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AVARIZIA
L’avarizia è la scarsa disponibilità a spendere e a donare ciò che si possiede.
L’avarizia può essere ritenuta dannosa per la società, poiché può danneggiare il benessere degli altri
a favore del proprio. Si crede che l’avarizia sia basata su una scorretta associazione tra benessere
materiale e felicità. Essa è provocata da una visione illusoria che esagera gli aspetti positivi di un
oggetto.
Una figura che presto associamo a quella del “tirchio” è lo Zio Paperone di Walt Disney: un uomo
che viveva un attaccamento smodato con il denaro. Zio Paperone riprende perfettamente le
sembianze di Scrooge, protagonista di A Christmas Carol , Canto di Natale : una delle opere più
belle e popolari dello scrittore inglese dell’800 Charles Dickens.
Racconto fantastico sulla conversione dell’arido e tirchio Ebenezer Scrooge visitato nella notte di
Natale da tre spettri preceduti da un’ammonizione del defunto amico e collega Marley, il Canto Di
Natale unisce al gusto del racconto gotico l’impegno nella lotta alla povertà e allo sfruttamento
minorile. Il romanzo è uno degli esempi di critica che Dickens fa alla società, dove l’avarizia è vista
come un male del suo tempo.
A Christmas Carol is one of Charles Dickens’ masterpiece. It is the story of mean financier called
Ebenezer Scrooge that hates all the festivities, particularly Christmas, because during holidays he
can’t earn any money. Angry for his reason, he obliges his employee Bob Cratchit to work the day
after Christmas too.
Moreover, he reacts badly to the wishes of the people and especially of his grandchild Fred, son of
his dead sister. Scrooge’s only important companionship is his strong-box, and for this attachment
to money, the people of the city don’t like him. The night before Christmas the ghost of his friend
and associate Marley, barred with balks and padlocks, visit the financier, advising him that if he
doesn’t change his life style he will have very heavy and long sufferings. Then, Marley announces
the visitations of 3 ghosts: the spirit of the past, the spirit of the present and the spirit of the future
Christmases. The passage to the future Christmas is important; here Scrooge assists to his funeral
and finally apprehends that his maniacal love for money will bring him the hate of all the people in
the city. From all of these events, a message arrives at Scrooge’s heart: his avarice will be the reason
of his loneliness and of his affliction. The compunction is completed: Scrooge returns to the present,
the day of Christmas. Rapidly he dresses and goes to the house of his grandchild Fred to eat the
poult that he has bought. The day after Scrooge gives Bob the holidays he deserves. From now
Ebenezer Scrooge is a lovable man, and he has finally found the peace of his soul.
In this story the social battle against the poverty, typical of Dickens’ novels, is clearly expressed.
The writer was deeply conscious of social injustice, political incompetence, the poverty and the
suffering of the great mass of people, and the class conflicts of Victorian England. The result was an
increasingly critical attitude towards contemporary society.
Dickens combines the sentimental, melodramatic story with keen social satire and realism.
This enables him to tackle important social issues: the new Poor Law which assigned poor people to
workhouse in which living conditions resembled those of prison. The set of Christmas Carol is
London, the favourite set of Dickens; but in his novels ho shows a variety of setting, from the
countryside, through the provincial towns to the industrial settlements.
The characters of his works are easily divided into good (Bob Cratchit, Fred) and bad
(Scrooge).The plots of his novels are all complex. Dickens was a great master of the English
language: his ability to create dialogue is unmatched. He was able to combine pathetic with comic.
The main strength of Dickens’ style is his humour.
Dickens has always been the most popular English novelist; the reasons of his success are mainly:
The creation of vivid unforgettable characters;
A masterly use of language in the comic style;
The invention of dramatic, melodramatic and picaresque plots;
A subtle use of themes linked to social issues.
LUSSURIA
Lussuria
La è l’abbandono lascivo al piacere sessuale.
