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Sintesi
Storia - Le guerre del Vietnam (1954-1975)
Inglese - Articoli di stampa internazionale
Scienze - Conformazione geologica del Vietnam
Estratto del documento

Introduzione

“La guerra del Vietnam

La lunga guerra tra Vietnam del Nord e Vietnam del Sud abituò quasi a ritenere che

la divisione del paese fosse un fatto naturale.”.

Ed è così che i ragazzi italiani vengono a conoscenza di un Paese chiamato Vietnam.

“Il 30 aprile 1975, con l’ingresso delle truppe dei vietcong a Saigon, il regime

di Van Thieu crollava.”.

dittatoriale

Ed è così che il Vietnam esce di scena dall’immaginario collettivo, lasciando in tutti

le immagini, le date, gli episodi di una terribile guerra. Come se il Vietnam fosse solo

questo. Come se il Vietnam fosse comparso magicamente nel 1954 con una battaglia,

e fosse scomparso misteriosamente nel 1975 con un carro armato. Come se non

esistesse né un prima, né un dopo.

negarlo: l’idea collettiva che si ha in Occidente di questo piccolo paese a

Non si può all’estremità del mondo,

forma di S, posto è necessariamente legata alle guerre che si

sono succedute in quel territorio nel corso del Novecento. Ma si sa che sarebbe

alquanto riduttivo, nonché umiliante, identificare un popolo, una nazione, una realtà

con una guerra. Trent’anni

sociale, politica, culturale di conflitto infatti non

giustificano la cultura millenaria che c’è stata prima, né i decenni successivi: non ci si

può fossilizzare né si deve su ciò che i libri di scuola ci danno per pura

ne sono pienamente convinti; l’opinione pubblica

convenzionalità. I vietnamiti pare

invece lontana da questa prospettiva.

Perché questo tema mi sta particolarmente a cuore? Perché sono metà italiana e metà

vietnamita. E purtroppo, per far capire ad amici e coetanei da che parte del mondo

dovuto ripiegare più volte anch’ io sullo stereotipo comune: “Il

viene mia mamma, ho

Paese della guerra…”. Non potevo insomma nemmeno far riferimento alle coordinate

spaziali, perché persino la sua posizione geografica è quasi del tutto sconosciuta.

L’idea di trattare approfonditamente questo tema è nata perché ho

durante l’estate,

vissuto un’esperienza alquanto singolare. 2

L’ambasciata vietnamita ogni anno organizza il campus estivo “Trại per

hè”,

radunare ragazzi di origine vietnamita dai 16 ai 26 anni sparsi per il mondo. Questo

campus consiste nell’attraversare il Paese da Nord a Sud in pullman in tre settimane

con lo scopo di immergersi nella cultura del posto e di entrare a contatto con le realtà

anche meno conosciute.

Ho avuto la fortuna di farne parte: a volte stento a credere di esserci stata davvero.

Eravamo all’incirca centoventi ragazzi, tutti con tratti asiatici, ma provenienti da ogni

Giravamo distribuiti in cinque pullman. E’ stato un crocevia di realtà

continente.

davvero diverse tra di loro; è stato come avere il mondo in miniatura a portata di

mano per ventuno giorni. Ho visto paesaggi incantevoli e struggenti; conosciuto

ragazzi dalla personalità ricchissima e dalle

menti molto aperte; assaggiato cibi squisiti e

improbabili; vissuto esperienze spaventose e

inaspettate. E mai, in questi venti giorni, ci è

mai passato per la testa di parlare della guerra

del Vietnam: eravamo lì, sul suolo su cui

vietcong e americani si erano ammazzati a

vicenda per decenni, ma questo non ci

riguardava più. Noi eravamo lì per vivere il

nostro Vietnam. Liberi da ogni stereotipo e da

ogni luogo comune. Come questo disegno che

Linh, una ragazzina di Hanoi ma residente a

Kiev, mi ha inviato per dirmi cosa fosse per lei

il Vietnam. un po’ diario di viaggio e un po’ ricerca storico-

Lo scopo di questa trattazione,

culturale è emancipare, per quanto mi è possibile, il Vietnam da alcuni topos storici

che naturalmente si annidano a scuola; proporrò dunque una delle tante visioni che si

possono avere ora, nel 2014, sul Vietnam. Non vorrei tuttavia omettere il passato,

fingendo che nulla sia accaduto, che il Vietnam di oggi possa essere del tutto

3

indipendente da ciò che accadde quarant’anni fa, perché mi rendo conto anch’ io che

sarebbe utopistico e precoce.

