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Sintesi

Tesina - Premio maturità  2008

Titolo: Ulisse, l'eroe versatile

Autore: Eleonora Cometta

Descrizione: questa tesina si propone di analizzare i tratti contrastanti della personalità  di ulisse che sono stati messi in luce da autori antichi e moderni, evidenziando come la versatilità  abbia permesso all'eroe di itaca di attraversare i secoli e risultar

Materie trattate: letteratura greca, letteratura latina, letteratura italiana, filosofia

Area: umanistica

Sommario: La figura di Ulisse affonda le sue radici nella antica tradizione omerica ed è stata ripresa da letterature classiche e moderne che non la hanno interpretata in maniera univoca, ma ne hanno messo in risalto le caratteristiche più disparate. Conoscenza e dolore sono le dimensioni del viaggio di Ulisse e su queste basi si può costruire una fitta rete di relazioni in cui egli diventa ogni volta più nuovo e complesso. L'Odissea non fornisce al suo protagonista un'unità  psicologica e morale, ma fin dal primo verso lo configura come ï-: non deve quindi stupire che partendo dai tragici greci, passando per Dante e arrivando alle versioni novecentesche del mito si trovi l'eroe presentato ora come campione di menzogna e inganni, ora come emblema di pazienza e saggezza, ora come uomo desideroso di recuperare gli affetti familiari, ma anche di spingersi oltre ogni limite. Proprio in virtù di questa sua molteplicità  Ulisse è riuscito ad attraversare i secoli e a risultare sempre attuale: egli costituisce un modello di vita umana piena di potenzialità  e rappresenta "l'archeologia dell'immagine europea dell'uomo" . Diversamente da personaggi come Aiace e Achille che devono la loro eroicità  esclusivamente alla forza fisica, egli fa della ï-, l'intelligenza astuta, la sua arma vincente: per il suo essere "antieroe" diventa eroe all'ennesima potenza e paradigma di ogni uomo moderno. Non si lascia abbattere dalle difficoltà , ma cerca tramite l'uso della ragione di oltrepassare gli ostacoli impostigli e di riaffermare la dignità  e la superiorità  dell'uomo sul mondo animale. Ulisse non è bloccato in uno schema comportamentale, ma è libero di agire in un orizzonte che alterna continuamente sapienza e impulsività , nostalgia e avventura, negatività  e positività : il termine ï- racchiude in sé tutta la sua essenza senza tuttavia mai esaurire la sua infinità  complessità . Questa tesina si propone quindi di evidenziare i tratti della personalità  di Ulisse che emergono più distintamente nelle opere di autori della letteratura e della filosofia europea in modo da suffragare la tesi per cui l'ombra di Ulisse ha investito e continuerà  a investire l'immaginario collettivo grazie alla varietà  di questo eroe le cui avventure e sentimenti forniscono un significato sempre soggetto a metamorfosi a seconda del contesto cronotopico in cui viene interpretato.

Estratto del documento

INTRODUZIONE “Narrami, o Musa, dell’eroe multiforme che tanto

vagò, dopo che distrusse la rocca sacra di Troia:

di molti uomini vide le città e conobbe i pensieri,

molti dolori patì sul mare nell’animo suo,

per salvare la propria vita e il ritorno ai compagni.

Ma i compagni neanche così li salvò, pur volendo:

con la loro empietà si perdettero,

stolti, che mangiarono i buoi del Sole

Iperione: ad essi egli tolse il dì del ritorno.

Racconta qualcosa anche a noi, o dea figlia di Zeus”

(Odissea, vv. 1-10)

La figura di Ulisse affonda le sue radici nella antica tradizione omerica ed è stata ripresa da

letterature classiche e moderne che non la hanno interpretata in maniera univoca, ma ne hanno

messo in risalto le caratteristiche più disparate.

Conoscenza e dolore sono le dimensioni del viaggio di Ulisse e su queste basi si può costruire una

fitta rete di relazioni in cui egli diventa ogni volta più nuovo e complesso.

