Sintesi
La Vespa Piaggio

Le origini di un mito.








La nascita di un insetto con due ruote. La Vespa Piaggio.

La Vespa Piaggio nasce nell'aprile del 1946, anno in cui venne depositato il brevetto di scooter presso l'istituto dei brevetti di Firenze.
La Vespa nasce dalla fusione di progetti ed esperienza dati da un aeroplano, un treno e un grande piroscafo. Tutto ciò lo si deve alla famiglia Piaggio, che nel dopoguerra dovette far fronte al cambio della produzione delle maggiori industrie che precedentemente erano impiegate nello sforzo bellico, durante la prima guerra mondiale.

Infatti la società Piaggio si occupò, a partire dal 1884, della fabbricazione di materiali per piroscafi e per la ferrovia italiana, che in quel periodo vide il suo momento di nascita e sviluppo. Le grandi richieste di legno e ferro fecero si che la fabbrica si sviluppasse in modo esponenziale, fino alla nascita di nuovi siti presso Sestri Ponente e Finale Ligure. La richiesta altissima di carrozze fece uscire indenne la Piaggio dal biennio rosso del 1919-20.
Così la fiorente società riuscì ad investire a Pontedera, in Toscana, in una piccola fabbrica di aerei e proprio in quel periodo l'aeronautica ebbe il suo sviluppo con nuove tecnologie.
La Piaggio riuscirà a farsi spazio nel mondo del volo fino a ricoprire una posizione molto importante alle soglie del secondo conflitto mondiale.
A partire da questo momento emerge la figura di Corradino D'Ascanio (1891-1981), la fortuna per la società. Questo eclettico ingegnere aeronautico ed inventore è il creatore del fasto della Piaggio, in primo luogo per le invenzioni in campo aeronautico e successivamente nel design della Vespa.
L'Italia era uscita dal conflitto mondiale gravemente ferita dal punto di vista economico. Anche i capannoni di Pontedera erano danneggiati gravemente e la forza lavoro era ai minimi storici.
La famiglia Piaggio si pose l'obbiettivo di far rinascere la società e creare un mezzo che si potesse usare tutti i giorni da parte degli operai e in un futuro breve anche dalla classe dirigente e dalle donne.
Lo scooter doveva essere un mezzo agile, semplice, con la capacità di trasporto di una seconda persona, che non sporcasse in vestiti, che fosse meno impegnativo delle moto dell'epoca e infine economico ma elegante.
D’Ascanio, che non ama la motocicletta, propone un mezzo totalmente innovativo: sfrutta le sue conoscenze in campo aeronautico e immagina una scocca portante e il comando del cambio sul manubrio. Posiziona il propulsore sulla ruota posteriore creando un originalissimo gruppo ruota-motore. Il braccio di supporto anteriore è simile ad un carrello di aereo e consente una facile sostituzione della ruota. Il prototipo MP6 è ancora senza un nome, quando nel settembre del 1945 viene presentato ad Enrico Piaggio, che notando la parte centrale molto ampia e dalla vita stretta per accogliere il guidatore, esclamò:“pare una vespa!” e Vespa rimase.








Le prime difficolta' nello spiccare il volo.


