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Sintesi
Storia: Contesto storico colonialismo

Filosofia: Superomismo di Nietzsche

Inglese: "Heart of darkness" di Conrad
Estratto del documento

Motivazioni politiche . Politica estera, perché la conquista di estese colonie significava

prestigio internazionale: soprattutto per le ultime arrivate. Politica interna: con

l’avvento dell’industria e della politica di massa, la gara coloniale fu un modo per

scaricare le tensioni sociali e conquistare il consenso delle classi dirigenti. Citando

Lenin: “Se si volesse dare la più concisa definizione possibile

dell'imperialismo, si dovrebbe dire che l'imperialismo è lo

stadio monopolistico del capitalismo. Tale definizione

conterrebbe l'essenziale, giacché da un lato il capitale

finanziario è il capitale bancario delle poche grandi banche

monopolistiche, fuso coi capitale delle unioni monopolistiche

industriali, e d'altro lato la ripartizione dei mondo significa

passaggio dalla politica coloniale, estendentesi senza ostacoli

ai territori non ancor dominati da nessuna potenza

capitalistica, alla politica coloniale del possesso

monopolistico della superficie terrestre definitivamente

ripartita.”

Motivazioni culturali . Nella società si affermava sempre di più il nazionalismo

(ideologia che si basa sull’esaltazione della nazione come valore primario), o il

razzismo. L’affermazione della propria potenza a spese di popoli inferiori divenne

un’ideologia corrente presso i ceti medi. L’imperialismo culturale nella sua

manifestazione più classica è una forma di etnocentrismo politicamente operante. È

precisamente un etnocentrismo divenuto ideologia o “falsa coscienza”. E un

etnocentrismo che si è armato degli strumenti organizzativi, economici, politici, militari

che lo portano ad imporsi coercitivamente su piano mondiale. Se l’etnocentrismo

esiste come attitudine generica, comune più o meno a tutti i popoli di tutti i tempi,

l’imperialismo culturale, nella sua forma classica, è il prodotto di determinate società e

di precise epoche storiche e condizioni socio-economiche. 4

FILOSOFIA FRIEDRICH WILHELM

NIETZSCHE

Nietzsche nasce a Rocken nell'ottobre dei 1844. Una

parte del suo pensiero fu sfruttata dai sostenitori delle

politiche imperialistiche per giustificare i propri fini:

infatti, in seguito all'affermazione del concetto di

morte di Dio, tutto il sistema di valori tradizionali viene

a perdere ogni valore ed è in questo contesto che

viene introdotto un altro concetto fondamentale, ossia

quello di Superuomo.

Il Superuomo, affonda, secondo alcuni filosofi, le

proprie radici nel darwinismo. Il Superuomo viene, infatti, concepito come il frutto più

alto dell’evoluzione, formatosi attraverso la lotta per l’esistenza: lotta che porta

necessariamente alla vittoria del più forte contro gli inetti. Il Superuomo è colui che è

in grado di accettare la vita, vincere le repressioni morali e sociali, superare le

contraddizioni e le lacerazioni in cui è costretto da tutta una tradizione di pensiero

idealistica e cristiana, operare una trasmutazione di valori che rifiuti ogni

giustificazione della vita che non venga dalla vita stessa, reggere la morte di Dio,

guardare in faccia alla realtà al di la delle illusioni metafisiche, cioè con la libertà e la

creatività che un cosmo di valori già fissati gli negava, vivere e superare l’eterno

ritorno e porsi come volontà di potenza. Da ciò emerge la visione del Superuomo in

una prospettiva futura. La teoria, o meglio il mito, del Superuomo è presentato da

Nietzsche nel suo scritto più importante, "Così parlò Zarathustra" in cui è narrata

l’auspicata trasformazione dell’uomo in Superuomo. Zarathustra, antico filosofo

persiano vissuto nel VII secolo a.C., e fondatore dell’antica religione precristiana,

diventa, il profeta del Superuomo.