L’Odissea non fornisce al suo protagonista un’unità psicologica e morale, ma fin dal primo verso lo

polutropoV

configura come : non deve quindi stupire che partendo dai tragici greci, passando per

l’eroe presentato

Dante e arrivando alle versioni novecentesche del mito si trovi ora come campione

di menzogna e inganni, ora come emblema di pazienza e saggezza, ora come uomo desideroso di

recuperare gli affetti familiari, ma anche di spingersi oltre ogni limite.

Proprio in virtù di questa sua molteplicità Ulisse è riuscito ad attraversare i secoli e a risultare

sempre attuale: egli costituisce un modello di vita umana piena di potenzialità e rappresenta

“l’archeologia dell’immagine europea dell’uomo” 1 .

Diversamente da personaggi come Aiace e Achille che devono la loro eroicità esclusivamente alla

tV , l’intelligenza astuta, la sua arma vincente:

forza fisica, egli fa della per il suo essere

“antieroe” diventa eroe all’ennesima potenza e paradigma di ogni uomo moderno. Non si lascia

tramite l’uso della ragione di oltrepassare gli ostacoli impostigli

abbattere dalle difficoltà, ma cerca

e di riaffermare la dignità e la superiorità dell’uomo sul mondo animale.

Ulisse non è bloccato in uno schema comportamentale, ma è libero di agire in un orizzonte che

alterna continuamente sapienza e impulsività, nostalgia e avventura, negatività e positività: il

polutropoV

termine racchiude in sé tutta la sua essenza senza tuttavia mai esaurire la sua infinità

complessità.

Questa tesina si propone quindi di evidenziare i tratti della personalità di Ulisse che emergono più

distintamente nelle opere di autori della letteratura e della filosofia europea in modo da suffragare la

tesi per cui l’ombra di l’immaginario collettivo grazie

Ulisse ha investito e continuerà a investire

alla varietà di questo eroe le cui avventure e sentimenti forniscono un significato sempre soggetto a

metamorfosi a seconda del contesto cronotopico in cui viene interpretato.

B. Andreae, “L’immagine di Ulisse. Mito e archeologia”, in P. Boitani, L’ombra di Ulisse,

1 Il Mulino, Bologna 1992,

p. 12.

Ulisse, l’eroe versatile 3

LETTERATURA GRECA

UOMO POLITICO O NEMICO PIETOSO?

Ulisse nelle tragedie sofoclee

La figura di Ulisse, grazie alla sua versatilità e ai numerosi

episodi che lo vedono protagonista, torna costantemente ad

interessare gli autori greci: tra essi spicca il nome del grande

tragediografo Sofocle che lo inserisce come personaggio

della vicenda in ben due

fondamentale per l’evolversi delle sue

e l’Aiace

opere, ossia il Filottete (409 a.C.) (~ 450 a.C.).

Nelle due tragedie Odisseo viene però a delinearsi con tratti

così ampiamente contrastanti che è impossibile riuscire a

stabilire l’esatta opinione dell’autore. Nella prima egli usa la

sua abilità oratoria per ingannare Filottete: tutto ciò che fa è

finalizzato ad ottenere un interesse particolare che non lascia

ad un’umana preoccupazione per l’eroe malato e

alcuno spazio Nell’Aiace

abbandonato. invece queste caratteristiche vengono

ribaltate e passa in primo piano l’importanza della persona:

Ulisse prova compassione per il suo rivale, nonostante questi

abbia sgozzato un gregge di pecore e si sia poi suicidato per

questo disonore, e fa di tutto perché Agamennone gli conceda Statua di Sofocle

una sepoltura degna del coraggio e della virtù dimostrata in

passato.

La figura quindi oscilla tra due poli opposti, quello dello scaltro politico, a cui interessa la ragion di

e quello dell’uomo onesto, pronto a mettere

stato, da parte odio e inimicizia in nome del valore

assoluto dell’individuo.

