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Questa tesina di maturità verte sul viaggio in treno. Alcune parole ben sottolineano la scelta dell’argomento che tratterò in questa tesina. La prima è massicciata. E’ una parola che pesa come piombo; ci sono le braccia robuste che l’hanno costruita, quelle che hanno picconato e frantumato la roccia, spinto le carriole; ci sono i binari con le traversine. E sopra di loro il viaggio. Questa è la seconda: quando si sa da dove si viene e dove si
va, un luogo alle spalle, un altro davanti, il senso di una meta.
Ecco l’idea per mia tesina mi è venuta proprio durante uno dei miei quotidiani viaggi in treno da casa a scuola e ritorno. Ho voluto perciò dare al viaggio sul treno un’impronta esistenziale, ossia un vissuto. In fondo le parole non sono solo strumenti per raccontare, ma rappresentano legami, ragioni di orgoglio, di passione oppure di insofferenza, di frustrazione, di dolore e proprio in questi termini si snoda questa narrazione, nella quale l’associazione di parole, pensieri e immagini pur perseguendo uno scopo preordinato, a volte sarà, anche volutamente, surreale. In questo “essere-in-cammino verso” ci si può inoltrare nel fitto del bosco e perdersi, ma in questo perdersi si può raggiungere una radura, l’aprirsi di una nuova prospettiva di senso. Il viaggio è dunque una condizione fondamentale dell’esistenza autentica che nel suo rischioso cammino apre scenari di senso nuovo e dunque insondati. Porto con me alcuni ricordi della mia prima infanzia: le poesie di Emily Dickinson lettemi ad alta voce per farmi addormentare, una locomotiva “con spinta a piedi” gialla, rossa ed azzurra, bella come il mare sotto la stazione di Manarola, in attesa del mio primo viaggio in treno.
Letteratura italiana e straniera - Brani di diversi autori introducono ogni capitolo della tesina (con approfondimento su "Il treno ha fischiato" di Pirandello).
Storia - Dall'origine del treno ai giorni nostri, con particolare attenzione alle guerre mondiali e alla stagione stragista.
Fisica - I treni a tecnologia MagLev.
Filosofia - Martin Heidegger ed il concetto di "Essere-in-cammino verso".
Storia dell'arte - Immagini di dipinti e sculture realizzati da artisti futuristi.
Dedica/Avviso a tutti i pendolari
“Per fare bene il proprio lavoro bisogna esserci portati. Ma se non si hanno mezzi di locomozione
bisogna anche essere venuti a prendere. Per questo esiste il treno.” (A.Bergonzoni) 5
CAPITOLO PRIMO
SE UNA NOTTE D’INVERNO UN VIAGGIATORE
“Stai per cominciare a leggere il nuovo romanzo (…). Rilassati. Raccogliti.
Allontana da te ogni altro pensiero. Lascia che il mondo che ti circonda sfumi
nell’indistinto. Prendi la posizione più comoda: seduto, sdraiato, raggomitolato,
coricato. (….) Puoi metterti anche a testa in giù, in posizione yoga. Col libro
capovolto, si capisce (...). Cerca di prevedere ora tutto ciò che può evitarti
d’interrompere la lettura. Che c’è ancora? Devi far pipì? Bene, saprai tu (…).
Ecco dunque ora sei pronto ad attaccare le prime righe della prima pagina.
Il romanzo comincia in una stazione ferroviaria, sbuffa una locomotiva, uno
sfiatare di stantuffo copre l’apertura del capitolo, una nuvola di fumo nasconde
parte del primo capoverso (…). E’ una sera piovosa; l’uomo entra nel bar; si
sbottona il soprabito umido; una nuvola di vapore l’avvolge; un fischio parte
lungo i binari a perdita d’occhio lucidi di pioggia. Le stazioni si somigliano
tutte;(…) con l’odore di treno che resta anche dopo che tutti i treni sono partiti.
E’ già da un paio di pagine che stai andando avanti a leggere e sarebbe ora che
ti si dicesse chiaramente se questa a cui io sono sceso da un treno (…) è una
stazione d’una volta o una stazione d’adesso.”
Italo Calvino
La prima edizione di questo romanzo fu pubblicata da Einaudi nel giugno del 1979; in esso Calvino
propone dieci tipi di romanzo dove protagonista è il lettore che per dieci volte comincia a leggere
un libro di dieci autori immaginari, tutti in qualche modo diversi da lui e diversi tra loro. Da ciò ho
preso spunto, cercando di collegare gli argomenti trattati, in un racconto, fatto di storie diverse,
ognuna con la propria voce ed ogni voce con una nuova storia.
“Quando il treno è storia! (Qualcuno può dire che è anche geografia)” (A.Bergonzoni)
Il termine treno deriva dal latino "trahere" che si traduce con "tirare". Esso si usa in svariati campi:
negli studi e nelle applicazioni di ingegneria meccanica indica degli ingranaggi concatenati;
nell'esercito, quando un mezzo è adibito e/o vincolato al suo rimorchio; nel settore dei pneumatici
quando si deve munire o cambiare "le ruote" ad un veicolo a motore, si parla di treno di gomme. Ed
ancora: treno sfarzoso per indicare un equipaggio signorile con tutto ciò che serve per il viaggio;
treno di vita come sinonimo di tenore di vita.
