. 2013-2014 Stefano Sartorio

Nessun uomo può considerarsi indipendente dal resto dell’umanità; nessun uomo è

in assoluto completo in se stesso.

La campana contenuta nel sermone del poeta inglese John Donne, "Nessun uomo

è un’isola" (No man is an island) è in realtà un campanello d’allarme che segnala

un malfunzionamento nel corpo del mondo, di cui tutti siamo delle cellule. E’ un

inno che con estrema sensibilità predica un tipo di fratellanza universale. Davvero

sorprendente che pochi versi scritti nel Seicento manifestino una tale modernità di

pensiero.

Nessun uomo è un’isola. Ma chi, al giorno d'oggi più che mai, guardandosi dentro,

non si sente un po’ un’isola abbandonata a se stessa? Ognuno si sente solo, così

agisce e pensa egoisticamente, denotano come una parte di fondamento della nostra

società sia l'egoismo dell’individualismo. Ognuno vuole essere un’isola

imperscrutabile, anche se a separarlo da un’altra isola è solo qualche centimetro.

Nonostante il progresso tecnologico e nella conoscenza, il reale rapporto umano in

famiglia, a scuola, nell’ambito lavorativo, dov’è finito? Ognuno sta con le cuffiette

nelle orecchie ad ascoltare la propria musica. E’ anche per questo che in certi

momenti viviamo la vera crisi (quella morale). Perché scegliamo di comportarci

come isole distanti.

Ma John Donne grida (o meglio “ci sgrida”) che nessun uomo è un’isola. Ogni

uomo è componente integrante di un’umanità interconnessa e rimane la

responsabilità della parte che egli ha nella vita dell’intero corpo. L’errore di uno è

l’errore di tutti. L’azione di uno si ripercuote sull’altro e, di conseguenza, ogni

perdita è una lacerazione profonda dell’Universo. 5

“Nessun uomo è un isola.” maturità a.s. 2013-2014 Stefano Sartorio

INTRODUZIONE

Storicamente l’aggettivo “volontario” è stato dapprima utilizzato nello specifico per

l’ambito militare. Esso, infatti, indicava coloro che offrivano il proprio servizio

nell'esercito in modo volontario, ovvero senza ricevere l'obbligo di leva. Solo a

partire dalla metà del XIX secolo si è diffusa nella mentalità dell'uomo una

differente visione a riguardo, e cioè dare un'importanza sociale al concetto del

'prodigarsi per gli altri', o appunto fare volontariato.

È questo è il significato che vorrei dare a tale termine nell'analisi seguente.

Prendendo in considerazione principalmente tre rivoluzionari movimenti, dalla loro

nascita sino ai giorni nostri, che identificano pienamente (a mio parere) il significato

del volontariato:

Mi soffermerò principalmente su tre esempi che esprimono pienamente il senso del

volontariato:

-la figura di Don Bosco come precursore dell'Oratorio,

-la personalità di Jean Henri Dunant e la nascita della Croce Rossa/Mezzaluna

Rossa,

-Sir Robert Baden Powell, padre del fenomeno dello scoutismo.

Un concetto che mi aiuta ad esprimere il senso che collego alle esperienze inerenti il

mondo del volontariato che voluto e potuto vivere fino ad ora, è quello esplicitato

nel titolo della tesina stessa: nessun uomo è un isola, cioè scollegato dagli altri

uomini. Grazie alla presa di coraggio di alcune personalità di spicco si è potuto

creare una rete di relazioni internazionali che è riuscita ad avvicinare le singole isole

e a creare un arcipelago. 6

“Nessun uomo è un isola.” maturità a.s. 2013-2014 Stefano Sartorio

Cap. 1 “VOLONTARIATO” 7

“Nessun uomo è un isola.” maturità a.s. 2013-2014 Stefano Sartorio

Definizioni ed etimologia

Cercare di definire i tratti essenziali del volontariato è un’operazione complessa. E’

infatti una realtà varia, che nasce da differenti matrici culturali e motivazioni

personali difficili da indagare, e che solo negli ultimi decenni ha iniziato ad avere

una connotazione specifica. Eseguendo infatti una breve ricerca sulla storia di tale

concetto, si capisce come abbia subìto leggere modificazioni per quanto riguarda il

suo campo di azione. Mentre, per quanto riguarda il mero significato, esso è sempre

rimasto pressoché invariato.

