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Ed. fica: l'energia muscolare
Spagnolo: mi deporte preferido es... (testo)
Storia: le due rivoluzioni industriali
Inglese: Crespi D'Adda Village
Italiano: il romanzo fine ottocentesco; il Verismo (Giovanni Verga)
Storia dell'arte: il Romanticismo
Musica: il 1800
Ed. tecnica: l'energia solare
Geografia: il Giappone
Riccardo Comparelli III A SCIENZE
FONTI DI ENERGIA NELLA STORIA
L'uomo primitivo sfruttava solo i muscoli per adempiere alle proprie esigenze vitali.
Il primo vero passo significativo venne fatto quando cominciò a costruire strumenti
che amplificavano le sue forze.
L'energia elettrica dei fulmini accende in maniera naturale il fuoco: mezzo milione di
anni fa l'uomo preistorico impara prima a conservarlo e poi ad accenderlo egli
stesso, mediante la scintilla prodotta per sfregamento
di frammenti di selce: si inaugura l'era energetica del
legno. Il fuoco, dispensatore di calore ed energia, gli
permette di sopravvivere durante le glaciazioni, apre la
strada a nuove straordinarie scoperte e contribuisce
anche a migliorare le condizioni di salute. Gli effetti
non tardano a manifestarsi con un aumento della
popolazione.
All'incirca 5.000 anni fa l'uomo cacciatore comincia a coltivare la terra con l'aiuto di
animali che aveva addomesticato: questo processo di passaggio dalla caccia
all'agricoltura è detto rivoluzione neolitica e costituì, insieme alla padronanza del
fuoco, il vero cambiamento nella diffusione della specie umana sulla terra.
L'uso del fuoco non significò soltanto la
possibilità di scaldarsi e cuocere il cibo:
l'uomo imparò anche a cuocere l'argilla per
costruire recipienti, a fondere la sabbia per
produrre vetro, ad estrarre metalli dalle
rocce e forgiarli per fabbricare strumenti e
armi. 1/15
Riccardo Comparelli III A SCIENZE
Il lavoro degli uomini è stato per molti secoli la principale fonte energetica. Nella
lunga epoca dello schiavismo, organizzando gruppi disciplinati militarmente, si
riescono a realizzare vere e proprie "mega-macchine" ad altissima efficienza: si
costruiscono edifici monumentali, si muovono le macine dei mulini e gli argani, le
navi a remi solcano i mari. Nel Medioevo il grande sistema energetico muscolare va
in crisi: il prezzo degli schiavi è proibitivo e una forte crisi demografica provoca una
carenza di manodopera.
Grazie al potere e alle ricchezze della Chiesa, i monasteri diventano i centri
all'avanguardia nella cultura e nelle attività agricole e artigianali: qui vengono
realizzate delle macchine per produrre e utilizzare energia a partire dalle tre fonti di
energia disponibili: acqua (mulini, argani), vento (mulini, velieri), trazione animale.
L'enorme progresso tecnico-scientifico che si
realizza nel Rinascimento e nei secoli
successivi determina la trasformazione delle
vecchie botteghe artigiane in piccole industrie,
e aumenta la domanda di energia. Le ruote ad
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Riccardo Comparelli III A SCIENZE
acqua si perfezionano, si moltiplicano, forniscono abbondante energia meccanica.
Tuttavia molte industrie richiedono anche energia termica, e per produrla c'è ancora
solo la legna e il carbone vegetale (suo derivato).
Il grande salto nei consumi energetici è avvenuto in coincidenza con un'altra
rivoluzione che fu determinata dall'invenzione della macchina a vapore, che
consentì di sfruttare sistematicamente e su larga scala l'energia prodotta dalla
combustione di una fonte non rinnovabile: il carbone.
L'Inghilterra del XVIII secolo è il "luogo economico" nel
quale avvenne la prima rivoluzione industriale, che pose
le basi del moderno modo di produzione delle merci. La
prima rivoluzione industriale fu una rivoluzione
energetica sia dal punto di vista culturale e scientifico che sotto il profilo pratico. 3/15
Riccardo Comparelli III A SCIENZE
Nel 1807 viene montata una macchina a vapore su una nave e nel 1825 una
locomotiva a vapore muove il primo treno. Con la diffusione delle macchine a
vapore aumentano le richieste di carbone: l'Inghilterra, grazie ai suoi grandi
giacimenti e alla facilità di trasporto, consolida le posizioni di avanguardia delle sue
industrie e vende carbone in quasi tutta Europa.
