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Introduzione tesina 11 Settembre: le verità
La seguente tesina di maturità istituto tecnico commerciale descrive le realtà degli attentati inerenti l'11 settembre 2001. Gli argomenti che permette di sviluppare la tesina sono: in Storia: l'11 Settembre 2001 nei minimi dettagli, in Matematica: Le tre regole al crollo delle Torri, in Inglese: The New World Trade Center. I
Stranamente, mi ricordo bene quel pomeriggio del martedì 11 settembre 2001. L'attentato alle Torri Gemelle causò la morte di tantissime persone che stavano soltanto lavorando e sono rimaste vittime dei terroristi facenti parte dell'organizzazione terroristica nota con il nome di Al Qaeda, il cui leader era il saudita Osama Bin Laden.
Vari attentati furono portati avanti quel giorno dalla macchina del terrore, come per esempio anche quelli che colpirono il Pentagono a Washington.
Avevo sei anni quando tutto accadde. Ero a casa dei miei nonni, insieme ai miei genitori, al mio fratello, alla zia e a mia cugina per passare un po’ di tempo fra parenti. Ricordo che ero in terrazza quando mia mamma mi chiamò perché
dovevamo tornare a casa. Appena arrivati, accendendo il televisore, vidi una torre grigia che fumava perché era stata colpita: parlavano di un aereo che le era andato addosso forse per errore del pilota o perché l’aereo era rimasto senza
carburante. Una scena che in quel momento ho dimenticato, ma che poi mi è riaffiorata nella mente e mi ha portato a guardare i vari filmati, come quello di un uomo che cascava giù da una delle due torri, le Twin Towers, e che vorticava paurosamente nel vuoto. Tutt’ora ho i brividi a parlarne.
Appena un secondo aereo colpì l’altra torre era chiaro che non era colpa del pilota e non si trattava di un'anomalia dell’aereo. Quando ci furono i crolli, ricordo che non ero in grado di capire quanto fosse grave la situazione. Mi
pareva strano tutto quello che era accaduto. Ho un’immagine indelebile di quella giornata dell' 11 settembre 2001 che non si è mai cancellata dalla mia mente: il volo American Airlines 11 che si schiantava sulla prima torre. Dopo 13 anni, ho voluto riesaminare i fatti accaduti quel giorno, perché fanno parte della mia storia e della storia del mondo. Per iniziare, vorrei partire da alcune parole pronunciate da uno dei personaggi più crudeli della storia, Adolf Hitler, che disse: “Più è grossa la bugia e più la gente la crederà”. Questa frase mi ha dato una fortissima sensazione di spavento, facendomi ripensare a tutti quei fatti ed eventi accaduti nell’ultimo secolo, come l’assassinio di John Fitzgerald Kennedy, riguardo al quale, ancora oggi, molte persone hanno "il paraocchi" così come per altri fatti storici di tale portata. Se pensiamo all’assassinio del presidente Kennedy possiamo notare che la versione ufficiale ha delle grosse incongruenze e scorrettezze; ad esempio, come si può spiegare la “teoria della pallottola magica” dove il terzo proiettile ha creato ben sette ferite sia al presidente Kennedy sia all’ex governatore del Texas, John Connally? Per chi avesse fatto il servizio di leva obbligatorio sa che un proiettile del genere non può aver fatto tale percorso, per il semplice fatto che non è possibile che un proiettile cambi più volte traiettoria. Le persone che hanno “il paraocchi” sono quelle che di fronte all’evidenza e alle prove che fanno avallare una “teoria della cospirazione”, loro continuano a credere fermamente che in realtà sia avvenuto quanto dice la versione ufficiale, anche se piena di errori e omissioni.
Collegamenti
11 Settembre: le verità, tesina
Storia - l'11 Settembre 2001
Matematica - Le Tre regole legate al crollo delle Torri
Inglese - The New World Trade Center
Il Pentagono
Partiamo dal terzo aereo che ha colpito il Pentagono.
Ricapitolando la versione ufficiale, il volo American Airlines 77 parte da Dulles,
frazione di Washington DC alle 8.20; i dirottatori prendono il controllo dell’aereo
fra le 8.50 e le 8.54; dopo due minuti staccano il transponder per poi volare
ininterrottamente per più di quaranta minuti; l’aereo, poco prima di schiantarsi,
si presume che abbia eseguito una virata di 330 gradi ad oltre 800 Km/h
scendendo di 2100 metri in due minuti e mezzo fino a far schiantare l’AA77 al
piano terra sulla facciata ovest del Pentagono, a pochi chilometri da dove era
partito, alla velocità di 853 Km/h, passando appena sopra lo svincolo
autostradale e abbattendo 5 pali della luce volando rasoterra.
1. Hani Hanjour, il pilota miracolato
Hani Hanjour, un mese prima degli attentati, arrivò a un piccolo aeroporto per
affittare un Cessna 172 monomotore; durante le prove di volo, Hanjour non era
in grado né di guidare né di atterrare con quel piccolo velivolo e, secondo i suoi
precedenti istruttori di volo, Hanjour era un totale incompetente al volo che non
aveva mai guidato un jet in tutta la sua vita. Era, insomma, la “pecora nera” e lo
“zimbello” della scuola di volo.
2. I pali della luce
Il 22 novembre 2004, un jet privato in volo per Houston per prelevare George
H.W. Bush, tagliò un unico filo di un palo della luce e si schiantò un minuto prima
di atterrare. L’ala si strappò via seminando rottami per 90 metri.
Il volo AA77, comunque, riuscì a sradicare dal suolo 5 pali della luce senza
danneggiare né le ali né gli stessi pali della luce. Sembra proprio che siano stati
sradicati dal suolo.
