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La prima guerra mondiale: cause del conflitto
La prima guerra mondiale ebbe varie cause di carattere politico,
economico, militare e socioculturale.
Le cause politiche furono: il desiderio di rivincita dei francesi
rispetto alla grave sconfitta subita dai tedeschi nel 1870-71, la rivalità
fra Austria e Russia per il predominio nell’area dei Balcani, il
malcontento delle varie nazionalità all’interno dell’Impero austro-
ungarico, la crisi dell’impero ottomano e la presenza di due blocchi
militari contrapposti: la Triplice Alleanza e la Triplice Intesa.
Le cause economiche furono: la rivalità economica relativa alle
colonie fra la Gran Bretagna e la Germania e la necessità, da parte
delle grandi potenze, di rifornirsi di materie prime e di garantirsi
ampi mercati per favorire lo sviluppo industriale.
Le cause militari furono: la politica militarista delle grandi potenze
e la corsa agli armamenti degli Stati europei industrializzati.
Le cause culturali furono: il diffondersi dell’ideologia nazionalista,
le tesi razziste sulla necessità di salvaguardare l’identità nazionale,
l’applicazione del darwinismo alle relazioni internazionali e gli
atteggiamenti favorevoli alla guerra diffusi fra i giovani.
Nella situazione internazionale appena delineata, fu sufficiente una
“scintilla” per far esplodere il conflitto. Il 28 giugno 1914 un nazionalista
serbo, Gavrillo Princip, uccise a Sarajevo l’erede al trono d’Austria,
l’arciduca Francesco Ferdinando. L’attentato era stato preparato a
Belgrado e il governo serbo, secondo gli Austriaci, non aveva fatto nulla
per impedirlo. L’Austria, in realtà, approfittò del grave evento per motivare
un’aggressione militare alla Serbia e risolvere finalmente la questione
balcanica.
Il 23 luglio 1914 l’Austria inviò alla Serbia un ultimatum che
richiedeva entro 48 ore: 5
1) la soppressione delle organizzazioni irredentistiche slave.
2) il divieto di ogni forma di propaganda antiaustriaca.
3) l’apertura di un’inchiesta sull’attentato, condotta da una commissione
mista serbo-austriaca.
Erano richieste deliberatamente umilianti. Il governo serbo non poteva che
respingerle, perché accettandole avrebbe di fatto rinunciato alla piena
sovranità sul proprio territorio. Di conseguenza il 28 luglio l’Austria
dichiarò guerra alla Serbia. Filosofia
Nietzsche e D’Annunzio: oltreuomo e superuomo
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Il termine "superuomo" è stata la prima e più diffusa traduzione italiana del
termine originale in tedesco. Dopo gli orrori del nazismo, la rilettura del
termine, ha portato alla luce un altro possibile significato della parola, che
si esprime nella locuzione "oltreuomo" inteso non più come "uomo
superiore" ma come ulteriore stadio dello sviluppo etico e culturale
dell’umanità, un rinnovamento interiore che si realizza attraverso
l’apertura a nuovi valori a nuovi significati della vita. L'oltreuomo di
Nietzsche non è un individuo ma una categoria etica. Le qualità che
l'oltreuomo possiede sono:
1) saper accettare la vita nella sua interezza, nella sua dimensione
irrazionale fondata sul caso e sul caos. Non ha paura degli istinti ed accetta
la dimensione dionisiaca dell'esistenza.
2) saper "reggere" psicologicamente la "morte di Dio" ossia la condizione
del nichilismo, l'annullamento di tutti i tradizionali valori morali; sa
rinunciare alla consolazione esistenziale offerta dalle fedi religiose.
3) saper condurre la propria vita in una diversa dimensione temporale,
ponendosi nella prospettiva dell'eterno ritorno del tempo. Recuperando
l'antica visione pagana del tempo ciclico, non pensa più in termini di
presente, passato e futuro, ma vive ogni istante con intensità totale, come
fosse l'eternità.
Il significato del concetto di oltreuomo non è dunque quello dannunziano
della realizzazione storica di una nuova élite di individui-guida
dell’umanità. Per d’Annunzio la volontà di potenza è la volontà dell’uomo
di ottenere ciò che vuole. Il Superuomo è l’esteta che esalta il culto
personale e non si accontenta più di vagheggiare la bellezza, ma ha volontà
di dominio: diviene intellettuale “vate” cioè ha in se una missione politica.