La mia visione però non partirà dalla terribile foto di Kim Phúc che scappa dal

Napalm, né dal palazzo presidenziale della vecchia Saigon, ma da un elemento che

caratterizza ancora di più il Vietnam di oggi.

Il traffico. Il traffico vietnamita infatti non è

un traffico qualsiasi: è da

immaginarsi più come uno sciame

di motociclette -migliaia e migliaia

di motociclette- che si susseguono

l’una vicinissima all’altra, senza

lasciare trasparire nemmeno un

centimetro di asfalto; esso, per

quanto caotico e rumoroso, è una

vera e propria metafora del

Vietnam.

Vorrei dunque che le illustrazioni di

questa trattazione non siano prese

da libri di storia, ma da una raccolta

fotografica di Hans Kemp, intitolata “Bikes of Burden”, del

e dall’album mio

viaggio. Vorrei che stavolta a parlare del Vietnam fossero ragazzi di questa nuova

generazione, che non hanno sperimentato la guerra, nemmeno a distanza. Darò la

parola ai miei amici del campus, sia nei titoli che nel mezzo dei testi. Infine, per

“Vietnam is a war”,

quanto riguarda il titolo, è scritto con un font che richiama alle

testate giornalistiche, a simboleggiare la conoscenza di massa, ciò che l’opinione

pubblica lascia passare; è scritto inoltre volutamente in inglese, ad indicare che lo

Il “not”,

stereotipo è condiviso molto più che a livello europeo. però, è scritto a mano

da me: questo “not” è il motivo fondante della mia trattazione.

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A country full of variety with all its positives

and negatives - Lorena Thai, Germania

Un primo sguardo sul

traffico ci permette di avere

il quadro più generalizzante

sulla popolazione vietna-

mita. Perché per le strade di

questo Paese viaggiano tutti

i tipi di persone, e tutti allo

stesso livello e velocità: che

siano ricchi o poveri,

stranieri o cittadini locali,

uomini o donne, famiglie

intere o persone single, vestiti in áo bà ba ( vestito tradizionale quotidiano) o áo dài

(costume tradizionale formale) tutti viaggiano seduti su scooter alti uguali, talmente

che sé;

numerosi da non avere spazio per nient’altro talmente presi dal loro percorso,

da non fermarsi mai, nemmeno di notte.

Il passante che guarda il traffico ha di fronte le macchie di colore di tutta la variopinta

società. Ognuno carica sul proprio mezzo una parte della sua vita, che non può

nascondere dietro a dei finestrini oscurati. Attraverso il traffico, il passante vede dei

frammenti di personalità diverse. La prima impressione dunque è quella di un

pieno di differenze, le quali tuttavia non sono da associare all’idea di

Vietnam

“divisione” o “contrapposizione”, come se esse fossero degli aspetti in contrasto tra

loro, bensì all’idea di “varietà”, dal momento che le numerose facce del Vietnam non

lo indeboliscono, ma anzi lo arricchiscono.

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Un Paese diviso

Il primo aspetto del Vietnam di cui veniamo a conoscenza, aprendo un libro di storia

del liceo, è il divario tra il Nord e il Sud del Paese per collocare geograficamente e in

parte socialmente il conflitto che si vuole illustrare. La guerra risulta prima di tutto un

si tratta infatti subito di “lunga guerra tra Vietnam del Nord e Vietnam

fatto locale:

del Sud”. Il che conduce inevitabilmente a spiegare che cosa da un punto di vista

storico ha diviso queste due zone.

Dopo una panoramica generale, ecco che si inizia a elencare date e a inserire il tutto

in contesti chiamati per nome e cognome dagli storici. Come ad esempio, la

colonizzazione. A partire dalla seconda metà del XIX secolo e precisamente a partire

dagli anni Cinquanta e Sessanta, la Francia, che intendeva penetrare nel mercato

cinese e consolidare le proprie posizioni strategiche in Asia orientale, mirava ad

ottenere una base d’appoggio per la propria flotta e a tal fine si rivolse verso il

Vietnam. Decise così di instaurarvisi a partire dal Sud, che ben presto divenne una

vera e propria colonia, sotto il nome di Concincina. Successivamente si spostarono

anche più in su, al Centro e al Nord del Paese, suddividendo ciascuna parte in una

zona di influenza, e ribattezzandole rispettivamente Annam e Tonchino. Essi tuttavia

rimasero dei protettorati. Il Sud, caratterizzato da un’economia capitalistica e quindi

da una certa concentrazione di fabbriche, ebbe come capitale Saigon, che rappresentò

il centro delle lotte operaie. Il Nord invece restò il centro politico, delle lotte per

l’indipendenza e unificazione del Paese, con Hà Nội come capitale.

