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Indice
Perché il Vajont?
Pag. 3
Mappa concettuale – Relazione tecnica
Pag. 4
L’impianto idroelettrico Piave – Boite – Maè – Vajont Pag. 5
La diga del Vajont Pag. 7
Relazione tecnica Pag. 8
Bacino del Vajont Pag. 9
Centrale del Colombèr
Pag. 9
Sistema di controllo degli alternatori della centrale del Colombèr Pag. 10
Mappa concettuale – Relazione storico, letteraria e giuridica Pag. 13
Il “Miracolo economico” Italiano
Pag. 14
Carlo Semenza Pag. 16
La Costruzione della diga Pag. 17
L’espropriazione Pag. 18
Procedimento espropriativo Pag. 19
Indennità D’espropriazione
Pag. 20
Nazionalizzazione Pag. 20
“Il racconto del Vajont” Pag. 21
Per non dimenticare
Pag. 23
Bibliografia Pag. 24 11
La storia del Vajont
Perché Il Vajont?
La tragedia del Vajont mi ha colpito profondamente.
La mia tesina si prefigge l’obiettivo di analizzare da un punto di vista tecnico la
diga Carlo Semenza (o più comunemente del Vajont), uno sbarramento che a
distanza di quasi cinquanta anni dalla costruzione è ancora perenne monito per
le nuove generazioni d’ingegneri e geologi, che la considerano come una tappa
obbligata della propria formazione e scoprire i motivi economico-tecnici che
hanno portato all’edificazione di un’opera tanto significativa per l’epoca e di un
sistema idrico formato da dighe, condotte, centrali idroelettriche in grado di
garantire una considerevole quota dell’energia idroelettrica necessaria per lo
sviluppo economico italiano della zona Friuli -Veneta degli anni ’60.
Argomento dominante è soprattutto il racconto del drammatico evento che
colpì i paesi circostanti alla diga, in particolare Longarone, Erto e Casso, la
popolazione locale e l’opinione pubblica Italiana in generale.
Con questo lavoro mi pongo l’obiettivo di analizzare testi, testimonianze e
“raccontare” dal punto di vista storico, letterario e anche giuridico ciò che
avvenne durante la fase della costruzione della diga, durante la tragica notte
del 9 ottobre 1963 e durante il periodo immediatamente successivo.
Questa tesina può essere vista come una “mappa” per avvicinarsi alla diga, per
comprendere l’arditezza del manufatto e l’elevatissima concezione
ingegneristica che ne faceva all’epoca un vanto e per comprendere la tragedia,
non a caso è stato chiesto di rendere la diga e il territorio circostante Patrimoni
dell’Umanità tutelati dall’Unesco: quei luoghi sono “sacri” quale tomba di
decine dei morti del Vajont, mai ritrovati.
“Ricordare il Vajont non vuol dire coltivare l’odio o l’astio per ciò che è stato,
ma trarne se possibile degli insegnamenti per contribuire a evitare catastrofi
simili nel futuro“. Tina Merlin 11
La storia del Vajont
Mappa Concettuale – Relazione tecnica 11
La storia del Vajont
L'impianto idroelettrico Piave – Boite – Maè – Vajont Impianti in esercizio
Impianti in
Costruzione
Impianti allo Studio
Schema dell’impianto idroelettrico Piave
– Boite – Maè – Vajont (1939)
L’impianto idroelettrico Piave – Boite – Maè – Vajont era un complesso sistema
idraulico che comprendeva: sei serbatoi, quattro centrali, oltre cinquanta
chilometri di gallerie, cinque ponti tubo e diversi sistemi di controllo e di
chiusura delle condotte.
Come si nota nello schema dell’impianto, nell’invaso del Vajont potevano
confluire, attraverso una rete di gallerie in montagna e ponti tubo, anche le
acque del Piave, del Maè e del Boite.
La galleria principale lunga 18,3 chilometri, con diametro 4,5 m, arrivava
direttamente dal lago del Piave di Pieve di Cadore. Una parte delle acque del
Boite, derivate dalla diga di Valle di Cadore, affluiva fino al serbatoio di Pontesei
dove tramite una galleria di 12,9 chilometri e 2,75 m di diametro
raggiungevano quello del Vajont. 11
La storia del Vajont
La regolazione delle acque del Maè e del Boite era garantita dal serbatoio di
Pontesei.
