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Astronomia: l'effetto Doppler; la legge di Hubble
Filosofia: Henri Bergson
Italiano: il Futurismo
Storia dell'arte: l'avanguardia futurista
LA VELOCITÀ Alessio Pieri
Anno scolastico 2010-2011
5C
INDICE
Introduzione 2
La velocità della luce e conseguenze relativistiche 3
Effetto Doppler per la luce e velocità di allontanamento delle galassie 5
Dal tempo come durata allo slancio vitale in Bergson 6
Il futurismo e la “bellezza della velocità” 8
L’avanguardia futurista in arte 13
Bibliografia 16
Note: Quadro in copertina “Velocità astratta(è passata l’automobile)” Balla, 1913,Collezione privata 1
INTRODUZIONE
Ai giorni d’oggi siamo costantemente avvolti da una realtà che viaggia sempre più veloce, dalla
connessione a banda larga ad Internet ai treni ad alta velocità, alla vita frenetica di tutti i giorni.
Sembra ormai assodato da tutti che questo stia diventando naturale per l’uomo, ma circa un secolo fa
questo dinamismo era considerato una novità a cui inneggiare, contro una fissità sociale diffusa,
come sostenuto dai futuristi. Da qui ho mosso la mia analisi sulla velocità dall’ambito scientifico a
quello filosofico ed infine nel contesto artistico letterario.
Dal punto di vista scientifico ho deciso di affrontare in linee generali la ricerca del valore della velocità
e la sua importanza nella Teoria della Relatività Ristretta di Einstein. Quindi ho analizzato L’effetto
Doppler relativo alla luce, che si può riscontrare in astronomia e come esso insieme alla teoria di
Edwin Hubble giustifichino l’allontanamento delle galassie e l’ipotesi di un universo in espansione.
Nell’ambito filosofico, poiché la velocità è strettamente connessa allo spazio e al tempo, ho
affrontato la visione del tempo in Bergson per giungere allo slancio vitale che per il filosofo muove
tutto l’universo. A questo punto non ho potuto non considerare come lo slancio vitale, il dinamismo e
la velocità siano fondamentali nel movimento futurista di scrittori come Marinetti e di artisti quali
Balla e Boccioni. 2
La velocità della luce e conseguenze relativistiche
Nella storia della fisica sono stati vari i tentativi di calcolare la velocità della luce. Un primo tentativo fu fatto
da Galileo Galilei. Egli, con una lanterna coperta si mise su una colina, mentre un suo assisente si posizionò ad
un miglio di distanza. Quindi Galileo scoprì la sua lampada e la stessa cosa fece l’assistente appena vide la luce
della lanterna del fisico. Galileo pensava di poter calcolare la velocità a partire dal tempo impiegato dalla luce a
percorrere il miglio ma non poteva sapere che la velocità della luce è talmente elevata da risultare impossibile
calcolarla con i suoi strumenti e a così breve distanza ( il tempo impiegato sarebbe circa 0.000005 secondi).
Successivamente intorno al 1670, l’astronomo Ole Roemer, studiando le lune di Giove, notò come queste non
apparissero sempre nella posizione attesa ma in anticipo quando la Terra era più vicina a Giove ed in ritardo
quando la Terra era più lontana. Allora intuì, sapendo che la velocità della luce non era infinita, che queste
apparenti non coincidenze erano dovute al fatto che la luce impiega un certo tempo per arrivare da Giove alla
Terra. Poi con opportuni calcoli riuscì ad ottenere un valore della velocità della luce molto prossimo a quello
effettivo. In seguito anche altri fisici effettuarono misurazioni sempre più precise, come Hertz che calcolò la
velocità delle onde elettromagnetiche e ottenne il valore c. Anche Maxwell ottenne lo stesso valore per la luce
e intuì che anche la luce è un’onda elettromagnetica. In effetti le onde elettromagnetiche formano uno spettro
di onde che si differenziano tra loro solo per frequenza e lunghezza d’onda e che viaggiano tutte alla velocità c.
Esse sono legate dalla formula .