Latino
Lucio Anneo Seneca 7
Seneca nasce in Spagna a Cordova, appartiene ad una ricca famiglia
equestre spagnola. Il fratello minore è Anneo Mela, padre di Lucano.
Seneca studia a Roma e riceve una vasta educazione letteraria, storica,
retorica e filosofica. Intorno al 33 d.C. inizia il suo cursus honorum. Viene
condannato a morte da Caligola (si salva grazie ad Agrippina) perché
considerato troppo eloquente, successivamente l’imperatore Claudio lo
condanna all’esilio (non è chiaro il motivo) e viene salvato nuovamente da
Agrippina che ottiene il perdono per Seneca poiché, dopo la morte di
Messalina, diventa la nuova moglie di Claudio. Seneca, dopo la morte di
Claudio, diventa il maestro di Nerone che, a soli sedici anni, sale al trono.
Inizia così il quinquennium Noronis, un periodo di buon governo grazie
alla guida di Seneca e del prefetto del pretorio Afranio Burro. Nerone
decide di eliminare Britannico (fratellastro) e la madre che reputa
pericolosa. Il matricidio segna la definitiva svolta negativa del suo regno e
la delusione, di Seneca, di creare un governo illuminato. Dopo la morte di
burro Seneca si ritira a vita privata e si dedica ai suoi studi. Con il
fallimento della congiura dei Pisoni ci fu una sanguinosa repressione in
cui perse la vita anche Lucano e per ordine dell’imperatore, Seneca (non si
sa se coinvolto o solo informato) viene costretto al suicidio.
Le opere
Nella sua attività intellettuale, Seneca ha coltivato i generi più disparati: in
ambito filosofico-morale i Dialogi, i trattati De clementia e De beneficiis,
le Naturales quaestiones, le Epistulae morales ad Lucilium; ci
rimangono anche nove tragedie, la satira menippea Apokolokyntosis, e
una raccolta di epigrammi in distici elegiaci. Molte altre opere però, sono
andate perdute.
Tema del tempo e della morte
La meditazione sul tempo e sulla morte è centrale in Seneca. Sulla morte e
sull’immortalità, Seneca, non esprime una posizione definitiva, ma oscilla
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tra diverse opinioni. La morte come fenomeno è una condizione uguale per
tutti, inevitabile. Sulla sopravvivenza dopo la morte, Seneca, si attiene
talvolta allo stoicismo, secondo cui l’anima sopravvive dopo la morte, ma
solo sino al momento della conflagrazione che distruggerà tutto. Altre
volte il filosofo si lascia pervadere da uno spiritualismo platonico, che
contempla una forma di vita futura. Altre volte ancora Seneca, abbraccia la
concezione di Epicuro per cui la morte coincide con il nulla assoluto (dato
dalla disgregazione degli atomi che ci compongono). Più che interessarsi
alla speculazione teorica, tuttavia, il filosofo affronta il problema della
morte con un’attitudine pragmatica: bisogna ogni giorno esercitarsi a
morire per non temere la morte. La morte è anche uno strumento di
liberazione dalle sofferenze: in questo consiste il suicidio, visto nell’ottica
stoica come atto supremo di rivendicazione della libertà. Il tema del
tempo, presente in tutte le opere filosofiche, è affrontato in particolare
nella prima delle Epistulae e occupa l’intero De brevitate vitae. Unico
bene realmente in nostro possesso è il tempo che viene spesso sprecato. Il
presente ci appartiene ed esiste; il tempo passato invece già appartiene alla
morte. La valorizzazione del tempo è possibile solo sottraendolo alle
occupazioni inutili e dispersive e dedicandolo alla virtù.