Zarathustra esprime e definisce qualcosa che è oltre l’uomo e che tuttavia è proprio

dell’uomo. Che sia oltre l’uomo, significa spesso che l’uomo viene distanziato con

disprezzo dal Superuomo: l’uomo, nella sua essenza, e in particolare l’uomo così

com’è nella sua realtà attuale, è, secondo la prospettiva del Superuomo, un sotto-

uomo (nel nostro caso è l’indigeno), al di sotto della sua misura. Il confronto con la

scimmia non deve far pensare che Nietzsche aderisca all’evoluzionismo e creda che il

Superuomo sarà il prodotto di un’evoluzione della specie umana. Al contrario, egli

ritiene che vi sia stata una lunga decadenza dell’uomo e il confronto serve

semplicemente di sprone all’uomo. Il senso di vergogna di cui parla Zarathustra indica

che l’uomo comune, quello che si vede sulla piazza, appartiene in qualche modo al

Superuomo. Il rapporto quindi tra uomo e Superuomo non è soltanto negativo: l’uomo,

nella sua ridicolezza, fa parte del Superuomo, ma in modo tale che se ne vergogna. Ma

anche il Superuomo fa parte dell’uomo. Egli si può e si deve portare alla luce. Il

Superuomo è, però, ancora ben lontano poiché il più saggio degli uomini è

paragonabile ad un ibrido tra una pianta e uno spettro, cioè devia verso il disumano,

visto nell’insensibilità (la pianta) e nella fuga nell’irreale (lo spettro). Zarathustra si

propone di far nascere questo "homo novus", nel quale confluiscono il superamento

dell’uomo e l’affermazione dell’uomo fedele all’impegno. La "terra" indica tutto ciò che

5

ha fatto percepire all’uomo l’appello all’impegno. Resta tuttavia vincere il sospetto che

la terra stessa costituisca una zona di rifugio rispetto ad un ambito più impegnativo, il

"sopraterreno" appunto. Diventa allora importante per Nietzsche chiarire che il

Superuomo, nella sua armonia di oltre-

passamento dell’umano e di fedeltà

alla terra, apre un orizzonte che è in

grado di smascherare immediatamente i

tentativi di limitarlo. Il disprezzo per l’uomo è

suscitato dallo stesso disprezzo che tale

uomo ha per le proprie capacità; si

tratta infatti di un uomo che si lascia

VITA NELLA COLONIA

condizionare da tutto ciò che limita

prospetticamente la sua potenza.

Abitazione del colono 6

Abitazione del colonizzato

LA VIOLENZA

La violenza in generale è un'azione

molto intensa che ha come fine il

recare danno grave a una o più

persone o animali e compiuta da una o

più persone che operano

sinergicamente. Col termine si indica

comunemente l'azione fisica o psichica

esercitata da una persona su un'altra

(anche si può, nella specificità del

termine, includersi l'azione fisica e

psichica di un uomo su un animale).

La violenza, quindi, non

necessariamente implica un danno fisico. L'indurre a un certo comportamento sotto:

la minaccia

 il plagio

 l'imposizione d'autorità contro la volontà del soggetto

Del periodo coloniale sentiamo parlare di violenze e aggressività, ma come mai allora

la tesi di Locke non regge nella civiltà? Gli uomini che compiono tali crimini e violenze

non hanno avuto un’educazione? Cos’è che li stimola a compiere tali atti osceni? 7

La violenza nel suo stato naturale è la messa in pratica la pretesa di essere il primo in

cui l'obiettivo è la supremazia di un gruppo rispetto ad un altro o altri. Il colonialismo,

con le sue molteplici sfaccettature è la completa sottomissione di un gruppo razziale,

culturale, etnica e religiosa o di altro definito in base ad alcune caratteristiche comuni

e ha come obiettivo la supremazia dei colonizzatori sul colonizzato.

La violenza coloniale si divide in due abusi

Violenza fisica

 Violenza psicologica

La violenza psicologica si divide a sua volta in due rami:

Riflessi condizionati

 Morale del risentimento (“teorema di Nietzsche”)

 VIOLENZA FISICA

È ogni forma di violenza contro di te, il tuo corpo e le tue proprietà 8

VIOLENZA PSICOLOGICA

Ogni mancanza di rispetto che offende e mortifica la propria dignità 9

INGLESE JOSEPH CONRAD

Joseph Conrad nacque nel 1957 in un territorio

già appartenente alla Polonia, a Berdicev,

attualmente in Ucraina, era figlio unico di Eva e

Apollo Korzeniowski, nobile polacco, scrittore,

traduttore e attivista politico, conosciuto

soprattutto per le tragedie patriottiche e per le

traduzioni dall'inglese e dal francese di

Shakespeare, Victor Hugo e Charles Dickens.