La storia energetica dell'uomo non si è fermata al carbone. Il 29 Agosto 1859 venne
scavato con successo a Titusville in Pennsylvania (Stati Uniti), il primo pozzo di
petrolio, ma bisognò attendere circa vent'anni perché qualcuno desse un sensibile
impulso alla ricerca e alla commercializzazione di questo combustibile.
Nel 1880 un industriale americano, John Rockfeller, fondò la Standard Oil, destinata
a diventare la prima grande compagnia petrolifera a livello mondiale. Quindici anni
più tardi, la sua attività fu favorita da un altro personaggio divenuto leggendario,
Henry Ford, che applicò il motore a scoppio alle prime automobili prodotte su scala
industriale, superando definitivamente la trazione a vapore e inaugurando l'era del
petrolio.
Inoltre rispetto al carbone, il petrolio e i sottoprodotti della sua raffinazione erano
più pratici da usare e più puliti: quindi, quando cominciò a diffondersi l'elettricità,
nella seconda metà del XIX secolo, il petrolio si propose come combustibile ideale
per produrre il calore necessario ad azionare le turbine a vapore, nelle centrali
4/15
Riccardo Comparelli III A SCIENZE
* *
termoelettriche , laddove non fosse possibile installare centrali idroelettriche . In
Italia le prime industrie tessili che sorgono al Nord (es. Villaggio Crespi d’Adda),
traggono la loro energia dalle centrali idroelettriche delle vallate prealpine. La
combustione del carbone prima, e del petrolio poi, forniranno l'energia per produrre
vapore acqueo nelle centrali termoelettriche.
La crescita industriale, la diffusione dell'automobile e l'uso dell'elettricità fecero
aumentare a dismisura la richiesta di energia in Europa e in USA finché non ci si rese
conto che le riserve mondiali dei combustibili fossili non erano illimitate e prima o
poi si sarebbero esaurite. Così iniziò ad intensificarsi la ricerca di nuove fonti di
energia. Fin dalla prima metà del 1900 sono emerse chiaramente le possibilità di
sfruttamento di altre forme di energia: l'energia nucleare*, l'energia solare*,
l'energia geotermica*.
Le fonti fossili hanno fornito energia per un periodo relativamente breve e
sembrano destinate a uscire di scena; la fissione nucleare ha mostrato numerosi e
gravi limiti energetici, economici ed ecologici (Giappone 2011).
Come potrà l'uomo in futuro soddisfare le proprie esigenze energetiche?
Lo sviluppo dell'umanità si è basato spesso sulle fonti rinnovabili e in particolare
*
sull'energia solare, energia eolica*, idrica* e delle biomasse e si spera che anche il
futuro sia basato su queste fonti con l'aggiunta della geotermia.
Ma per far ciò bisogna attuare importanti modifiche nel nostro modo di vivere e di
produrre. Sarà necessario passare dall'attuale modello di sviluppo caratterizzato da
grandi concentrazioni industriali e urbane e da grandi consumi ad un modello che,
basato sul risparmio di energia, faccia coincidere il benessere con la qualità dell'aria
che respiriamo, del cibo che mangiamo, del paesaggio che abbiamo intorno, del
lavoro che facciamo.
* Scheda dettagliata a fine testo 5/15
Riccardo Comparelli III A SCIENZE
SCHEDE TECNICHE
Centrale TERMOELETTRICA
Una centrale termoelettrica “tradizionale” utilizza i combustibili fossili, carbone, gas o petrolio, per
produrre energia elettrica che viene inviata nella rete elettrica nazionale.
Una centrale termoelettrica è generalmente composta da tre sezioni fondamentali:
• la caldaia che effettua la conversione dell’energia chimica contenuta nei combustibili in
energia termica del vapore;
• la turbina meccanica che converte l’energia termica del vapore in energia meccanica;
• l’alternatore che converte l’energia meccanica in energia elettrica.
La combustione di fonti fossili nelle centrali termoelettriche libera in atmosfera notevoli quantità
di anidride carbonica (CO ) e di altri gas ad effetto serra.
2
Una centrale termoelettrica, può funzionare e produrre energia indipendentemente dai fattori
meteorologici.