Fisica
Teoria della Relatività Spazio-Tempo
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Albert Einstein è il più celebre scienziato della storia recente. Einstein
reinventa la fisica 200 anni dopo Newton che è considerato l’iniziatore di
questa scienza ideata, inizialmente, per spiegare i fenomeni fisici connessi
con la forza di gravità che dominava sull’uomo e sulle cose che avessero
una massa. Einstein trovava sgradevole la teoria secondo cui l’universo
avesse un inizio e una fine, e sosteneva l’idea dell’infinità ed eternità
dell’universo. Sfortunatamente per lui i suoi studi lo portarono proprio
contro le sue idee filosofiche. Nel 1905 pubblicò la teoria della Relatività
Ristretta che esplorava le relazioni fra spazio e tempo. Per Einstein esiste
lo spazio-tempo cioè un “tessuto” una trama, che spiegherebbe la gravità e
i suoi effetti. Più avanti pubblica la teoria della Relatività Generale che
include la gravità e i suoi effetti sul tessuto spazio-tempo; afferma infatti
che lo spazio-tempo viene più o meno curvato dalla presenza di una massa;
un'altra massa più piccola si muove allora come effetto di tale curvatura.
Spesso, si raffigura la situazione come una palla che deforma un telo
elastico con il suo peso, mentre un'altra pallina viene accelerata da questa
deformazione del piano ed attratta dalla prima. La formula 2
E=mc
propria della teoria della Relatività Ristretta, è probabilmente la più
famosa formula della fisica, grazie al suo intreccio di novità, semplicità ed
eleganza. Questa formula si fonda sul concetto che un corpo a riposo
possiede la capacità di liberare energia trasmutando tutta la sua massa o
una parte, in radiazione elettromagnetica. La quantità m si chiama energia
a riposo ed è posseduta da qualunque corpo o sistema fisico a qualsiasi
livello (microscopico, macroscopico, cosmico). La E nella formula
rappresenta l'energia totale meccanica del corpo, proporzionale alla massa
2
a riposo. La c indica la velocità della luce. Per dimostrare questa teoria
fisica si studiò il moto di una particella in un acceleratore di particelle
2
con una velocità pari a c (velocità della luce) e si vide che la massa della
particella era diminuita rispetto all’inizio dell’esperimento, ciò dimostrava
la teoria di Einstein.
Geografia Astronomica
La teoria del Big - bang 10
Tredici miliardi e settecento milioni di anni fa, un misterioso evento mette
in moto il cosmo: è il Big - bang. La teoria del Big - bang non fu,
inizialmente, condivisa da tutti, anche gli scienziati erano scettici a
riguardo, perché si credeva semplicemente che l’universo fosse infinito. La
parola Big - bang nasce come termine derisorio ed è comunque errata
come definizione perché non fu ne “grande” (si pensa che tutto sia nato
da un’entità microscopica) e non ci fu alcun “botto” perché mancando
l’aria il suono non poteva propagarsi. Oggi questa teoria fa parte delle
Scienze Naturali, però non fornisce ancora tutte le risposte, ma solo alcuni
dati riguardo il dopo esplosione, senza dire ne cosa, ne come, ne perché sia
esploso. Le stelle, i sistemi, le galassie sono in continuo movimento nello
spazio, ciò suggerisce che l’universo sia in espansione e che quindi una
volta doveva essere molto più piccolo, fino ad arrivare all’ordine di un
infinitesima parte di un atomo. Tredici miliardi di anni fa l’universo era
estremamente piccolo, poi accadde qualcosa che lo fece espandere. Per
arrivare alla concezione moderna del Big - bang ci sono voluti secoli di
evoluzione e di studio. Padre Georges Lemaitre era uno dei maggiori
sostenitori della teoria dell’Atomo Primordiale, un super concentrato di
materia delle dimensioni di un atomo densissimo e caldissimo, che in un
solo istante si espanse per qualche ragione. La teoria di Lemaitre era
destinata, però, ad essere accantonata se non si fosse ritrovata una prova
concreta che la sostenesse (arrivata nel 1965). Grazie agli strumenti
dell’epoca riuscirono, gli scienziati, a trovare quelle radiazioni residue
del dopo esplosione che proverebbero la teoria del Big - bang. Ma
accettare questa teoria non vuol dire affermare che non abbia punti deboli,
infatti restava ancora da definire il perché della omogeneità della
temperatura dell’universo; esso era infatti, semplicemente troppo grande
per avere la stessa temperatura in ogni suo più remoto angolo.
Secondo la teoria dell’Inflazione Cosmologica di Alan Guth, l’universo
ha stabilizzato la sua temperatura quando era molto piccolo e i suoi punti