Dal dizionario emerge la seguente definizione:

Volontariato: "Attività libera e gratuita svolta a favore della

collettività in diversi settori da parte di cittadini spesso organizzati in

apposite associazioni. Il volontariato è l'insieme di tali attività o di tali

associazioni" Il termine è derivato da volontario. Sul modello del

1

francese volontariat.

Volontario: "chi presta la propria opera per spontanea iniziativa,

2

senza riceverne compenso, in regime di volontariato" . Il termine usato

3

in latino era voluntarii = "soldati volontari".

Il termine volontario, etimologicamente dal latino “voluntarius”, è un

aggettivo che deriva dal sostantivo “voluntas”, ovvero volontà. Individua ciò

che è dettato da un impulso interno, accompagnato da una perfetta cognizione

di causa, quindi spontaneo.

Nicola Zingarelli, Vocabolario della lingua italiana loZingarelli2009, Zanichelli

1 Nicola Zingarelli, Vocabolario della lingua italiana loZingarelli2009, Zanichelli

2 Luigi Castiglioni- Scevola Mariotti, vocabolario della lingua latina IL, IV edizione, Loescher

3 8

“Nessun uomo è un isola.” maturità a.s. 2013-2014 Stefano Sartorio

Cenni Legislativi

In Italia si è iniziato a fare grandi passi in avanti nel campo delle organizzazioni di

volontariato (per le quali è prevista gratuità del servizio e la totale assenza del fine

di lucro, anche indiretto) grazie all'introduzione di alcune riforme politiche che,

oltre a definire a grandi linee cosa sono, hanno accelerato il comune modo di

pensare della popolazione. Significativa a tal scopo è la legge 266 dell'11 agosto

1991. Questa, infatti, dopo ben 10 anni di lavoro, ha fatto in modo che il

volontariato fosse riconosciuto come forma politica e non più come semplice scelta

personale, ingrandendone lo sviluppo e un appoggio finanziario per la sua

diffusione. Come recita il primo comma dell'art.1 di tale legge, infatti, "la

Repubblica Italiana riconosce il valore sociale e la funzione dell'attività di volontariato

come espressione di partecipazione, solidarietà e pluralismo, ne propone lo sviluppo

salvaguardandone l'autonomia e ne favorisce l'apporto originale per il conseguimento

delle finalità di carattere sociale, civile e culturale individuate dallo stato, dalle regioni,

Detta legge stabilisce

dalle provincie autonome di Trento e Bolzano e dagli enti locali".

inoltre che il volontario delle organizzazioni deve seguire corsi di formazione,

qualificazione e aggiornamento professionale svolti dagli enti locali (in

regolamentazione con quanto prescrive la regione) in settori di diretto intervento

delle organizzazioni stesse (es. AREU: azienda regionale emergenza urgenza).

compatibilmente con I' organizzazione dell’azienda o dell'amministrazione di

appartenenza vengono definite quindi le forme di flessibilità dell’orario di lavoro o

delle turnazioni.

Il fine da conseguire è indicato e definito nella legge all'art.2 comma 1 "per attività

di volontariato deve intendersi quella prestata in modo personale, spontaneo e gratuito,

tramite l'organizzazione di cui il volontario fa parte, senza fini di lucro anche indiretto ed

".

esclusivamente per fini di solidarietà.

Quindi le finalità delle organizzazioni devono essere di carattere sociale, civile e

culturale, e prevedere l’esclusivo perseguimento del fine di solidarietà.

Relativamente ai modi, viene precisato che la prestazione deve essere spontanea,

personale e gratuita, senza fini di lucro anche indiretto.

Sul rapporto economico viene anche stabilito che il volontario non può essere

retribuito in alcun modo nemmeno dal beneficiario. 9

“Nessun uomo è un isola.” maturità a.s. 2013-2014 Stefano Sartorio

Cap. 2 ESEMPI STORICI DI VOLONTARIATO

Tre sono le forme di volontariato organizzato a cui ho scelto di riferirmi. Tutte

hanno avuto molto riscontro e hanno resistito nei decenni e tutt’ora sono molto

attive anche nel mio territorio di appartenenza.