In un impianto termoelettrico convenzionale solo il 38% circa dell'energia termica liberata dalla
combustione nella caldaia viene convertita in energia elettrica. Il restante 62% viene dissipato
nelle successive conversioni dell'energia (da chimica a termica, da termica a meccanica, da
meccanica a elettrica) e come calore residuo dei fumi della ciminiera e del vapore avviato alla
condensazione e recuperato come acqua calda da rimandare alla caldaia per un nuovo ciclo.
L'energia elettrica prodotta e immessa in rete viene trasportata, per mezzo di opportuni
elettrodotti, alle stazioni di trasformazione dove altri trasformatori la rendono disponibile alle
richieste delle varie utenze. 6/15
Riccardo Comparelli III A SCIENZE
SCHEDE TECNICHE
Centrale IDROELETTRICA
Si sfrutta l’energia dell’acqua acc diga) oppure fiumi per
umulata in un serbatoio (es. quella dei
azionare una turbina meccanica. La turbina meccanica è collegata ad un alternatore il quale
trasforma l’energia cinetica (di rotazione) della turbina in energia elettrica la quale
opportunamente trasformata, verrà immessa nella rete di distribuzione.
Lo schema impiantistico generale di un impianto idroelettrico comprende:
• un’opera di sbarramento dell’alveo del corso d’acqua a monte dell’impianto, costituita da
una traversa o una diga;
• una vasca di calma per la sedimentazione della sabbia trasportata dalla corrente;
• un canale di derivazione, che può essere in tutto o in parte in galleria;
• una o più condotte forzate che convogliano l’acqua alle turbine idrauliche;
• un impianto di produzione dell’energia elettrica, in cui sono installate uno o più gruppi
turbina-generatore;
• un canale di restituzione dell’acqua turbinata nell’alveo del corso d’acqua a valle
dell’impianto.
Le principali caratteristiche di un impianto idroelettrico sono:
• impatto ambientale;
• energia attualmente prodotta pari al 10% del fabbisogno di energia complessivo del Paese;
• potenziale a livello italiano quasi completamente sfruttato. 7/15
Riccardo Comparelli III A SCIENZE
SCHEDE TECNICHE
Energia NUCLEARE
Il primo reattore nucleare per la produzione di energia a scopo commerciale fu realizzato alla fine
del 1942in USA a Chicago da un gruppo di ricercatori italiani, tra cui Enrico Fermi, nel quadro di un
programma che mirava alla produzione di motori atomici per sommergibili e fu chiamato pila
atomica o reattore nucleare.
Le centrali nucleari producono energia elettrica sfruttando le proprietà di un elemento radioattivo,
l’uranio. Se questo metallo viene bombardato con un neutrone il suo nucleo si spezza in due nuclei
più leggeri. Da questa reazione detta fissione nucleare (cioè scissione del nucleo) si liberano una
notevole quantità di energia e altri neutroni che colpiscono a loro volta altri atomi di uranio. E’ una
reazione a catena che una volta innescata continua da sola liberando quantità sempre maggiori di
energia.
Durante le reazioni sono prodotte le cosiddette scorie radioattive, elementi che emettono
radiazioni anche per migliaia di anni, contaminando tutto ciò con cui vengono a contatto.
La produzione di energia con gli impianti esistenti basati sulla fissione nucleare comporta notevoli
rischi, legati alla possibilità di guasti, con conseguente emissione di sostanze radioattive, e al
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Riccardo Comparelli III A SCIENZE
problema dello smaltimento delle scorie. Si spera che, soprattutto dopo i tragici incidenti nelle
centrali di Three Mile Island (USA, 1979), di Cernobyl (URSS, 1986) e di Fukushima (Giappone,
marzo 2011), molti Paesi modificheranno le proprie scelte nel campo nucleare. E’ recentissima la
dichiarazione del primo ministro giapponese di ripensare seriamente alla politica energetica del
Paese dopo il disastro nucleare a Fukushima Daiichi. Infatti da qui al 2030 saranno obbligatori sui
tetti dei nuovi edifici in costruzione del Giappone i pannelli fotovoltaici.
Negli ultimi sessant'anni è stato profuso un notevole sforzo teorico e sperimentale per mettere a
punto la fusione nucleare per generare elettricità e proprio nel gennaio 2011 a Bologna è stato
realizzato un innovativo processo di fusione nucleare fredda, utilizzando nichel ed idrogeno,
capace di produrre una energia incredibilmente superiore a quella utilizzata per creare la reazione.