Anteprima
Vedrai una selezione di 7 pagine su 26
Vajont, la storia Pag. 1 Vajont, la storia Pag. 2
Anteprima di 7 pagg. su 26.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Vajont, la storia Pag. 6
Anteprima di 7 pagg. su 26.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Vajont, la storia Pag. 11
Anteprima di 7 pagg. su 26.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Vajont, la storia Pag. 16
Anteprima di 7 pagg. su 26.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Vajont, la storia Pag. 21
Anteprima di 7 pagg. su 26.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Vajont, la storia Pag. 26
1 su 26
Disdici quando vuoi 162x117
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

Indice

Perché il Vajont?

Pag. 3

Mappa concettuale – Relazione tecnica

Pag. 4

L’impianto idroelettrico Piave – Boite – Maè – Vajont Pag. 5

La diga del Vajont Pag. 7

Relazione tecnica Pag. 8

Bacino del Vajont Pag. 9

Centrale del Colombèr

Pag. 9

Sistema di controllo degli alternatori della centrale del Colombèr Pag. 10

Mappa concettuale – Relazione storico, letteraria e giuridica Pag. 13

Il “Miracolo economico” Italiano

Pag. 14

Carlo Semenza Pag. 16

La Costruzione della diga Pag. 17

L’espropriazione Pag. 18

Procedimento espropriativo Pag. 19

Indennità D’espropriazione

Pag. 20

Nazionalizzazione Pag. 20

“Il racconto del Vajont” Pag. 21

Per non dimenticare

Pag. 23

Bibliografia Pag. 24 11

La storia del Vajont

Perché Il Vajont?

La tragedia del Vajont mi ha colpito profondamente.

La mia tesina si prefigge l’obiettivo di analizzare da un punto di vista tecnico la

diga Carlo Semenza (o più comunemente del Vajont), uno sbarramento che a

distanza di quasi cinquanta anni dalla costruzione è ancora perenne monito per

le nuove generazioni d’ingegneri e geologi, che la considerano come una tappa

obbligata della propria formazione e scoprire i motivi economico-tecnici che

hanno portato all’edificazione di un’opera tanto significativa per l’epoca e di un

sistema idrico formato da dighe, condotte, centrali idroelettriche in grado di

garantire una considerevole quota dell’energia idroelettrica necessaria per lo

sviluppo economico italiano della zona Friuli -Veneta degli anni ’60.

Argomento dominante è soprattutto il racconto del drammatico evento che

colpì i paesi circostanti alla diga, in particolare Longarone, Erto e Casso, la

popolazione locale e l’opinione pubblica Italiana in generale.

Con questo lavoro mi pongo l’obiettivo di analizzare testi, testimonianze e

“raccontare” dal punto di vista storico, letterario e anche giuridico ciò che

avvenne durante la fase della costruzione della diga, durante la tragica notte

del 9 ottobre 1963 e durante il periodo immediatamente successivo.

Questa tesina può essere vista come una “mappa” per avvicinarsi alla diga, per

comprendere l’arditezza del manufatto e l’elevatissima concezione

ingegneristica che ne faceva all’epoca un vanto e per comprendere la tragedia,

non a caso è stato chiesto di rendere la diga e il territorio circostante Patrimoni

dell’Umanità tutelati dall’Unesco: quei luoghi sono “sacri” quale tomba di

decine dei morti del Vajont, mai ritrovati.

“Ricordare il Vajont non vuol dire coltivare l’odio o l’astio per ciò che è stato,

ma trarne se possibile degli insegnamenti per contribuire a evitare catastrofi

simili nel futuro“. Tina Merlin 11

La storia del Vajont

Mappa Concettuale – Relazione tecnica 11

La storia del Vajont

L'impianto idroelettrico Piave – Boite – Maè – Vajont Impianti in esercizio

Impianti in

Costruzione

Impianti allo Studio

Schema dell’impianto idroelettrico Piave

– Boite – Maè – Vajont (1939)

L’impianto idroelettrico Piave – Boite – Maè – Vajont era un complesso sistema

idraulico che comprendeva: sei serbatoi, quattro centrali, oltre cinquanta

chilometri di gallerie, cinque ponti tubo e diversi sistemi di controllo e di

chiusura delle condotte.

Come si nota nello schema dell’impianto, nell’invaso del Vajont potevano

confluire, attraverso una rete di gallerie in montagna e ponti tubo, anche le

acque del Piave, del Maè e del Boite.