3. Il prato
Dalle foto scattate quel giorno si può notare che qualsiasi oggetto che
abbia colpito il Pentagono, non ha lasciato tracce sul prato. Se il
Boeing avesse colpito la facciata del Pentagono, sicuramente il prato
sarebbe apparso come la foto accanto.
Invece il Pentagono appariva così, come nella foto centrale in alto,
dopo lo schianto dell’aereo, con il prato intatto. Inoltre possiamo
notare che l’aereo ha colpito un camion generatore, ma ha lasciato
intatti dei rotoli di cavi elettrici che, stranamente, erano nella
traiettoria dell’aereo.
4. La facciata del Pentagono, l’aereo e i fori
Prima del crollo della facciata esterna, il muro presentava un foro del
diametro di circa 5 metri (che era l’unico danno nella facciata del
Pentagono), dove si ipotizzerebbe che sia passato l’aereo dopo lo
schianto; da notare che i vetri delle finestre intorno al foro sono ancora
intatte. Domanda: è possibile far passare un Boeing 757 in un buco col
diametro di 5 metri senza danneggiare le finestre? Andiamo ad
analizzare le dimensioni di questo aereo: un Boeing 757 è lungo 47
metri, è alto 13 metri e mezzo, ha un’apertura alare di circa 38 metri,
pesa quasi 100 tonnellate ed è lungo 54 metri. Dopo circa 60 minuti dallo
schianto, circa 20 metri dell’ala ovest del Pentagono, crollano improvvisamente.
Eppure, l’apertura alare di quel Boeing è di 38 metri. Come si spiega? Dove sono i
restanti 18 metri?
Tornando al foro del diametro di 5 metri, questo si ripresenta nei tre anelli
successivi e l’ultimo di questi fori, al terzo anello, ha quasi le stesse
dimensioni del primo. È possibile che questo aereo abbia attraversato 3
anelli (che in complesso avevano 3 metri di cemento armato) senza
lasciare danni evidenti all’esterno del Pentagono (come ad esempio il
segno dei motori)? I pezzi che sono stati trovati, che potrebbero far
ricondurre ad un Boeing 757, erano pezzi talmente piccoli che si riusciva
tranquillamente a prenderli e a trasportarli con una mano. Stranamente non
c’erano pezzi evidenti di motori, di ali, del timone di coda o di carrelli; eppure
questi elementi sono le parti più resistenti dell’aereo.
Nela Sagadevan, un ingegnere areonautico specializzato, ha affermato: “Sfido
qualunque pilota al mondo: dategli un 757 e ditegli di portarlo a 750 Km/h per
600 metri stando a 6 metri dal suolo. Non può farlo, è aerodinamicamente
impossibile”. Un aereo che vola a quella velocità a bassa quota avrebbe avuto
sicuramente problemi di “flutter”, ovvero un fenomeno di tipo oscillatorio che
può portare alla distruzione dell’aeroplano.
La versione ufficiale vuole che l’intenso calore dovuto al kerosene abbia
vaporizzato del tutto l’aereo. Sorge un’altra domanda: come hanno fatto gli
investigatori ad identificare 184 dei 189 morti che avrebbero trovato al
Pentagono? Attraverso il Laboratorio di identificazione DNA delle forze armate,
di cui si occuparono anche dell’identificazione delle vittime di Shanksville.
5. Le testimonianze e il “black out” del Big Brother
Dato che l’FBI ha confiscato tutti i nastri dei video delle 86
telecamere a pochi minuti dal fatto e che ad oggi solo 2 video
di scarsa utilità sono stati rilasciati, ci affidiamo allora alle
testimonianze oculari delle persone che si trovavano in quel
momento nel luogo dell’impatto. Alcuni testimoni hanno
confermato che a colpire la facciata ovest del Pentagono è
stato un Boeing 757; il problema di queste testimonianze è
che provengono in gran parte dal personale militare e da
persone che lavoravano al Pentagono sotto la direzione del
governo. Molti altri testimoni, invece, ritengono tutt’altro:
alcune persone hanno affermato di aver visto un jet privato da 10-‐20 passeggeri;
altre, invece, hanno detto di aver visto un elicottero militare dell’esercito; altre
ancora hanno sostenuto di aver visto un piccolo aereo, come “un missile cruise
con le ali”. Fatto sta che sia all’interno sia all’esterno del Pentagono, in diversi
sono stati scaraventati da una violenta onda d’urto: April Gallop, una testimone,
stava lavorando nell’ala ovest quando questa fu colpita e dichiarò che mentre era
in ospedale, degli uomini in uniforme l’hanno visitata più di una volta. Inoltre
affermò: “Non si sono mai identificati né dissero per quale agenzia lavorassero;
questi uomini in uniforme non mi ordinarono cosa dire, mi diedero solo dei
suggerimenti (…). Continuarono ad insistere nel dire che un aereo colpì l’edificio.
Lo ripetevano molto spesso. Ma io ero lì e non ho visto nessun aereo, e nemmeno
dei rottami”.
I controllori di volo, osservando il radar principale, hanno creduto che
quell’aereo che ha eseguito quella virata di 330 gradi a quella velocità, fosse un
caccia militare. Una delle testimonianze più incredibili è quella del segretario dei
trasporti dell’epoca, Norman Mineta, che era all’interno del PEOC (il bunker
sotterraneo della Casa Bianca) insieme con lui c’era Dick Cheney, il vice
presidente dell’epoca. Mineta affermò:
”Nel periodo in cui l’aereo si stava avvicinando al Pentagono, c’era un giovane
che ogni tanto entrava e diceva al vice presidente:
"L’aereo è a 50 miglia…".
"L’aereo è a 30 miglia…".