La storia del treno come convoglio su binario, ha origini antiche. Infatti esse sono da ricercare nel
cosiddetto “solco carraio”, ideato a Pompei dai Romani intorno al 50 d.C. Tale solco, mantenendo
le ruote dei veicoli entro apposite guide o scanalature realizzate sulla pavimentazione stradale,
permetteva di migliorare lo scorrimento dei carri e di ridurre lo sforzo dei cavalli. Si può facilmente
1
supporre che nelle miniere di zolfo siciliane ai tempi di Verre gli schiavi trasportassero il materiale
1 Gaio Licinio Verre (120 a.C. – 43 a.C.) fu un politico romano del I secolo a.C., propretore della Sicilia dal 73 a.C. al 71 a.C., che
compì concussioni e ruberie, pratiche piuttosto comuni nel periodo. Subì un celebre processo, nel quale Cicerone pronunciò contro di
Res Publica,
lui le orazioni denominate Verrine, portando alla ribalta uno dei problemi più gravi per gli ultimi cinquanta anni della
quello della corruzione. 6
anche con l'aiuto di carrelli ruotati spinti su binari. Guide siffatte comparvero ben presto anche in
2
altre parti dell'impero romano, come attestano le tracce ritrovate in Svizzera, sulla via d'Etraz . È
interessante notare che la distanza di circa 1440 mm fra i solchi carrai romani di Pompei differisce
3
di soli 5 mm dallo scartamento di 1435 mm tra le due file di rotaie d'una linea ferroviaria odierna.
Verso la metà del XVI secolo gli Inglesi, seguiti dai Tedeschi, ripresero il sistema romano nelle loro
miniere di carbone fossile. Ai solchi erano stati sostituiti, in un primo tempo, semplici piste di
legno, le quali vennero poi ricoperte con lastre metalliche per rallentarne il logorio, quindi
fiancheggiate con tavole per impedire alle ruote di deragliare. Le ruote dei carrelli furono presto
provviste di un risalto (il bordino) che aveva lo scopo di guidare la ruota e mantenere il carrello
sulla rotaia anche in presenza di sforzi trasversali notevoli.
Intorno al 1760 l’industria siderurgica inglese subì una grave crisi di sovrapproduzione ed il prezzo
del ferro si ridusse notevolmente accelerando la sostituzione delle rotaie in legno con quelle in
ferro. L’adozione della rotaia consentì di risolvere il problema degli elevati pesi per asse del veicolo
e della scarsa guidabilità dello stesso. Inoltre essa permise di ridurre sensibilmente le resistenze di
rotolamento; in questo modo si poterono raggiungere velocità maggiori a parità di potenza installata
sulla macchina.
La locomotiva a vapore comparve agli inizi del 1800 in Inghilterra, come sostituto meccanico del
cavallo per il traino di convogli di carrelli di carbone nelle miniere; presto se ne intuirono le
potenzialità, nonostante i primi prototipi avessero molti difetti e la produzione di vapore fosse
piuttosto scarsa dato che le caldaie usate, a struttura verticale, erano poco di più che una grossa
pentola posta sul fuoco.
Sulla nascente idea della ferrovia si concentrarono interessi industriali per l’epoca enormi: nel 1825
venne costruito un primo tratto di ferrovia tra Stoctkon e Darlinghton. Il 27 settembre 1825 la
Locomotion n.1 (progettata da George Stephenson) trainò il primo treno commerciale della storia. Il
treno era composto da carri da miniera su cui venivano caricati i passeggeri comuni, e dalla prima
carrozza passeggeri vera e propria, la Experiment, su cui viaggiavano alcuni notabili; la velocità
media era di circa 9 km all'ora. Nel 1829 venne bandita una gara per la costruzione delle
locomotive per la prima vera e propria ferrovia commerciale tra Manchester e Liverpool, vinta da
George Stephenson, l’ingegnere britannico che aveva progettato la famosa locomotiva a vapore
chiamata Rocket, con l’aiuto del figlio Robert, anch'egli ingegnere. La Rocket era una locomotiva
che per prima all'epoca adottava un nuovo sistema caldaia-scappamento, di tipo tubolare, con 25
tubi surriscaldati dal focolare, con forno e griglia separati, che permettevano alla macchina di
fornire maggiore potenza e soprattutto miglior rendimento; essa aveva anche il tiraggio forzato dei
fumi mediante il vapore di scarico dei cilindri. Quattro anni dopo la Locomotion, la Rocket
raggiungeva già i 48 km/h.
2 Via d’Etraz: strada romana che attraversa da est ad ovest la Svizzera, passando per Avenches e congiungendosi alla via Francigena
3 Per scartamento ferroviario (gauge in inglese) si intende di norma la distanza intercorrente tra i lembi interni del fungo delle due
rotaie di un binario misurata a 14 mm di distanza sotto il piano di rotolamento. 7
Per capire l'importanza del treno negli anni in cui apparve, risulta utile comparare le velocità di
spostamento di uomini e cose con i mezzi dell'epoca.