La galleria principale lunga 18,3 chilometri, con diametro 4,5 m, arrivava

direttamente dal lago del Piave di Pieve di Cadore. Una parte delle acque del

Boite, derivate dalla diga di Valle di Cadore, affluiva fino al serbatoio di Pontesei

dove tramite una galleria di 12,9 chilometri e 2,75 m di diametro

raggiungevano quello del Vajont. 11

La storia del Vajont

La regolazione delle acque del Maè e del Boite era garantita dal serbatoio di

Pontesei.

Tutta l’acqua immagazzinata nel serbatoio del Vajont garantiva grazie a una

condotta lunga 8,3 chilometri, con diametro 5 m, il regolare funzionamento del

serbatoio di Val Gallina e di due centrali idroelettriche, quella del Colombèr, che

prelevava l’acqua del Vajont direttamente dalla diga a una quota di 680 metri e

quella di Soverzene intitolata a “Achille Gaggia”.

L’acqua defluita da questa centrale era poi convogliata verso il serbatoio di

Piave - S. Croce, per arrivare, in parte alla centrale di Castelletto e in parte alle

centrali di Caneva e del Livenza.

Altri serbatoi minori garantivano il funzionamento di piccole centrali

idroelettriche in modo da sfruttare a pieno tutti i corsi d’acqua d’origine

dolomitica.

L’intero sistema idroelettrico del Piave poteva cosi sviluppare una potenza

efficiente di 523500 kW, con una producibilità annua di 1974 milioni d kW/h.

Una rete elettrica, a differente tensione, fino a 220000 volt, univa tutte le

centrali con le reti di distribuzione nazionale e internazionale.

Impianto Superficie (Km ) Capacità (milioni di m )

2 3

Comelico 2,08

Auronzo S. Caterina 7

Pieve di cadore 818,5 68,5

Boite 5,6

Boite a Valle di Cadore 380,2 4,9

Boite a Vodo di Cadore 1,187

Pontesei 151 10

Vajont 62 168,7

Val Gallina 6,4

Il serbatoio del Vajont era fatto per contenere, da solo, più di una volta e mezzo

l’acqua di tutti gli altri serbatoi messi assieme.

La maggior parte del sistema idroelettrico descritto fu costruito o assimilato

dalla S.A.D.E.

Dal 1912 poco alla volta la società Adriatica di elettricità acquisì varie imprese

operanti nel settore, diventando in assoluto la più importante.

Nella zona dolomitica la S.A.D.E. costruì impianti idroelettrici formati da

sbarramenti e da centrali all’avanguardia sia per scelte tecniche che di

gestione rendendola una società molto influente non solo in Italia ma

nell’Europa intera.

La domanda per la costruzione del serbatoio del Vajont e per il sistema

idroelettrico Piave – Boite – Maè – Vajont fu presentata il 18 gennaio 1939 su

progetto dell’ingegner Carlo Semenza. 11

La storia del Vajont

Tutta l’energia prodotta da questo sistema aveva due scopi ben precisi, la

fornitura di energia elettrica soprattutto alla zona industriale di Venezia anche

in periodi di prolungata siccità del Piave e l’utilizzazione della stessa per scopi

agricoli nella zona circostante.

La diga del Vajont

“Se lo ricordi, Biadene: qui non stiamo costruendo soltanto una diga, qui

costruiamo un pezzo dell’Italia di domani!” Carlo Semenza

Schema tecnico

La diga del Vajont è situata nella forra scavata tra le rocce del torrente Vajont. Il

progetto è dell’ingegner Carlo Semenza del servizio costruzioni idrauliche della

S.A.D.E.

La diga è una struttura in calcestruzzo ad arco a doppia curvatura, lievemente

asimmetrica. Le singole sezioni orizzontali della volta sono simmetriche rispetto

ad una superficie curva avente un andamento mediamente inclinato di circa il

4% rispetto alla verticale. Progettato per appoggiarsi sui fianchi di una gola 11

La storia del Vajont

molta stretta questo sbarramento, avrebbe dovuto resistere alla notevole

spinta idraulica del bacino riportando quest’ultima proprio sui fianchi.

Questa particolare tipologia di dighe (ad arco a doppia curvatura) è utilizzata

ogni qualvolta la consistenza della roccia e la forma della valle lo permettano,

perché consentono una notevole economia ed un elevato coefficiente di

sicurezza.