In molte confessioni religiose la lussuria è considerata un peccato, poiché menomazione della
volontà individuale, inteso come atto in sé riprovevole. È per i cattolici uno dei 7 Peccati Capitali, il
“vizio impuro”, al di fuori della norma morale.
La lussuria è causa di svariati effetti negativi, intervenendo sul libero arbitrio:
Grave turbamento della ragione e della volontà
Accecamento della mente
Incostanza e incoerenza (rispetto ai valori proposti)
Egoistico amore di sé (egoismo, egotismo, negazione dell’amore per il prossimo)
Incapacità di controllare le proprie passioni.
La lussuria è frutto della concupiscenza (desiderio, appetito) della carne e infrange il
Comandamento che vieta di commettere atti impuri, fra questi atti impuri la Chiesa indica tanto le
azioni concrete materialmente compiute in materia di sessualità non finalizzata alla procreazione e
all’unione in seno al matrimonio, quanto il solo desiderio e l’immaginazione.
Nella società moderna il termine lussuria non è molto usato, poiché si ritengono normalmente
accettabili i comportamenti sessuali che coinvolgono adulti consenzienti. Negli anni di fine 800
inizi 900 la lussuria è stata uno dei temi del più complesso movimento culturale: il decadentismo. Si
formarono molte figure fondamentali in tale movimento, tra cui quell’immagine antitetica della
donna: la così detta “donna fatale” che è l’emblema della “lussuria”: dominatrice del maschio
fragile e sottomesso, perversa, maga ammaliatrice al cui fascino non si può sfuggire, crudele
torturatrice che succhia le energie vitali dell’uomo come un vampiro, portandolo alla perdizione,
alla follia, all’auto-distruzione. La “donna fatale” è una figura che esprime i conflitti profondi
dell’uomo decadente, un uomo che è in crisi, debole e malato che ritrova nella donna-Satana un
ostacolo. Di simili “eroine” pullulano i romanzi e le opere teatrali di D’Annunzio, in cui la donna è
costantemente la “la nemica” che si oppone ai sogni erotici dei protagonisti, Gabriele D’Annunzio è
colui che incarna pienamente i valori dell’esteta (altra figura del Decadentismo). L’uomo che vuole
trasformare la sua vita in un’opera d’arte, sostituendo le leggi morali con le leggi del bello, andando
in cerca di piaceri raffinati; difatti l’esteta prova orrore per il vivere comune e va alla ricerca del
“vivere inimitabile”. Il tema “dell’eros” dello scrittore ottocentesco si fa già presente dai suoi
esordi:un esempio è “Terra Vergine” opera in prosa in cui D’Annunzio presenta figure e paesaggi
della propria terra (Abruzzo). Ma il libro non è una lucida descrizione di un paradiso idilliaco in cui
esplodono le più primordiali passioni che sfociano in un erotismo vorace; dal punto di vista tecnico
quest’opera segna il distacco di D’Annunzio dai veristi, poiché i lavori di questi ultimi erano
prettamente impersonali, al contrario D’Annunzio si intromette spesso nella vicenda. Anche nelle
sue più celebri opere in versi come “L’intermezzo di rime”,”Isotta Guttadauro”e “Chimera”,
D’Annunzio insiste sui temi di sensualità perversa, in cui comincia a delinearsi quella immagine di
“femminilità fatale e distruttrice”. Il più famoso romanzo in cui l’artista confluisce tutta la sua
esperienza mondana e letteraria è “Il Piacere”: parla di un giovane ragazzo aristocratico,Andrea
Sperelli, artista proveniente da una famiglia di artisti, “tutto impregnato di arte”, il cui principio di
vita è “fare la propria vita come si fa un’opera d’arte”. Ma “l’eroe” è diviso tra due figure
femminili, Elena Muti che incarna l’erotismo lussurioso, e Maria Feres donna pura. Andrea
sceglierà Maria, ma in realtà lei è solo una sostituta del vero desiderio del protagonista:Elena. Il
romanzo è un “romanzo psicologico”, in cui, più che gli eventi esteriori dell’intreccio,contano i
processi interiori del personaggio, che altro non è che un “doppio” di D’Annunzio; lo stesso infatti
sposerà la duchessa Maria di Gallese, ma la sua più importante relazione sarà con l’attrice Eleonora
Duse. D’Annunzio sarà sempre circondato da diverse amanti, ed è famoso per questo, per essere il
poeta della “lussuria”.Questo suo vivere circondato dall’arte, dai piaceri raffinati, dal lusso, sono
una scelta di vita legata alla crisi dell’uomo intellettuale del tempo: la società italiana dopo l’unità
tendeva a declassare l’artista; Ma D’Annunzio non si lascia schiacciare dai processi capitalistici:
vuole il successo e la fama. Il personaggio dell’esteta costruito nelle sue opere letterarie è una forma
di risarcimento da questa emarginazione dell’artista. D’Annunzio non si accontenta di sognare tale
personaggio, ma vuole viverlo nella realtà: tutto ciò per il “vile” denaro che tanto “disprezzava”.
