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STORIA- Le migrazioni proletarie di massa tra la fine dell'800 e gli inizi del 900
INGLESE- The migrant workers in "The grapes of wrath" by John Steinbeck
-La ricerca interiore:
LATINO- Agostino e il suo colloquio interiore alla ricerca di Dio
FILOSOFIA- Nietzsche e la figura del “viandante”
-Il ritorno:
ITALIANO- “La luna e i falò” romanzo modello del ritorno alle origini di Cesare Pavese
FISICA- viaggio alla scoperta delle origini della massa: "Il bosone di Higgs"
GEOGRAFIA ASTRONOMICA- viaggio alle origini dell'universo secondo la teoria del Big Bang
I. INTRODUZIONE
II. IL TEMA DEL VIAGGIO INTESO COME:
● La fuga:
- Migrazioni proletarie di massa
- The migrant workers in “ The Grapes of Wrath”
● La ricerca interiore:
- Agostino e il suo colloquio interiore alla ricerca di Dio
- Nietzsche e la figura del viandante
●Il ritorno:
- “La luna e i falò” , romanzo modello del ritorno alle origini
- Il bosone di Higgs
- Le origini dell’universo secondo la teoria del Big Bang
III. BIBLIOGRAFIA Introduzione
3
“Viaggiare è un verbo che
seduce per la poliedricità dei
suoi significati:
camminare, spostarsi da un
luogo all’altro, lungo un
tragitto o percorso, ad una
certa velocità, essere
trasportati o spostarsi. Si può
viaggiare con ogni mezzo,
con l’immaginazione, a dorso
di un asino o in sella ad una
moto, in prima classe o da
La professoressa Catia Santini, dell’Università di Torino, spiega nella sua
dispensa come la parola “viaggiare” sintetizzi in sé una varietà vastissima di
significati, concentrando al suo interno un’incredibile capacità evocativa.
Viaggiare è sognare, è volontà di andare oltre, desiderio di valicare tutti i
confini che ci sono stati imposti, necessità di essere in un dato luogo e in un
dato tempo. E’ per questo che ognuno di noi, tutto il genere umano non può
discostarsi dall’immedesimarsi nella figura del viaggiatore.
Catia Santini prosegue affermando che:
“Viaggiare è mutare, cercare, ritrovare, smarrirsi, incontrare,
conoscere, riflettere, ricordare, evocare e soprattutto andare
oltre”. 4
Il viaggio è importante non per il fatto di raggiungere una meta quanto più
percorso:
compiere un è per questo che un viaggio non necessita per forza di
uno spostamento fisico, ma può essere considerato “viaggio” ogni genere di
percorso - individuale o collettivo – che porta ad una riflessione, una
maturazione, una ricerca di sé, un incontro con gli altri e così via.
“...Il viaggio ha rappresentato, per quasi l’intero corso della
storia umana, un percorso di conoscenza e di scoperta
individuale, sociale, culturale, ambientale,economica, di sviluppo.
[…] La rappresentazione mentale del concetto di viaggio è
sovrapponibile al concetto di percorso e può essere decifrato
attraverso chiavi di lettura che sorgono da riflessioni su un altro
importante concetto: l’identità.” [Usala Ninive, 2004 “Migrazioni e
Sviluppo”]
STORIA : Viaggio verso nuove possibilità : Migrazioni proletarie di
massa. 5
Tra l’ultimo
ventennio dell’800 e
la fine degli anni
20’, si calcola che
circa 9 milioni di
Italiani lasciarono
l’Europa e altrettanti
migrarono in altri
paesi del nostro
continente.
Famiglie di emigrati.
Diversi furono i fattori scatenanti questo fenomeno:
la situazione economica delle zone d’immigrazione;
● i profondi squilibri dello sviluppo economico e sociale italiano: innanzitutto
● fra nord e sud, fra città e campagna, fra zone industrializzate o a
tendenziale industrializzazione e zone agrarie arretrate e in via di
disgregazione sociale ed economica;
la contraddizione tra la crescente pressione demografica e la scarsa
● disponibilità di nuovi posti di lavoro in una struttura economica arretrata
che poteva essere migliorata attraverso un radicale rivoluzionamento della
stessa o con la valvola di sfogo dell’emigrazione;
l’attrattiva esercitata dalle opportunità di arricchimento e di una
● sistemazione economico- sociale vantaggiosa (si pensi alla corsa all’oro,
alle terre vergini, e ad altre opportunità più o meno eccezionali e/o
fantasiose);
il sistema dei trasporti che ha influenzato, assieme alla posizione
● geografica, tanto le zone di partenza che quelle di arrivo o di insediamento
(I costi delle navi per l’America erano minori di quelli dei treni per il nord
Europa); 6
i fattori umani, quali l’esistenza di colonie o regioni o nazioni già a forte
● insediamento di nuclei di immigrati della stessa nazionalità.
I primi flussi migratori, tra il 1876 e il 1900, furono quelli in partenza dal
Veneto, dal Friuli Venezia Giulia e dal Piemonte diretti verso paesi vicini come:
Francia, Germania, Austria o Svizzera. Si trattava per lo più di migrazioni
swallows birds of passage
temporanee di lavoratori maschi, detti (rondini) o
(uccelli migratori) assunti come manovali nei lavori edilizi, stradali e ferroviari
oppure come contadini stagionali. A prezzo di duri sacrifici, questi inviavano
ogni anno alle loro famiglie somme di denaro anche importanti e dopo alcuni
anni ritornavano al loro paese.
