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Sintesi

Sintesi Viaggio, tesina



La mia tesina di maturità analizza il tema del viaggio. Il viaggio a qualunque titolo avvenga, è un’esperienza costante nella vita dell’uomo in tutte le epoche e tutti i Paesi. Non c’è quindi da stupirsi se la letteratura, la cinematografia, la storiografia, di ogni tempo e di ogni lingua riflettono questa esperienza, muovendosi sia su un piano reale sia su uno simbolico. Nel primo caso, siamo in presenza di descrizioni di viaggi reali, che ci permettono di ricostruire gli itinerari, il modo in cui tali viaggi avvenivano, i luoghi visitati e le loro caratteristiche. Nel secondo caso, la letteratura trasfigura il viaggio in simbolo di qualcos’altro: dell’inquietudine dell’uomo e della sua sete di conoscenza, del suo bisogno di mettersi alla prova sfiorando l’ignoto dell’itinerario della sua maturazione spirituale o di tutta la sua stessa esistenza.
L’impulso a viaggiare è irrefrenabile, fa parte della natura umana, è una passione che divora e arricchisce allo stesso tempo, come il desiderio della felicità. Nella tesina mostro come gli innumerevoli scopi del viaggiare si intrecciano e non sempre sono chiari per chi resta, ma spesso neppure per chi parte; c’è l’irrequietezza, c’è il bisogno di conoscere cose sempre nuove, far viaggiare permette di conoscere gli altri, e attraverso gli altri, se stessi. Permette di scoprire alternative inimmaginate, di svincolarsi dai lacci dei sistemi sociali, basati sulla fissità della persona, sugli individui ad essere “una cosa sola”. Ma l’identità umana è mutevole e molteplice. Lo scarto tra l’immagine che gli altri hanno di una persona e quella che lei di se stessa, tra quello che è nella realtà e quello che vorrebbe essere, è lo spazio in cui prende vita il desiderio del viaggio. Il viaggio quindi, come metafora della vita è una delle caratteristiche più frequenti in tutte le culture, è un concetto trattato molto spesso dai pensatori di ogni epoca, dai mitici viaggi di Erodoto a quello ultraterreno di Dante.

Collegamenti


Viaggio, tesina



Etimologia: Il significato del "Viaggio".
Filosofia: Immanuel Kant e la Critica della ragion, Pura, Pratica e del Giudizio.
Storia: Il Medioevo e la Scoperta dell'America.
Arte: Arnaldo Pomodoro e la Colonna del Viaggiatore.
Letteratura: L'Epopoea di Gilgamesh, Omero, Dante e Swift.
Geografia: San Salvador, Spagna, Italia e Grecia.
Filmografia: Into the Wild e La città incantata.
Libri: Claudio Magris e l'Infinto viaggiare.
Estratto del documento

Etimologia e significato del termine “Viaggio”:

La parola “viaggio” deriva dal provenzale viatge, che proviene a sua volta dal latino viaticum, un

derivato di via. Nel lessico latino “viaticum” era la provvista necessaria per mettersi in viaggio, in

seguito assunse il significato di viaggio stesso.

Nel Seicento, per la prima volta fu utilizzato il verbo viaggiare che deriva da viaggio. Dal verbo

viaggiare nasce il termine viaggiatore, che anticamente era utilizzato per gli esploratori, i mercanti e

gli scienziati.

Il termine viaggio può significare:

1. L’andare da un luogo all’altro.

2. Usi estens. (o partic.): per iperbole, pellegrinaggio e per la letteratura.

Pagina di Dizionario.

pag. 3

Filosofia:

Il termine Filosofia è un vocabolo greco, che tradotto letteralmente significa “A-

more della Sapienza”, deriva da: Filos e Sofia. Il pensiero filosofico, nasce dalla

curiosità innata dell’essere umano per quanto gli circonda e gli succede intorno

dalla necessità di capire meccanismi e dinamiche e, dalla voglia di trovare sempre

spiegazioni. I filosofi più importanti sono: Socrate, Platone, Aristotele, S. Tommaso

d’Aquino, Cartesio, Locke, Hume, Kant, Karl Marx, Nietzsche, Husserl, Sartre e

de Beauvoir. Dipinto di Immanuel Kant.