Inizialmente il primo stock di cinquanta esemplari di Vespa rischiava di essere invenduto, molti sono i giornalisti scettici, ma non solo, anche la società non rimase impressionata dal nuovo innovativo mezzo a due ruote.
La Vespa sembrava destinata alle sole cinquanta ordinazioni della prima serie, ma cosa conquistò il pubblico era senz'altro la guida su strada: la moto risultava leggera, agile e facile nell'utilizzo urbano.
La vespa però non era alla portata di tutti, così nacque una nuova formula di pagamento per l'epoca: la rateizzazione. In questo modo tutti potevano accedere al nuovo scooter.
L'Italia nel secondo dopo guerra era afflitta da una fortissima disoccupazione e una alta inflazione, ma la ripresa avvenne in tempi relativamente brevi.
Infatti le industrie del nord avevano subito danni limitati, il governo favorì lo sviluppo economico e molti furono gli aiuti ricevuti con il Piano Marshall. La rinascita era favorita anche dalle rimesse che giungevano dagli Stati Uniti dove emigrarono molti italiani soprattutto dal meridione.
Il primo governo del dopoguerra fu una coalizione dei partiti antifascisti: costituito nel giugno 1945 da Parri e durò solo 5 mesi.
La coalizione si divise in due schieramenti:
- la Democrazia Cristiana, i ceti medi, la borghesia, gli imprenditori;
- il Partito Comunista, la classe operaia, il proletariato contadino, la CGIL.
I primi facevano riferimento agli USA. I secondi all'URSS. La tensione era alta e si temeva la guerra civile, ma il Partito Comunista aveva rinunciato a conquistare il potere attraverso la rivoluzione.
Il 2 giugno 1946, con un referendum popolare, la popolazione scelse la Repubblica come forma istituzionale ed elesse i deputati della Costituente. Furono le prime elezioni a suffragio universale, infatti votarono anche le donne.
Si affermarono i tre partiti di massa che avevano partecipato alla Resistenza: la Democrazia Cristiana (che ottenne la maggioranza relativa e guidata da Alcide De Gasperi), il Partito Socialista (guidato da Pietro Nenni) e il Partito comunista (guidato da Palmiro Togliatti).
La Costituzione entrò in vigore nel 1948. Fu un compromesso tra la cultura cattolica, la liberal-democratica e la socialista: si scelse una forma di governo rappresentativa e parlamentare, ma furono inseriti anche alcuni principi di tipo sociale (libertà sindacale, diritto del lavoro).















La produzione ed il “Made in Italy”

La Vespa era prodotta secondo la tecnica della catena di montaggio, una soluzione nata in America, più precisamente con la fabbrica di automobili Ford.
Questo processo di assemblaggio prevedeva diverse stazioni di montaggio per ottimizzare i tempi di produzione e di conseguenza il miglior rendimento della fabbrica stessa.
A monte della produzione in fabbrica però si cela il lavoro del designer, ovvero il progettista.
Grazie alle conoscenze in campo matematico e fisico, questa figura è in grado di creare su carta il manufatto precedentemente la creazione vera e propria e calcolandone i punti di sforzo migliorando la longevità del prodotto stesso, come accadde con la Vespa e il disegno innovativo di Corradino D'Ascanio.

A partire dagli anni '50 in Italia si distinguono diversi designer nel capo motoristico: Bertone, Zagato,Pininfarina.
Non tutti sono nati però seguendo una scuola specialistica in quel campo, un esempio lampante è Battista Farina.
Decimo di undici figli, il suo soprannome Pinin (ovvero Giuseppino in piemontese) si riferisce al suo essere il piccolo della famiglia. Pinin inizia a lavorare nella carrozzeria di suo fratello Giovanni all'età di 12 anni; è lì che nasce il suo interesse per le automobili. Rimane presso gli Stabilimenti Industriali Farina di Giovanni per decenni, approfondendo lo studio della carrozzeria e iniziando a disegnare le proprie auto.
Nasce così l'azienda Pininfarina, che tutt'ora è un vanto italiano con collaborazioni in tutto il mondo.
E' l'avvento del design italiano, noto tutt'ora come “Made in Italy”




Innovazioni tecniche e vendita.