1. Il Filottete egli, da attore che era nell’Odissea,

In questa tragedia la parte riservata a Ulisse è limitata: diventa

qui un semplice regista che passa in secondo piano rispetto al vero protagonista, Neottolemo. Ma

l’operato,

così come al cinema e a teatro è il regista a dirigere gli attori e ad influenzarne anche qui

Ulisse ha il compito di muovere i capi della vicenda e delinearne l’evolversi, anche se alla fine

questa gli sfugge di mano e lo costringe a subire una sconfitta non in programma.

1.1. Contrasto Odisseo Neottolemo

un rapporto conflittuale che vede l’anziano calcolatore opporsi al

Tra i due personaggi intercorre

giovane impetuoso. Neottolemo non vuole abbassarsi ad eseguire gli ordini meschini di Odisseo: la

sua indole lo spinge, infatti, ad agire a viso aperto, ad usare la forza e non sotterfugi e inganni. Sulle

un orgoglioso “preferisco

prime la sua risposta al piano di Ulisse è quindi fallire agendo rettamente

che vincere in modo disonesto” (Filottete, vv. 94-95), ma finisce poi per farsi manovrare da

quell’eccellente burattinaio che è il Laerziade. Solo nel finale il figlio di Achille riesce a svincolarsi

dalle imposizioni del suo accompagnatore e a riacquistare la libertà decisionale e critica.

È interessante notare che entrambi hanno una personalità capace di adattarsi e di cambiare: la

da un’attenta riflessione

mutevolezza di Ulisse è però frutto della sua astuzia ed è sempre guidata

preventiva, capace di valutare i pro e i contro della situazione; quella di Neottolemo subisce invece

gli influssi degli impulsi che la sua giovane età e la sua nobile natura gli suggeriscono. Sottomesso,

non pianifica il suo stato d’animo a tavolino, ma

subdolo, pietoso, irremovibile, egli evolve

progressivamente nel corso della vicenda: alla fine la sua onestà e la sua trasparenza vincono

sull’inganno di Odisseo e sconfiggono il potere mistificatore della sua parola.

Ulisse, l’eroe versatile 4

1.2. Il valore della menzogna o

opera

Nell’intera il fil rouge costituito dal si intreccia su due livelli: Neottolemo, infatti,

farselo amico per sottrargli l’arco che permetterà

deve ingannare Filottete e di conquistare Troia,

ma il giovane è a sua volta ingannato da Odisseo che, raggirandolo con il logos, riesce a

dell’onestà e della necessità del piano,

convincerlo costringendolo ad andar contro la sua indole

l’itacese

sostanzialmente leale. Quando gli viene chiesto se non ritiene vergognoso dire menzogne

risponde sicuro “no, se la menzogna apporta salvezza” (Filottete, v. 109): la falsità è lo strumento

essenziale e legittimo per portare a termine il compito a cui è stato destinato e si concretizza

continuamente tramite discorsi dissimulatori che ingannano entrambi i personaggi della vicenda e

che permettono di relativizzare ogni aspetto della situazione a suo vantaggio.

1.3. Ragion di stato vs ragion divina

In questa tragedia Ulisse è il simbolo del perfetto uomo

politico che pone al primo posto nella sua scala di valori la

ragion di stato: tutto è concesso per conseguire la vittoria,

anche abbassarsi a manovre poco chiare o comunque poco

roV

degne di un eroe omerico. Egli guarda solo al , al

guadagno, e per ottenerlo permette addirittura che

Neottolemo sparli di lui, aspetto che a prima vista potrebbe

sembrare inaccettabile, dal momento che ci si trova nel

contesto della cultura di vergogna.

È bene sottolineare che questo guadagno non è comunque

utile solo all’uomo Ulisse, cosa che lo farebbe risultare un

personaggio oltremodo meschino e biasimevole, ma è

al bene di tutto l’esercito greco:

finalizzato egli è lo

strumento della volontà generale e non nutre nessun odio

personale per Filottete. Il comportamento del Laerziade è

quindi legittimo e anche molto realistico: egli è capace di Filottete

mettere da parte la pietà e colpire il nemico nel momento in

cui meno se lo aspetta.