Abbiamo quindi il quadro generale di un Vietnam diviso sotto tutti i punti di vista.

Un Vietnam tagliato in due persino dalla stessa orografia. Come se insomma, la

divisione al 17° parallelo fosse un fatto del tutto naturale, o comunque una

conseguenza logica di un processo in atto da tempo. Infatti dopo la battaglia di Ðiện

l’ordine in Indocina

Biên Phủ e la liberazione del Paese dalla dominazione francese,

fu ristabilito con la conferenza di Ginevra, che ebbe luogo tra il 26 aprile e il 21

luglio 1954. Il responso per il Vietnam fu proprio questo, la divisione netta tra Nord e

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Sud con il 17° parallelo. Il Vietnam del Nord, il cui leader era Hồ Chí Minh, era

divenuta una Repubblica democratica sotto influenza sovietica, mentre il Vietnam del

Ngô Đình Diệm,

Sud fu affidato al cattolico posto a Saigon dagli americani.

Un Paese vario

Spesso mi viene chiesto quali siano i rapporti attuali tra il Nord e il Sud del Vietnam,

se e quali siano le differenze tra l’una e l’altra zona. Ora saprei come rispondere:

userei la parola “varietà”, che tanto mi è stata suggerita dai miei amici del campus.

Oggi in effetti in Vietnam la varietà si riscontra su molti livelli, e rappresenta per la

maggior parte dei casi un punto di forza.

Prima di tutto, la sua geografia

fisica è del tutto particolare e The landscapes in Vietnam show a

variopinta. Partiamo dall’aspetto very natural side that we miss in our

che balza subito all’occhio: tutto cities. Sometimes I dream that space,

un lato lungo del territorio è those wild landscapes, and that force

bagnato dall’Oceano

felicemente of the nature. People live more in

Pacifico, pertanto si possono connection with nature I think.

Julie Bao Ngoc, Francia

godere delle spiagge dalla sabbia

morbida e bianchissima, come a

Nha Trang, ma anche grosse

scogliere e rocce intatte, come a Cà Mau e la famosissima baia di Hạ Long.

Paesaggio davvero suggestivo è quello di Sapa, località estremamente a nord,

caratterizzata da montagne verdi e dalla forma quasi perfettamente conica, che

possono spuntare da sole nel bel mezzo di una pianura. La lunga catena montuosa

calcarea è sostituita da larghe montagne di granito seguite da un vasto altopiano noto

Trường Sơn

come altopiani centrali dietro la linea di che porta più ad oriente. A Sud,

“S”

nelle località che concludono la del Paese, come ad esempio Cà Mau, vi è un

paesaggio piatto e paludoso. Gran parte del Paese tuttavia è percorso da foreste e

giungle, così normali e usuali per gli abitanti del posto, che paiono vivere in armonia

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con i complessi urbani. Se si sorvola la capitale Hà Nội, è possibile notare una linea

retta che divide la vegetazione selvaggia, palme e arbusti da strade e grattacieli. La

città, fondata nell’anno 1010 dal capostipite della dinastia Lý, ha un’aria del tutto

leggendaria ed eclettica. Attraversata dal fiume Hồng (ossia il fiume Rosso), la città

presenta al suo il famoso lago Hoàn Kiếm, e costituisce il centro della capitale. Si

tratta di un lago suggestivo: è attraversato dal rosso ponte Thê Húc che porta al

Tempio della Tartaruga; presenta inoltre al centro il Tempio di Giada.

Una leggenda narra che quando il

Paese languiva sotto il dominio My most vivid memory, however, is strolling along

cinese della dinastia Ming, agli Hoàn Kiếm lake near my families old home with my

inizi del XV secolo, un pescatore grandpa. Because of the sentiment that's attached to

di nome Lê Thần trasse dal lago, that lake, I often imagine myself, now changed and

nella sua rete, una spada su cui grown up, revisiting and, in a way, reliving a part of my

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