Tutta l’acqua immagazzinata nel serbatoio del Vajont garantiva grazie a una
condotta lunga 8,3 chilometri, con diametro 5 m, il regolare funzionamento del
serbatoio di Val Gallina e di due centrali idroelettriche, quella del Colombèr, che
prelevava l’acqua del Vajont direttamente dalla diga a una quota di 680 metri e
quella di Soverzene intitolata a “Achille Gaggia”.
L’acqua defluita da questa centrale era poi convogliata verso il serbatoio di
Piave - S. Croce, per arrivare, in parte alla centrale di Castelletto e in parte alle
centrali di Caneva e del Livenza.
Altri serbatoi minori garantivano il funzionamento di piccole centrali
idroelettriche in modo da sfruttare a pieno tutti i corsi d’acqua d’origine
dolomitica.
L’intero sistema idroelettrico del Piave poteva cosi sviluppare una potenza
efficiente di 523500 kW, con una producibilità annua di 1974 milioni d kW/h.
Una rete elettrica, a differente tensione, fino a 220000 volt, univa tutte le
centrali con le reti di distribuzione nazionale e internazionale.
Impianto Superficie (Km ) Capacità (milioni di m )
2 3
Comelico 2,08
Auronzo S. Caterina 7
Pieve di cadore 818,5 68,5
Boite 5,6
Boite a Valle di Cadore 380,2 4,9
Boite a Vodo di Cadore 1,187
Pontesei 151 10
Vajont 62 168,7
Val Gallina 6,4
Il serbatoio del Vajont era fatto per contenere, da solo, più di una volta e mezzo
l’acqua di tutti gli altri serbatoi messi assieme.
La maggior parte del sistema idroelettrico descritto fu costruito o assimilato
dalla S.A.D.E.
Dal 1912 poco alla volta la società Adriatica di elettricità acquisì varie imprese
operanti nel settore, diventando in assoluto la più importante.
Nella zona dolomitica la S.A.D.E. costruì impianti idroelettrici formati da
sbarramenti e da centrali all’avanguardia sia per scelte tecniche che di
gestione rendendola una società molto influente non solo in Italia ma
nell’Europa intera.
La domanda per la costruzione del serbatoio del Vajont e per il sistema
idroelettrico Piave – Boite – Maè – Vajont fu presentata il 18 gennaio 1939 su
progetto dell’ingegner Carlo Semenza. 11
La storia del Vajont
Tutta l’energia prodotta da questo sistema aveva due scopi ben precisi, la
fornitura di energia elettrica soprattutto alla zona industriale di Venezia anche
in periodi di prolungata siccità del Piave e l’utilizzazione della stessa per scopi
agricoli nella zona circostante.
La diga del Vajont
“Se lo ricordi, Biadene: qui non stiamo costruendo soltanto una diga, qui
costruiamo un pezzo dell’Italia di domani!” Carlo Semenza
Schema tecnico
La diga del Vajont è situata nella forra scavata tra le rocce del torrente Vajont. Il
progetto è dell’ingegner Carlo Semenza del servizio costruzioni idrauliche della
S.A.D.E.
La diga è una struttura in calcestruzzo ad arco a doppia curvatura, lievemente
asimmetrica. Le singole sezioni orizzontali della volta sono simmetriche rispetto
ad una superficie curva avente un andamento mediamente inclinato di circa il
4% rispetto alla verticale. Progettato per appoggiarsi sui fianchi di una gola 11
La storia del Vajont
molta stretta questo sbarramento, avrebbe dovuto resistere alla notevole
spinta idraulica del bacino riportando quest’ultima proprio sui fianchi.
Questa particolare tipologia di dighe (ad arco a doppia curvatura) è utilizzata
ogni qualvolta la consistenza della roccia e la forma della valle lo permettano,
perché consentono una notevole economia ed un elevato coefficiente di
sicurezza.
Il maggior pericolo è costituito dalle incognite geotecniche della roccia dei
fianchi la quale deve essere particolarmente resistente e in grado di assorbire
efficacemente la spinta idrica a cui è sottoposta.
Al momento della costruzione si trattava della diga più alta al mondo,
attualmente si tratta della sesta in assoluto la seconda ad arco.
Società proprietaria del Enel (Ente nazionale per l’energia
manufatto elettrica)
Impresa esecutrice Giuseppe Torno & C. G.P.A. di Milano
Quota base 460,9 m.s.m.
Quota massimo invaso 722,5 m.s.m.
Quota massimo invaso di piena 723,5 m.s.m.
Quota coronamento 725,5 m.s.m.