I componenti della ciclistica dello scooter erano del tutto innovativi: la sospensione anteriore, di derivazione aeronautica, era monobraccio e ricordava molto il carrello per l'atterraggio di un aereo, questo lo si deve all'ingegner D'Ascanio, un precursore nel campo dell'aeronautica.
Altra peculiarità era il cambio, non azionabile con il piede sinistro come sulle moto tradizionali, ma a mano sul manubrio sinistro. Questo cambio, detto a chiavetta o a manopola, aveva una leva che comandava la frizione e le marce del cambio.
Infatti, premendo la leva si azionava la frizione e ruotando il polso in alto o in basso si poteva scegliere la marcia. L'inconveniente di questo cambio era di dover trovare la giusta posizione della leva, la quale per poter facilitare il suo posizionamento, aveva un dente che doveva essere ingranato in una gola del preselettore (un disco metallico al lato della leva), ma permetteva di passare dalla marcia più alta alla più bassa o viceversa con un semplice comando.
Una caratteristica di questo cambio era quella di avere le marce disposte in ordine crescente o decrescente, con la folle generalmente tra I e II marcia.
Il telaio invece risultava dalla saldatura di pochi pezzi in lamiera e offriva molta rigidezza a parità di costi e semplicità di produzione. Le forme erano sinuose ma ben studiate per offrire capacità di carico, protezione dalle intemperie e buona abitabilità anche in zona arti inferiori.
Il motore si avvaleva di un monocilindrico 2 tempi di 98cc raffreddato ad aria a 3 rapporti e collegato direttamente alla ruota senza uso di catene di distribuzione.
Il nome della prima Vespa era “Vespa98” in riferimento alla sua cilindrata.
Per quanto riguarda il reparto vendite la Piaggio si avvaleva della catene di concessionarie della Lancia, assimilando il mezzo ad un prodotto automobilistico ad un costo di 68.000 lire.
L’unicità del veicolo assicura a Piaggio un lunghissimo periodo di successo, tanto che nel novembre 1953 viene prodotto il cinquecento-millesimo modello, e nel giugno 1956 il milionesimo.
Nel 1960 “Vespa” supera il traguardo dei 2 milioni di unità prodotte; saranno 4 milioni nel 1970, e oltre 10 milioni nel 1988, tanto da fare di “Vespa” - oggi arrivata a quota 16 milioni - un fenomeno unico nel settore delle due ruote motorizzate.
Dal 1946 al 1965, anno della scomparsa di Enrico Piaggio, solo in Italia furono prodotte 3.350.000 Vespe, una ogni cinquantadue abitanti.



Lambretta, la concorrenza nel dopoguerra.
A un anno di distanza dalla uscita della prima Vespa, nel 1947 una industria famosa per la produzione di tubi metallici, la Innocenti, decideva di mettersi in concorrenza con la Piaggio.
Visto il grande successo, la Innocenti lanciava sul mercato quella che rimase, fino al 1971, anno del fallimento del progetto, la vera grande rivale, la Lambretta.
Il nome derivava dal fiume Lambro che lambiva gli stabilimenti di produzione.
Lo scooter della Piaggio aveva dalla sua parte la genialità e la fantasia del progetto, quello della Innocenti la potenza industriale e commerciale di una forte azienda.
C' erano le premesse perché il match finisse alla pari e invece, alla lunga ha prevalso la Vespa, tutto sommato più duttile, universale e più femminile, che nel tempo manterrà una netta superiorità numerica sulla rivale, costringendola a giocare di rimessa.



L'evoluzione della Vespa
La longevità della Vespa ha fatto si che giungesse fino al XXI secolo,sostanzialmente il design è sempre somigliante alla prima del 1946 ma le differenze sono molte, sia dal punto stilistico che meccanico.
Infatti con il passare degli anni la Piaggio assecondò le esigenze degli italiani, aumentandone la potenza e offrendo una maggiore scelta nei listini.
Grazie alla continua evoluzione la Piaggio mantenne alte quote di produzione fino ai nostri tempi dove la Vespa ha cambiato il design, perso il cambio manuale in favore di quello automatico, migliorato i freni, e si è adattata ai tempi moderni pur mantenendo lo stile Vespa.