Nelle regioni meridionali, meno densamente popolate, il fenomeno fu per
lungo tempo irrilevante, a causa dell’isolamento di queste aree, della scarsezza
di mezzi di trasporto e di vie di comunicazione. Questa situazione di
arretratezza e di estraniamento dalla vita del resto del Paese, continuò per
lungo tempo (senza ombra di dubbio, si può considerare come il residuo dei
passati regimi, ma anche del tradizionale attaccamento alla terra e alla casa e
di minori necessità economiche, derivanti da una vita esclusivamente agricola
e patriarcale), e solo nel quindicennio successivo il primato passò ad alcune
regioni meridionali come la Sicilia, seguita dalla Campania.
Questo cambiamento di rotta fu dovuto principalmente all’ulteriore aggravarsi
della questione meridionale causato dal progetto di Giolitti per il progresso del
paese,che muoveva infatti da una visione industrialista e settentrionalista del
problema italiano come già era avvenuto con la Destra Storica: esso si fondava
su un accordo fra industriali e classe operaia settentrionale , che escludeva nei
fatti i ceti meridionali che appartenevano a un territorio che rimaneva in fin dei
conti ancora “estraneo” al governo della monarchia sabauda.
Gli emigrati dall'Italia meridionale, prevalentemente addetti all'agricoltura e
braccianti, costretti all'espatrio dalla povertà dei loro paesi erano disposti ad
accettare qualsiasi lavoro e a stabilirsi definitivamente all'estero, nelle terre
d'oltremare, approdandovi attraverso traversate che avvenivano in condizioni
disumane. 7
Elenco dei passeggeri delle navi per le traversate oceaniche.
“Masse di popolazione spinte dalla miseria e dalla speranza di un
miglioramento per il loro avvenire, si spingevano da una parte
all’altra del mondo. Erano dagli armatori considerate come merce,
piuttosto che come essere umani e l’unico obiettivo di quelli che
speculavano su questi derelitti figli d’Italia era di trasportarne il
maggior numero possibile col maggior profitto,senza alcun
pensiero nonché del benessere, dell’esistenza stessa di quella
povera gente.” [Carlo Maurizio Belli, 1905 " esperto di
igiene navale”] 8
Immigrati a bordo delle navi.
“Le condizioni sanitarie del viaggio di andata sono state poco
soddisfacenti: sopra i 401 emigranti ho avuto 48 ricoverati in
infermeria di bordo dei quali solo tre guarirono durante la
traversata, 44 sbarcarono ammalati e uno ebbe esito letale. La
causa di così grave percentuale di ammalati la si deve attribuire
all’essersi sviluppate a bordo quasi contemporaneamente tre
diverse malattie infettive: vaiolo, varicella e morbillo”
[Dicembre 1906, medico
di bordo.]
Inizialmente lo stesso governo vide favorevolmente questo fenomeno che da
una parte allontanava il pericolo di esplosioni sociali e dall’altra contribuiva,
mediante le rimesse degli emigrati, al riequilibrio del bilancio dei pagamenti;
tuttavia,dopo l’ascesa al potere, Mussolini cominciò a definire l’emigrazione
come “stillicidio di forza nazionale”.
Gli effetti di lunga durata di questa emorragia di forza-lavoro furono
contraddittori. L’allentamento della pressione demografica, traducendosi in una
relativa diminuzione dell’offerta di lavoro, permise a chi restava di conquistare
salari più alti e condizioni di lavoro migliori. Ma nel lungo periodo lo
spopolamento delle campagne meridionali ne ritardò lo sviluppo, sottraendo a
quelle regioni le forze più giovani e dinamiche.
A ciò si aggiunse d’altra parte un certo risveglio del Meridione sotto lo stimolo
delle nuove idee e dell'esempio di intraprendenza che gli emigranti, quando
tornavano in Patria, in genere con accresciute capacità lavorative ,
definitivamente o per far visita ai parenti, portavano nei loro paesi.
9
INGLESE : The migrant workers in “The grapes of Wrath”.
Published in 1939, “The grapes of Wrath” vividly portrays life during the Great
Depression in America as it follows a family of poor farmers travelling from the
Oklahoma arid lands to the California valleys in search of a new frontier and a
better life; even if these will turn out to be only illusions, men and women are
prepared to die on the road to their dream. It explores the strength and
goodness of the human spirit in the face of gruesome, dismal circumstances.
The Grapes of Wrath.
During the early 1930s, a severe drought led to massive agricultural failure in
parts of the southern Great Plains, particularly throughout western Oklahoma
and Texas. These areas had been heavily overcultivated by wheat farmers in
the years following World War I. In the absence of rain, crops withered and
died; the topsoil, no longer anchored by growing roots, was picked up by the
winds and carried in billowing clouds across the region. The afflicted region
became known as the “Dust Bowl.”
By the mid-1930s, the drought had crippled countless farm families, and
America had fallen into the Great Depression. Unable to pay their mortgages or
invest in the kinds of industrial equipment, now necessitated by commercial
competition, many Dust Bowl farmers were forced to leave their land. Without
any real employment prospects, thousands of families nonetheless traveled to
California in hopes of finding new means of survival. But the farm country of
California quickly became overcrowded with the migrant workers. Jobs and food
were scarce, and the migrants faced prejudice and hostility from the
Californians, who labeled them with the derisive epithet “Okie.” These workers
and their families lived in cramped, impoverished camps called “Hoovervilles,”
named after President Hoover, who was blamed for the problems that led to
the Great Depression. Many of the residents of these camps starved to death,
unable to find work. 10
Steinbeck’s chara