La velocità della luce nel vuoto è definita fisicamente dalla formula e vale 299792.458 km/s. Dalla
√
teoria relativistica si è giunti a considerare la velocità della luce come un valore massimo, uguale per tutti i
sistemi inerziali. La luce, in base alle teorie di Newton, inizialmente era vista come avente solo la natura
corpuscolare, tuttavia osservandone i comportamenti, si vide che ciò non era sufficiente e si introdusse la
visione che la luce si propagasse in modo ondulatorio ma con ciò entrò in questione il problema del mezzo di
propagazione e si suggerì la presenza dell’etere, che permeava tutto l’Universo. Tuttavia gli esperimenti di
Michelson-Morley, con l’utilizzo dell’interferometro, provarono che l’etere non esisteva. Da ciò si concluse che
la luce viaggia anche nel vuoto, senza quindi bisogno di un mezzo di propagazione. Pure Einstein, che non era a
conoscenza dell’esperimento di Michelson-Morley, comprese che il concetto di etere non poteva essere
accettato. Infatti, abbandonato il concetto di etere, l’unica possibile interpretazione della velocità c, che
emergeva in modo naturale dalle equazioni di Maxwell, le quali Einstein credeva assolutamente corrette, era
che c fosse la velocità dell’onda elettromagnetica rispetto ad un qualunque sistema di riferimento inerziale. Su
questo postulato e dal concetto che le leggi fisiche sono uguali in tutti i sistemi di riferimento inerziali, Einstein
ha basato la Teoria della Relatività Ristretta nella quale per velocità elevate, prossime a quella della luce, non
vale più la meccanica galileiana ma entrano in gioco le trasformazioni di Lorentz.
( ) Trasformazioni di Lorentz
⁄
√
( )
{
Sono chiamate così perché furono trovate da Lorentz ma egli non ne comprese il significato fisico che 3
sembrava anzi andare contro ogni logica; infatti in esse si vedono fattori che dipendono dalla velocità della
luce e del sistema di riferimento e non solo dalla velocità del sistema di riferimento con nelle trasformazioni
galileiane. Einstein capì che esse esprimono come lo spazio e il tempo si deformino a velocità elevate,
causando una rivoluzione rispetto ai concetti assoluti di spazio e tempo nella fisica precedente.
Queste “deformazioni” sono chiamate effetti relativistici e sono precisamente la dilatazione del tempo
( ) ( ),
, la contrazione delle lunghezze la simultaneità relativa a seconda
⁄
√ ⁄
√
dell’osservatore del sistema di riferimento perché la quantità è sempre
minore o uguale a uno.
Questa teoria strana ha naturalmente trovato molti oppositori, perché non si concilia
con le nostre esperienze quotidiane ma ciò è dovuto al fatto che le velocità con cui
viaggiamo generalmente sono molto basse rispetto alla velocità della luce. Tuttavia
sistemi di navigazione satellitare come NAVSTAR permettono di controllare con
precisione elevatissima le posizioni dei velivoli. Ad esempio considerando un aereo
dopo un’ora di volo, esso potrebbe essere localizzato con una precisione di circa 50
metri, considerando la relatività, contro una di 760 m, senza la relatività.
Molto noto è il “paradosso dei gemelli” che esprime bene il concetto di come alla
velocità della luce il tempo si dilati e scorra più lentamente: "Se un organismo vivente,
dopo un volo arbitrariamente lungo ad una velocità approssimativamente uguale a
quella della luce, potesse ritornare nel suo luogo d'origine, egli sarebbe solo
minimamente alterato, mentre i corrispondenti organismi rimasti, già da tempo
avrebbero dato luogo a nuove generazioni." (Einstein, 1911)
Detto in altri termini: un gemello, che torni dopo essere stato in viaggio per diversi
anni su un’astronave, troverà al suo ritorno il gemello rimasto sulla Terra invecchiato
rispetto a lui, tanto più quanto più velocemente egli si è mosso; a seconda che abbia
viaggiato più o meno velocemente, quando torna sulla Terra potrebbe trovare le
generazioni future quella del gemello, ormai deceduto, oppure solamente il gemello
invecchiato.