Altezza fondazioni 261,60 m
Spessore base 22,11 m
Spessore coronamento 3,4 m
Volume calcestruzzo 353000 m 3
La diga è formata da quattro parti: i due pulvini, che sono gli elementi a
contatto con la roccia laterale, un tampone, una specie di fondazione della diga
per la chiusura del fondo della gola e il corpo centrale. Tutti i giunti furono
assicurati con iniezioni di cucitura allo scopo di garantire la continuità di
trasmissione degli sforzi tra le varie parti della costruzione. La diga è percorsa
internamente da cunicoli d’ispezione in corrispondenza dei giunti orizzontali e
da pozzi sub- verticali lungo i giunti perimetrali. Nel corpo della diga è ricavato
un foro verticale di 162 m, dove è alloggiato un pendolo. In corrispondenza a
questo, in un foro di 30 m, sotto la fondazione, è posto uno slittometro che
funge da sistema di controllo per registrare gli spostamenti della diga in
funzione del carico idraulico.
Relazione tecnica 11
La storia del Vajont
Scelta della località: la stretta e profonda gola rocciosa entro la
quale s’incassa il corso del Vajont presenta caratteristiche
tipicamente favorevoli alla costruzione di uno sbarramento a volta
anche di rilevante altezza. Le condizioni geometriche sono
eccezionali. La roccia calcarea presenta caratteristiche statiche
complessivamente ottime tali da consentire l’impostazione di una
diga anche con elevate sollecitazioni contro la roccia.
Tipologia: Il modello di diga che soddisfaceva nel modo più
razionale, economico e anche estetico alle condizioni topografiche
della sezione prescelta era quello che si sviluppava a “cupola” nella
parte media superiore. Questo tipo s’impone quando si tratti di
sbarramenti a sezione “V” più o meno svasati verso l’altro e di
notevole altezza.
Bacino del Vajont
Capacità massima 168,715 milioni di m 3
Capacità utile 150 milioni di m 3
Profondità massima 261,6 m
Lunghezza 5,2 Km
Larghezza massima 1 Km
Bacino imbrifero 62 Km 2
Uso principale dell’acqua Centrali del Colombèr e di Soverzene
Altro uso dell’acqua Irrigazione
Centrale del Colombèr
Per utilizzare il dislivello variabile esistente tra la quota del lago e quella della
condotta per il bacino di Val Gallina e la centrale di Soverzene, è stata
costruita, a quota 590 m la centrale del Colombèr.
Si tratta di un impianto in galleria, situato alla sinistra del Vajont, con turbine
Francis, con le seguenti caratteristiche tecniche:
Salto motore massimo 60 m
Portata massima 20,5 m / s
3 11
La storia del Vajont
Potenza efficiente 9000 kW
Produzione media annua 24000000 kWh
Cabina di trasformazione 10000 / 132000 Volt
La centrale entrò in esercizio il 19 novembre 1962 e funzionò maniera
ininterrotta sino al 6 marzo 1963 quando la S.A.D.E. comunicò al genio civile di
Belluno che la centrale era ferma.
Non entrò più in funzione se non con lo scopo di svuotare il bacino del Vajont.
Sistema di controllo degli alternatori della centrale del Colombèr :
Regolatori automatici di tensione a valvole elettroniche (Tubi a vuoto)
Nella prima metà del secolo scorso ha avuto un grande successo, un tipo di
regolatore automatico di tensione basato sull’uso di tubi a vuoto.
Basti pensare che un triodo possa essere visto come un relè sensibilissimo nel
quale le variazioni della corrente anodica seguono le variazioni della tensione
di griglia praticamente senza alcun ritardo, cioè con velocità di risposta
decisamente superiore a quella ottenibile con sistemi elettro-meccanici.
Uno schema di principio è quello di figura seguente dove è rappresentato un
regolatore automatico della tensione di un alternatore.
V TF
D D
A i R
I E
E - +
E
T
- +
E v
0
P +
+ -
G K V = E -v
GK 0 11
La storia del Vajont
Legenda:
A: generatore sincrono trifase (alternatore)
V: tensione di linea
TF: trasformatore
D: diodo a vuoto
E: dinamo eccitatrice
E : batteria per la polarizzazione della griglia
0
T: triodo a vuoto (P = placca, K = catodo; G = griglia)
R: resistenza potenziometrica
I : corrente di eccitazione dell’alternatore
E
i : corrente di eccitazione della dinamo
E
V : ddp fra griglia e catodo
GK
La tensione V di questo, opportunamente ridotta da un trasformatore TF e