Perciò si preoccupa di produrre libri di successo, che vendano bene, e sa ben farsi pubblicità dai
suoi scandali, dai suoi amori, dai duelli e dal lusso sfrenato che lo circondavano. Propone così una
nuova immagine d’intellettuale che rivive la condizione privilegiata dell’artista propria di epoche
passate. Quello che diremmo ora una star, un vip.
<<… Ella saliva d’innanzi a lui, lentamente, mollemente, con una specie di misura. Il mantello
foderato di una pelliccia nivea come la piuma de’cigni, non più retto dal fermaglio, le si
abbandonava intorno al busto lasciando scoperte le spalle. Le spalle emergevano pallide come
l’avorio polito, diviso da un solco morbido, con le scapule che nel perdersi dentro i merletti del
busto avevano non so qual curva fuggevole, quale dolce inclinazione di ali; e su dalle spalle
svolgevasi agile e tondo il collo; e dalla nuca ai capelli, come ravvolti in una spira, piegavano al
somma la testa e vi formavano un nodo, sotto il morso delle forcine gemmate…
… Ella parlava con qualche pausa. Aveva la voce così insinuante che quasi dava la sensazione
d’una carezza carnale; e aveva quello sguardo involontariamente amoroso e voluttoso che turba
tutti gli uomini e ne accende d’improvviso la brama …
… Ella metteva anche negli spiriti più ottusi o più fatui un turbamento, un’inquietudine,
un’aspirazione indefinibile. Chi aveva un cuore libero immaginava con un fremito profondo
l’amore di lei; chi aveva un’amante provocava un oscuro rammarico sognando un’ebbrezza
sconosciuta, nel cuore non pago …
… Sotto l’ardore della immaginazione, ogni suo capriccio prendeva un’apparenza patetica. Ella
era la donna delle passioni fulminee, degli incendi improvvisi. Elle copriva di fiamme eteree i
bisogni erotici della sua carne e sapeva trasformare in alto sentimento un basso appetito …>>.
INVIDIA
L’invidia è un sentimento nei confronti di un’altra persona qualcosa o gruppo di persone che
possiedono (concretamente o metaforicamente) che l’invidioso non possiede (o che gli manca).
Essa si caratterizza come desiderio ambivalente: di possedere ciò che gli altri possiedono, oppure
che gli altri perdano quello che possiedono. L’enfasi è, quindi, sul confronto della propria situazione
con quella delle persone invidiate, e non sul valore intrinseco dell’oggetto posseduto da tali persone.
Si può considerare l’invidia come il peccato “opposto” alla superbia:mentre la superbia in una
eccessiva considerazione di sé, l’invidia è caratterizzata da una bassa autostima e da una concezione
esagerata degli ostacoli e delle difficoltà. Spesso, infatti; il soggetto invidioso possiede delle buone
qualità che possono anche essere riconosciute, ma non le considera sufficienti e si ritiene un
incapace.