Per esempio i due gemelli alla partenza hanno trent’anni. Quindi uno viaggia a circa 260000km/s mentre l’altro
resta sulla Terra. Dopo un viaggio di circa quarant’anni, il gemello, che era partiro, torna sulla Terra e avrà
cinquant’anni. L’altro gemello, rimasto sulla Terra, invece avrà settant’anni. Quindi i due gemelli non sono più
gemelli e da qui il paradosso. Ma in realtà ciò che è accaduto è che il tempo per il gemello che ha viaggiato è
scorso più lentamente, facendolo invecchiare solo di venti anni, mentre per quello rimasto sulla terra il tempo
ha continuato a scorrere come sempre e quindi per lui sono passati quarant’anni. Questo perché i sistemi di
riferimento del gemello sulla Terra e quello sulla navicella non sono interscambiabili. Il primo infatti fa
riferimento ad un sistema inerziale, il secondo invece ad uno non inerziale, in quanto subisce accelerazioni e
decelerazioni durante il suo viaggio. Perciò si avrà che effettivamente il tempo per i due gemelli è passato in
modo diverso, nonostante il gemello sulla navicella non abbia percepito il rallentamento temporale. 4
Effetto Doppler per la luce e velocità di allontanamento delle galassie
Christian Doppler nel 1842 enunciò la
teoria che spiegava il motivo della
diversa percezione del suono
proveniente da una fonte in
movimento rispetto ad un ascoltatore
esterno fermo. Egli aveva notato come
il suono sia più acuto mentre si avvicina e più grave mentre si allontana. Spiegò ciò con il fatto che le onde
emesse dal corpo in moto abbiano una frequenza maggiore rispetto alla frequenza dell’oggetto fermo se si
avvicina all’ascoltatore mentre la frequenza diminuisce, se il corpo si allontana, dando la percezione di un
suono più grave. Fisicamente la frequenza del suono percepito si può calcolare considerando che sia la
sorgente sonora sia l’ascoltatore siano in moto o che solo uno dei due lo sia. Nel caso della luce invece non si
considera se noi siamo in moto o meno, ma solo la velocità del corpo che emette la radiazione luminosa
√
secondo la formula . La formula lega la velocità della fonte che emette
la radiazione luminosa con la frequenza relativa. Notiamo subito che se la velocità è di avvicinamento la
quantità sotto radice sarà maggiore di uno; di conseguenza si avrà una frequenza relativa maggiore e una
lunghezza d’onda minore rispetto a quelle dello stesso corpo fermo e con ciò lo spettro di emissione sarà
spostato verso il blu ( blushift). Se invece la velocità è di allontanamento la quantità sotto radice sarà minore di
uno e quindi avremo che la frequenza diminuirà, la lunghezza d’onda aumenta e lo spettro di emissione sarà
più spostato verso il rosso (redshift). Questo effetto permise a Edwin Hubble di intuire che l’universo è in
espansione in quanto più le galassie e i corpi celesti sono lontani da noi più il loro spettro è spostato verso il
rosso. Egli dedusse perciò che l’Universo era in espansione e che la velocità di allontanamento dei corpi celesti
è tanto più veloce quanto più sono lontani da noi. Tale concetto è espresso chiaramente dalla legge di Hubble
con ( v=velocità,H =costante di Hubble,d=distanza) che mostra la diretta proporzionalità tra la
0
distanza da noi e la velocità di allontanamento. L’intuizione di Hubble diede vita in seguito alla teoria del Big
Bang e ricerche successive, come la radiazione cosmica di fondo, confermarono l’espansione dell’Universo. 5
Dal tempo come durata allo slancio vitale in Bergson
Vita
Bergson nacque il 18 ottobre 1859 a Parigi. Qui crebbe e divenne poi professore, per molti anni, presso il
Collegio di francia. Il primo libro da lui pubblicato è stato Saggio sui dati immediati della coscienza(1889) il
quale già evidenzia che egli vuole depurare la coscienza da una visione fittizia, basata su sovrastrutture
mentali, della realtà per coglierne l’essenza. La seconda opera che pubblica Materia e memoria(1896) affronta
invece la questione del rapporto tra corpo e spirito: il primo sarà caratterizzato dal ricordo in funzione
dell’azione, il secondo è è la memoria stessa. Nel 1907 esce l’Evoluzione creatrice nel quale Bergson
rappresenta la vita come un flusso, uno slancio vitale unitario che è non è fine della vita ma è alla base di essa.