Kant, e la sua vita:

La modalità, l’eventualità e i limiti del pensiero sono al centro dell’indagine filosofica di Kant.

La rivoluzione gnoseologica che Kant ritiene di aver introdotto consiste in un nuovo modo di

pensare, il mondo dell’esperienza, fondato sulla centralità del soggetto.

Immanuel Kant nasce Königsberg nell’Aprile 1724, da una famiglia di ceto medio. Nel 1732, per

volere dalla madre Kant entra nel collegio di Fredericianum, dove riceve una formazione incentrata

sullo studio del latino. Nel 1740 s’iscrive all’Università, deve intraprende lo studio di Newton.

Dal 1747 al 1754 Kant vive facendo il precettore, intanto nel 1755 riceve il dottorato e l’abilitazione

alla libera docenza. In questi anni Kant approfondisce gli studi di carattere scientifico ispirandosi

alle letture su Newton e Huygens, studia anche i metafisici tedeschi e gli empiristi inglesi.

Nel 1770, Kant riceve la cattedra all’Università come professore di logica e metafisica. In questo

periodo Kant dedica tutto il suo tempo alla ricerca filosofica. Dopo undici anni di laborioso

silenzio nel 1781 fu pubblicata la sua prima edizione, la “Critica della ragion pura”, nel 1788 fu

pag. 4

pubblicata la “Critica della ragion pratica”, a cui seguirà dopo due anni la “Critica del

Giudizio”.

La vita di Kant fu molto misera di eventi esteriori.

Gli ultimi anni di vita del Filosofo furono sconvolti dalla salute malferma e del conflitto con le

autorità politiche. Nel 1786 per Kant ci fu una grande perdita per la morte dell’Illuminista

Federico il Grande, Kant esaltava Federico il Grande come il sovrano dell’Illuminismo.

Nel 1793 pubblica una nuova opera “La religione nei limiti della semplice ragione”, quest’ultima

opera, anche se passò al vaglio della censura, risultò sgradita al sovrano.

Con questa pubblicazione Kant ricevette un invito, con scritto che non si doveva mai più occupare

delle questioni religiose. Nel 1796 smette di fare lezioni e nel 1798, pubblica un ultimo importante

scritto “ Il conflitto della Facoltà”. Kant muore nel 1804, all’età di ottant’anni.

Le principali opere di Immanuel Kant sono:

Pensieri sulla vera valutazione delle forze vive (1747);

Storia universale della natura e teoria del cielo (1755);

Principiorum primorum cognitionis metaphysicae nova delucidatio “Nuova spiegazione dei primi

principi della conoscenza metafisica” (1755);

Sulle cause delle scosse sismiche. Storia e descrizione naturale del terremoto del 1755 (1756);

Nuova dottrina sul moto e sulla quiete (1758);

La falsa sottigliezza delle quattro figure sillogistiche (1762);

L’unico argomento possibile per una dimostrazione dell’esistenza di Dio (1763);

Tentativo per introdurre nella filosofia il concetto delle quantità negative (1763);

Osservazioni sul sentimento del bello e del sublime (1764);

Ricerca sull’evidenza dei principi della teologia naturale della morale (1764);

Sogni di un visionario chiariti con i sogni della metafisica (1766);

Sul primo fondamento della distinzione degli oggetti dello spazio (1768);

De mundi sensibilis atque intelligibilis forma et principiis “la forma e i princìpi del mondo

sensibile e intelligibile” (1770);

Critica della ragion pura (1781);

Prolegomeni a ogni futura metafisica che vorrà presentarsi come scienza (1783);