Egli non rispetta l’uomo-Filottete per salvare gli uomini-Greci: è il suo essere fedele alla comunità

che lo porta a relativizzare la giustizia, facendo diventare bene ciò che è male e viceversa. È

naturale quindi che il suo universo valoriale entri in contrasto con quello del giovane Neottolemo:

suo agire e nel suo parlare, principalmente nell’ultima

questi incarna, infatti, la giustizia divina e nel

sezione della tragedia, risuonano i grandi imperativi morali della grecità, rispetto ai quali i mortali

La pietà per l’esule sancita dalla legge di Zeus ha,

sono però impotenti. infatti, nel finale il

sopravvento sull’utilitaristico piano imposto da Ulisse e sulla sua etica pragmatica.

L’Aiace

2.

Nell’Aiace, sia ridotto a due brevi comparse all’inizio e alla

nonostante il ruolo effettivo di Ulisse

fine della tragedia, il suo personaggio e, in particolare, il fatto che le armi di Achille siano state

sono la scintilla scatenante l’intera

assegnate a lui e non ad Aiace catena di eventi che porta il figlio

di Telamone al suicidio e da cui ha origine la questione della sepoltura.

Come nel Filottete anche qui Ulisse viene visto dal protagonista unicamente come un mascalzone

intrigante, un manigoldo a cui vengono tributati gli onori che dovrebbero spettare al degno

successore di Achille, al più forte dei Greci, non al più astuto. Tuttavia, nel dipanarsi della vicenda,

questi aspetti negativi di Ulisse vengono mitigati e addirittura ribaltati alla luce del suo

comportamento dopo la morte del nemico.

Ulisse, l’eroe versatile 5

2.1. Giustizia In quest’opera Ulisse si fa controllore della giustizia divina, assumendo

quindi un atteggiamento in contrasto con quanto faceva nel Filottete, dove

invece la calpestava in nome della ragion di stato; egli si scontra apertamente

amico, Agamennone, pur di difendere l’onore di

con quello che è suo capo ed

Aiace, ormai morto, ed è capace di riconoscerne il grande valore, mettendo

da parte l’odio che era sempre corso tra “Il

loro, giungendo ad affermare: suo

Questo modo d’agire può lasciare perplessi dal

2

valore trionfa sul mio odio” . dall’altro scritto, l’avversione

momento che, diversamente dove era solo di

di Ulisse, qui l’odio è

Filottete nei confronti addirittura vicendevole, eppure

l’itacese sostenga l’importanza

non impedisce che, nel momento della morte,

di non essere accecati da un sentimento ostile e di accettare razionalmente il

La contesa delle armi valore dell’avversario.

Ulisse muta la sua condotta nei riguardi del rivale di sempre dal momento che le circostanze esterne

sono cambiate e assume quindi una posizione moderata; Agamennone al contrario non riesce ad

abbandonare la sua rigidità, sottolineando come questo sia necessitato dal suo ruolo di comandante

“Non è facile, per chi ha il potere, farsi degli scrupoli” 3

supremo degli Achei: .

La norma religiosa entra in contrasto con il ruolo politico del capo intransigente che giudica un

qualsiasi cambiamento di atteggiamento come una dimostrazione di fiacchezza e debolezza, non

accorgendosi invece del fatto che non sia incoerente per un capo accettare la legge del mutamento e

fidarsi dei consigli degli amici. Il valore della persona è superiore a quello delle convenzioni sociali

e si deve essere pronti ad aprirsi all’altro senza essere bloccati in un unico schema

comportamentale, ma potendo alternare amicizia e inimicizia, odio e pietà, senza per questo

risultare ambigui: la giustizia divina va rispettata qualunque sia il legame che intercorre tra le

persone.

2.2. Tutto cambia

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