VELOCITA’ MEDIA PERCORSO TOTALE CARICO UTILE
uomo a piedi 5 km/ora 30 km/giorno 20 kg
carro a cavalli 7 km/ora 30 km/giorno 1000 kg
chiatta fluviale 3-8 km/ora 100 km/giorno 2.000.000 kg
uomo a cavallo 15 km/ora 120 km/giorno 40 kg
treno a vapore 50 km/ora 1.000 km/giorno 1.000.000 kg.
Già 20 anni dopo sul treno di Stephenson, era possibile viaggiare a 96 km/h (all’epoca alcuni
medici dichiararono che, a causa della velocità, i passeggeri con difficoltà respiratorie sarebbero
morti soffocati).
La ferrovia e la macchina a vapore si diffusero rapidamente in tutta Europa, facilitando il trasporto
di beni e persone e lo sviluppo di nuove iniziative industriali. Il treno divenne il primo vero e
proprio veicolo di trasporto di massa e rappresentò un punto di svolta per l'evoluzione industriale
delle nazioni ottocentesche, arrivando quindi a rivestire per molti anni un ruolo centrale nella
struttura politica, economica e sociale delle nazioni, nonché conquistando un posto di primo piano
nell'immaginario collettivo.
L'invenzione del treno e il suo utilizzo come mezzo di trasporto crearono, per la prima volta, la
necessità per i viaggiatori di controllare con precisione l'orario di partenza; anche il capostazione,
prima di fischiare la partenza del treno, doveva consultare il proprio orologio e, durante il viaggio, il
macchinista decideva in base all'ora se caricare di più la caldaia ed aumentare così la velocità, in
modo da recuperare eventuali ritardi. Con lo sviluppo delle ferrovie si assistette quindi a una
maggiore diffusione degli orologi. Ma, anche così, rimaneva il problema di fissare un tempo
“comune”. Infatti, ogni città misurava il tempo con la propria meridiana, con notevoli differenze di
ora solare da un luogo all’altro. Questo era evidentemente un limite per la circolazione ferroviaria.
In Inghilterra l’ora venne unificata negli anni intorno al 1840 dalle singole società ferroviarie, in
piena autonomia le une dalle altre. Quando le singole società decisero di operare insieme e crearono
una rete di linee, venne adottata l’ora di Greenwich come ora ferroviaria standard, obbligatoria per
tutta la rete. Con lo sviluppo del trasporto ferroviario e l’aumento della sua importanza per le
regioni che venivano collegate, le singole ore locali persero d’importanza rispetto a quella
ferroviaria universale che, nel 1880, divenne l’ora standard per tutta l’Inghilterra. In Germania l’ora
del fuso orario venne adottata ufficialmente nel 1893, dopo che già nel 1884 una conferenza
internazionale a Washington aveva suddiviso il mondo in ventiquattro spicchi, ciascuno
4
corrispondente a un’ora diversa.
4 Quirico Filopanti, prof.re e politico bolognese, già nel 1859 suggeriva di dividere la terra per mezzo dei meridiani in 24 zone
longitudinali, o fusi, che differivano l'uno dall'altro di un'ora, coincidendo nei minuti e nei secondi. Egli viene raramente ricordato,
probabilmente perché la sua proposta era in anticipo non essendoci ancora nessuna struttura economica forte disposta a sostenerla,
come potevano essere le grandi compagnie ferroviarie o telegrafiche. Nel 1870 Charles F. Dowd (1825-1904), NY, propose un
System of National Time for Railroads fondato sulla longitudine; ma ad un suo contemporaneo, Sir Sandford Fleming (1827 – 1915),
ingegnere capo delle ferrovie canadesi, viene attribuita l'invenzione dei fusi orari. 8
A questo punto, non sorprende perciò il fatto che l'idea di costruire una ferrovia sotto terra, sia nata
proprio a Londra a metà dell'Ottocento. In quella che allora era la maggiore città sulla faccia della
Terra i problemi del traffico erano già enormi. Nel 1854 il Parlamento autorizzò la Metropolitan
Railway Company a creare un collegamento sotterraneo tra Paddington e Farringdon Street,
5
passando per King's Cross. I lavori procedettero con la tecnica del “cut and cover” per evitare gli
alti costi degli espropri. Il 10 gennaio 1863 venne inaugurata la prima linea metropolitana, assai
diversa da quella attuale: infatti non era altro che un normale treno trasferito sotto il manto della
superficie, con vagoni dalla prima alla terza classe e una locomotiva a vapore provvista di uno
speciale dispositivo per limitare l'emissione di fumo e vapore. I londinesi accolsero il nuovo mezzo
di trasporto con tale entusiasmo che l'anno dopo già esistevano 259 progetti di nuove linee. Nel
1890 i treni erano completamente diversi. Si trattava di vagoni arrotondati senza finestrini, detti
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“padded cells” , trainati da un piccolo locomotore elettrico che presentava tuttavia il grosso
svantaggio che a fine corsa doveva essere portato al capo opposto del treno. Ma nel 1903 la trazione