Idea per una storia universale dal punto di vista cosmopolitico (1784);

Risposta alla domanda: che cos'è l'Illuminismo? (1784);

Fondazione della metafisica dei costumi (1785);

Principi metafisici della scienza della natura (1786);

Congetture sull’origine della storia (1786);

Che cosa significa orientarsi nel pensare? (1786);

Critica della ragion pura “seconda edizione” (1787);

Critica della ragion pratica (1788);

Critica del giudizio (1790);

La religione nei limiti della semplice ragione (1793);

Sopra il detto comune: "Questo può essere giusto in teoria, ma non vale per la pratica" (1793);

Per la pace perpetua (1795);

La metafisica dei costumi (1797);

Antropologia pragmatica (1798);

Il conflitto delle facoltà (1798); pag. 5

Kant oggi è ricordato per il suo “ Viaggio verso la conoscenza”. Le opere che

espongono questo “argumentum” sono la “ Critica della ragion pura, quella della

ragion pratica e quella del giudizio”.

Le Critiche di Kant, disposte in ordine cronologico.

La Critica della ragion pura:

La Critica della ragion pura fu pubblicata, come già visto nel 1781. Le reazioni dei lettori non

furono positive così, iniziarono a diffondersi delle critiche negative. Tra queste critiche

ricordiamo: lo scetticismo (che tradotto in termini religiosi, sta a indicare l’accusa di aver negato

la trascendenza), e quella di “idealismo berkeleiano” cioè, la negazione dell’esistenza di un

mondo esterno indipendente dalla nostra percezione.

Kant per ribattere queste accuse nel 1783 pubblicò i “Prolegomeni a ogni futura metafisica che

vorrà presentarsi come scienza”. In quest’ultima opera il metodo è analitico: assume l’esistenza

de facto della matematica e della fisica come scienze sintetiche, e ne ricava le condizioni di

possibilità della conoscenza oggettiva in generale.

Nel 1786 per Kant fu un anno importante, perché l’editore gli propose una nuova edizione della

Critica, così il Filosofo si rimise al lavoro per modificare la prima stesura della Critica.

Molti interpreti dell’Ottocento e del tardo Novecento come Schopenhauer e Heidegger,

sostengono ambedue lo stesso punto di vista che nella prima edizione si trova di più il pensiero di

Kant.

Nella Critica della ragion pura, troviamo molti punti-chiave, il primo dei punti-chiave è la critica.

Kant utilizza la critica per indicarne l’esame della legittimità, ovvero si chiede di indicarne il

fondamento: entro quali limiti, e a quali condizioni, le nostre affermazioni sul mondo sono fondate.

pag. 6

La filosofia di Kant è definita criticismo, giacché il nucleo e il punto di partenza del lavoro per Kant

inizia dalla critica. Kant concepisce la critica come lavoro d’indagine e che la ragione è chiamata a

fare su se stessa, come un’opera di autoriflessione della ragione. E, infatti, nell’espressione “ Critica

della ragion pura” quel della è un genitivo a un tempo oggettivo e soggettivo. Per Kant la ragion

pura è l’oggetto e il soggetto di questa indagine critica.

Nella sua opera Kant espone diverse problematiche. La prima problematica è la metafisica nonché,

il dogmatismo, e consiste nel produrre, concetti fondati su una << cieca fiducia della ragione a

estendersi a priori per meri concetti, senza critica>>. Questi ampi concetti hanno dato origine allo

scetticismo. Kant osserva che nella metafisica si possono affrontare dei problemi fondamentali

come l’esistenza di Dio, la libertà, l’immortalità dell’anima. Nell’affrontare questi problemi, la

ragione tenda a sbarazzarsi dei vincoli imposti dell’esperienza. Occorre, dunque, che la metafisica

giustifichi la sua pretesa a costruirsi come scienza; e che la ragione stessa, istituisca un tribunale.