La Vespa poliglotta.
La Vespa ebbe un grande successo oltremanica e in tutta Europa.
In particolare a Londra nacquero movimenti giovanili dallo stile alternativo chiamati “Mod” e ferventi sostenitori sia di Vespa che Lambretta.
Ma anche in tutto il mondo il fenomeno Vespa punse e dagli Stati Uniti all'India la Vespa accrebbe il suo successo.
La Vespa gode in India della più vasta popolarità per le sue doti di economia e per le note eccellenti prestazioni.
Essa è pienamente inserita nel paesaggio indiano, sia nelle affollate strade cittadine che nelle vaste pianure dell'interno.
Oggi nessuno si stupisce vedendo una Vespa all'ombra di un tempio indù.
Tutt'oggi l'India è produttore indipendente del progetto Vespa a produzione low cost garantendo un successo nelle vendite sia indiane che in quelle europee, riproponendo un mezzo dal design classico in chiave moderna per quanto riguarda la tecnica costruttiva e l'affidabilità.
Il marchio Vespa è noto molto all'estero e nei paesi poco sviluppati economicamente perchè spesso i mezzi da rottamare nell'occidente trovano una seconda vita grazie a quelle popolazioni che non pretendono un mezzo dalle linee all'ultima moda ma sempre affidabile a un costo irrisorio.

La Vespa sportiva
La Vespa ha vissuto anche una carriera agonistica.
In tutta Europa, nei lontani anni Cinquanta, prende infatti parte, anche con successo, a competizioni motociclistiche ufficiali (velocità e fuoristrada), ed è protagonista di altre “avventure” del tutto inusuali.
La Vespa consegue anche un grande successo alla “Sei Giorni Internazionale” di Varese del 1951, vincendo 9 medaglie d’oro, più di ogni altra moto italiana.
Lo stesso anno vede la partenza per il primo di una innumerevole serie di raid in Vespa: una spedizione in Congo, un viaggio incredibile con uno scooter nato essenzialmente per muoversi nel traffico cittadino, e pochi sanno che nel 1980 due Vespa PX 200 giunsero al traguardo della Paris-Dakar
E la Vespa continua a viaggiare: Giorgio Bettinelli, scrittore e giornalista, nel luglio del 1992 parte da Roma a bordo di una Vespa e nel marzo del 1993 raggiunge Saigon.
Nel 1994, sempre in Vespa, copre i 36.000 chilometri che separano l’Alaska dalla Terra del Fuoco. Nel 1995, con partenza da Melbourne in Australia, arriva a Città del Capo e percorre in dodici mesi più di 52.000 chilometri. Nel 1997 progetta il viaggio dal Cile alla Tasmania, attraverso Americhe, Siberia, Europa, Africa, Asia e Oceania, per 150.000 chilometri nell’arco di tre anni.
Il tutto, per complessivi 254.000 chilometri in Vespa.

Il set cinematografico
Le due ruote hanno sempre solcato i set del grande schermo, sia italiano e sia estero e Vespa non è e non fu da meno.
L'immagine della vespa resta indissolubilmente legata a quello scooter 125 di color verde metallizzato su cui erano seduti Audrey Hepburn e Gregory Peck nel film premio Oscar del 1953 “Vacanze Romane”. Questo di William Wyler ancora oggi rimane incontestabilmente il film della Vespa, e più di ogni altro ha contribuito a farne un tratto caratteristico dell'epoca.
Non è però l'unico.
Ritroviamo la Vespa con Marcello Mastroianni, braccato dai fotografi in sella allo scooter per le vie di Roma, oppure sempre nella capitale con Alberto Sordi, ineguagliabile interprete del costume nazionale.
Gli attori apprezzavano la Vespa anche al di fuori del del set, infatti nei momenti liberi durante le riprese di Exodus, in Israele, Paul Newman ama esplorare il paese in sella ad una Vespa.
Impossibile tralasciare il film “Caro Diario” interpretato da Nanni Moretti che precorre curioso le strade di Roma in sella ad una Vespa 150 Sprint.
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