Come scelta personale ho avuto l’occasione di partecipare in qualche modo ad

ognuna di esse. 10

“Nessun uomo è un isola.” maturità a.s. 2013-2014 Stefano Sartorio

La figura di Don Giovanni Bosco e il rinnovamento dell'oratorio.

"Tutti guardiamo in direzione vostra, poiché

noi tutti, grazie a voi, in un certo senso

ridiventiamo di continuo giovani. Pertanto,

la vostra giovinezza non è solo proprietà

vostra, una proprietà personale o di

Illustrazione 1: fotografia di Don un'intera generazione: essa appartiene al

Bosco attorniato da un gruppo di complesso di quello spazio, che ogni uomo

ragazzi.

percorre nell'itinerario della sua vita, ed è al tempo stesso un bene speciale di

4

tutti. È un bene dell'umanità stessa." Papa Giovanni Paolo II

Con il Concilio Ecumenico Vaticano II (1962-1965) e il magistero degli ultimi

pontefici l'attenzione verso la maturazione umana e la crescita spirituale e culturale

delle nuove generazioni si è fatta sempre più preponderante tra gli obbiettivi della

Chiesa. Da allora è evidente come sono diventate sempre più numerose le iniziative

pastorali rivolte ai giovani per offrire loro percorsi educativi in grado di rispondere

alle esigenze del nostro tempo. Tra le proposte più significative assumono

particolare importanza quelle date dagli oratori, realtà ricche di tradizione e al

contempo capace di garantire un continuo rinnovamento per andare incontro alle

odierne esigenze educative con spontanee attività. Essi affrontano ogni giorno una

sfida educativa e i suoi lavoratori si propugnano ogni giorno per filantropia,

interesse personale e dovere morale per noi giovani. L'Oratorio, infatti, accompagna

nella crescita umana e spirituale le nuove generazioni. Esso esprime il volto e la

passione educativa di una comunità che impegna diverse personalità (educatori,

preti, psicologi, ragazzi volenterosi...) in un progetto volto a condurre i ragazzi che

vivono la realtà dell'oratorio in sintesi tra insegnamenti di fede e, soprattutto,

insegnamenti di vita.

Ma cosa ha portato alla necessaria nascita di questo luogo dedito ad un bene

gratuito per la comunità? Quando avvenne? Chi lo creò?

4 Giovanni Paolo II, lettera ai giovani dilecti amici, 31 marzo 1985, n.1 11

“Nessun uomo è un isola.” maturità a.s. 2013-2014 Stefano Sartorio

L'istituzione oratoriana deriva da un intreccio di motivazioni filantropiche,

esperienze di vita e attività, frutto di alcuni santi, che prima di diventar tali erano

semplici, comuni uomini, ma dotati di particolare sensibilità e, soprattutto pronti a

prodigarsi per il prossimo. Prendiamone in esame San Giovanni Bosco (1815-

1888). Sulla scia delle influenze culturali di Don Lodovico Pavoni e Don Giovanni

Cocchi (innovatori del metodo educazionale e pedagogico cristiano svolto negli

oratori), egli riformò per primo il concetto di oratorio. Lo mutò in una realtà non più

solo di preghiera e di apprendimento di conoscenze scolastiche o lavorative, ma

anche di viva fratellanza, divertimento e promotore di opere di bene per la

comunità.

Ufficialmente l'origine degli oratori si deve far risalire a metà del XVI secolo,

quando San Carlo Borromeo (1538-1584), a Milano, e San Filippo Neri (1515-

1595), a Roma, crearono piccole comunità dedite alla formazione dei giovani. In

5

questi luoghi di preghiera , tuttavia, l'insegnamento principale dato ai giovani era

meramente di tipo religioso e lo scopo finale di tali comunità era quello di educare

orfani e giovani disagiati della città ad un mestiere. Era una sorta di scuola in cui

venivano semplicemente impartite conoscenze lavorative e sulla Bibbia.

Solo nell'Ottocento questa istituzione inizia ad allargare le proprie vedute e a

slegarsi, in parte, dal contesto solo religioso. Don Giovanni Bosco riesce a

trasformare dall'interno questi luoghi in una nuova forma di centro di aggregazione

giovanile, ovvero nell'Oratorio come oggi noi lo intendiamo. Esso, da qui in avanti,

inizia a provvedere alla progressiva maturazione di ogni singolo ragazzo secondo il

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