Kant afferma che questo tribunale “è altro non è se non la critica della ragion pura stessa”.

Queste affermazioni del filosofo suscitarono grandi polveroni e, lo si accusò di voler distruggere a

colpi di critica, la metafisica la filosofia, la ragione stessa; venne definito da Mendelsshon“ Il

distruttore di ogni cosa”.

L’introduzione alla Critica della ragion pura si apre con il celebre passo: << Non c’è dubbio che

ogni nostra conoscenza incomincia con l’esperienza: […] Da ciò non segue che essa derivi

interamente dell’esperienza. Potrebbe infatti avvenire che la nostra conoscenza empirica sia un

composto di ciò che riceviamo mediante le impressioni e di ciò che la nostra facoltà conoscitiva vi

aggiunge da sé sola. >>

Kant in questo passo affronta il problema della teoria della conoscenza, cioè il rapporto fra l’oggetto

e le nostre rappresentazioni.

L’opera, “ La critica della ragion pura”, è divisa in due parti: la Dottrina degli elementi e la

Dottrina trascendentale del metodo. La prima parte della Dottrina trascendentale degli elementi

prende il nome di Estetica trascendentale. Il termine estetica serve per indicare l’indagine sulla

conoscenza sensibile. Nell’estetica, Kant esplora la sfera della conoscenza sensibile alla ricerca dei

principi che a priori rendono possibile tale conoscenza. Cioè, la capacità che il soggetto grazie alle

sensibilità riesce a percepire i diversi componenti dell’oggetto. La rappresentazione immediata

dell’oggetto è definita dal filosofo intuizione. L’intuizione, se vista come riferimento al contenuto

sensibile, è empirica: l’oggetto, nell’intuizione empirica, è definito fenomeno. Nel fenomeno

troviamo due componenti, la materia e l’intuizione pura, ovvero la forma a priori della sensibilità.

L’intuizione a sua volta è divisa: in spazio e tempo. Per Kant, lo spazio e il tempo sono le forme a

priori dell’intuizione cioè, lo spazio non può essere un concetto ricavato dell’esperienza, ma è la

forma del senso esterno e il tempo, la forma del senso interno.

Nell’Estetica trascendentale oltre ad esserci la sensibilità delle forme pure, troviamo la Logica

trascendentale costituita da intuizioni e concetti. La Logica trascendentale si divide in due parti;

l’Analitica trascendentale e la Dialettica trascendentale.

• L’Analitica trascendentale è suddivisa a sua volta in Analitica dei concetti e Analitica dei

principi; quest’Analitica tratta la conoscenza pura degli elementi e dei principi senza i quali nessun

oggetto può essere immaginato.

• la Dialettica trascendentale invece esamina le contraddizioni nell’ampliare le proprie conoscenze

al di là del mondo dell’esperienza. pag. 7

Nell’Estetica, Kant spiega com’è costituito il mondo dell’esperienza spazio-temporale;

quest’ultimo, però non indica l’aspetto naturale del cosmo ma, l’insieme di diversi fenomeni

organizzati su diverse leggi. Secondo Kant, la scienza deve descrivere i fenomeni mediante un certo

numero di leggi.

Kant nell’Analitica dei concetti, considera i “concetti dell’intelletto” come funzioni, cioè

operazioni dove si unificano le “diverse rappresentazioni sotto una rappresentazione comune”.

Secondo Kant facendo l’estrazione del contenuto empirico si possono ricavare dei concetti puri.

Kant, definisce questi concetti puri con il nome di categorie; per individuare le categorie ricorre

nuovamente all’analisi del giudizio, distingue le diverse forme di giudizio secondo quantità,

qualità, relazione e modalità.

Kant utilizza la dottrina dell’Io penso per centrarsi sull’unificazione dell’esperienza.

Il Filosofo si serve dell’Analitica dei principi per chiarire in che modo le singole categorie si

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