Nel 1861, il padre di Conrad venne arrestato

dalle autorità della Russia zarista per aver

aiutato ad organizzare ciò che sarebbe

diventata la Rivolta di Gennaio del 1863-1864 e

fu esiliato a Vologda, in Siberia. La madre,

sofferente di tubercolosi, morì nel 1865, il

padre iniziò a soffrire di crisi depressiva e religiosa e morì quattro anni più tardi a

Cracovia, lasciando Conrad orfano all'età di tredici anni. Sviluppò ben presto una vera

passione per la vita di mare ma lo zio riteneva che diventare un capitano di mare

sarebbe stato un tradimento nei confronti dei genitori e non assecondò questa sua

inclinazione. Conrad ebbe sempre, fin dall'infanzia, il desiderio di visitare l'Africa,

desiderio realizzato nel 1889 quando pianificò di raggiungere il Congo. Diventò

capitano di un vascello a vapore diretto in quel paese. Le atrocità delle quali fu

testimone e le sue esperienze vissute, non solo furono la materia del suo romanzo più

famoso e ambiguo, “Cuore di tenebra”, ma cristallizzarono la sua visione della natura

umana e le sue convinzioni.

La violenza e la condizione del colonizzato sono i punti cardine nel primo capitolo della

più importante opera di Joseph Conrad, “Heart of Darkness”.

“A slight clinking behind me made me turn my head. Six black

men advanced in a file, toiling up the path. They walked erect

and slow, balancing small baskets full of earth on their heads,

and the clink kept time with their footsteps. Black rags were

wound round their loins, and the short ends behind waggled

to and fro like tails. I could see every rib, the joints of their

limbs were like knots in a rope; each had an iron collar on his

neck, and all were connected together with a chain whose

bights swung between them, rhythmically clinking”

“Un lieve tintinnio alle mie spalle mi fece volgere il capo. Sei negri avanzavano in fila,

arrancando lungo il sentiero. Camminavano lenti col busto eretto, bilanciando sulla

testa dei cestelli pieni di terra e il tintinnio seguiva il ritmo dei loro passi. Intorno ai

lombi portavano degli stracci neri, le cui corte estremità si agitavano dietro come

code. Potevo contar loro le costole, e le giunture delle membra parevano nodi su di 10

una corda; intorno al collo avevano

tutti un anello di ferro, i collari

erano uniti l’uno all’altro da una

catena che oscillava in mezzo a loro

tintinnando ritmicamente.”

“I’ve seen the

devil of

violence, and

the devil of

greed, and the devil of hot desire; but, by all the stars! these

were strong, lusty, red-eyed devils, that swayed and drove

men—men, I tell you.”

“Ho visto il demone della violenza, e il demone della cupidigia, e il demone della

concupiscenza; ma per tutte le stelle! quelli erano demoni vigorosi, robusti, demoni

dagli occhi di fiamma che dominavano e trascinavano gli uomini – uomini, vi dico.”

“Black shapes crouched, lay, sat between the trees leaning

against the trunks, clinging to the earth, half coming out, half

effaced within the dim light, in all the attitudes of pain,

abandonment, and despair.[…] black shadows of disease and

starvation ”

“Accucciate, distese, sedute tra gli alberi, c’erano delle forme nere appoggiate ai

tronchi, tutt’uno con la terra, mezzo stagliate e mezzo confuse nella penombra, in tutti

gli atteggiamenti del dolore, dell’abbandono, della disperazione. […]ombre nere di

malattia e di inedia”

“Near the same tree two more bundles of acute angles sat

with their legs drawn up. One, with his chin propped on his

knees, stared at nothing, in an intolerable and appalling

manner: his brother phantom rested its forehead, as if

overcome with a great weariness; and all about others were

scattered in every pose of contorted collapse, as in some

picture of a massacre or a pestilence.”

“Accanto allo stesso albero, altri due fagotti di angoli acuti sedevano con le gambe al

petto. Uno, col mento appoggiato alle ginocchia, fissava il vuoto in modo

insopportabile e spaventoso: il suo fantasma gemello appoggiava la fronte come vinto

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