Il maggior pericolo è costituito dalle incognite geotecniche della roccia dei

fianchi la quale deve essere particolarmente resistente e in grado di assorbire

efficacemente la spinta idrica a cui è sottoposta.

Al momento della costruzione si trattava della diga più alta al mondo,

attualmente si tratta della sesta in assoluto la seconda ad arco.

Società proprietaria del Enel (Ente nazionale per l’energia

manufatto elettrica)

Impresa esecutrice Giuseppe Torno & C. G.P.A. di Milano

Quota base 460,9 m.s.m.

Quota massimo invaso 722,5 m.s.m.

Quota massimo invaso di piena 723,5 m.s.m.

Quota coronamento 725,5 m.s.m.

Altezza fondazioni 261,60 m

Spessore base 22,11 m

Spessore coronamento 3,4 m

Volume calcestruzzo 353000 m 3

La diga è formata da quattro parti: i due pulvini, che sono gli elementi a

contatto con la roccia laterale, un tampone, una specie di fondazione della diga

per la chiusura del fondo della gola e il corpo centrale. Tutti i giunti furono

assicurati con iniezioni di cucitura allo scopo di garantire la continuità di

trasmissione degli sforzi tra le varie parti della costruzione. La diga è percorsa

internamente da cunicoli d’ispezione in corrispondenza dei giunti orizzontali e

da pozzi sub- verticali lungo i giunti perimetrali. Nel corpo della diga è ricavato

un foro verticale di 162 m, dove è alloggiato un pendolo. In corrispondenza a

questo, in un foro di 30 m, sotto la fondazione, è posto uno slittometro che

funge da sistema di controllo per registrare gli spostamenti della diga in

funzione del carico idraulico.

Relazione tecnica 11

La storia del Vajont

Scelta della località: la stretta e profonda gola rocciosa entro la

quale s’incassa il corso del Vajont presenta caratteristiche

tipicamente favorevoli alla costruzione di uno sbarramento a volta

anche di rilevante altezza. Le condizioni geometriche sono

eccezionali. La roccia calcarea presenta caratteristiche statiche

complessivamente ottime tali da consentire l’impostazione di una

diga anche con elevate sollecitazioni contro la roccia.

Tipologia: Il modello di diga che soddisfaceva nel modo più

razionale, economico e anche estetico alle condizioni topografiche

della sezione prescelta era quello che si sviluppava a “cupola” nella

parte media superiore. Questo tipo s’impone quando si tratti di

sbarramenti a sezione “V” più o meno svasati verso l’altro e di

notevole altezza.

Bacino del Vajont

Capacità massima 168,715 milioni di m 3

Capacità utile 150 milioni di m 3

Profondità massima 261,6 m

Lunghezza 5,2 Km

Larghezza massima 1 Km

Bacino imbrifero 62 Km 2

Uso principale dell’acqua Centrali del Colombèr e di Soverzene

Altro uso dell’acqua Irrigazione

Centrale del Colombèr

Per utilizzare il dislivello variabile esistente tra la quota del lago e quella della

condotta per il bacino di Val Gallina e la centrale di Soverzene, è stata

costruita, a quota 590 m la centrale del Colombèr.

Si tratta di un impianto in galleria, situato alla sinistra del Vajont, con turbine

Francis, con le seguenti caratteristiche tecniche:

Salto motore massimo 60 m

Portata massima 20,5 m / s

3 11

La storia del Vajont

Potenza efficiente 9000 kW

Produzione media annua 24000000 kWh

Cabina di trasformazione 10000 / 132000 Volt

La centrale entrò in esercizio il 19 novembre 1962 e funzionò maniera

ininterrotta sino al 6 marzo 1963 quando la S.A.D.E. comunicò al genio civile di

Belluno che la centrale era ferma.

Non entrò più in funzione se non con lo scopo di svuotare il bacino del Vajont.

Sistema di controllo degli alternatori della centrale del Colombèr :

Regolatori automatici di tensione a valvole elettroniche (Tubi a vuoto)

Nella prima metà del secolo scorso ha avuto un grande successo, un tipo di

regolatore automatico di tensione basato sull’uso di tubi a vuoto.

Basti pensare che un triodo possa essere visto come un relè sensibilissimo nel

quale le variazioni della corrente anodica seguono le variazioni della tensione

di griglia praticamente senza alcun ritardo, cioè con velocità di risposta

decisamente superiore a quella ottenibile con sistemi elettro-meccanici.

Uno schema di principio è quello di figura seguente dove è rappresentato un

regolatore automatico della tensione di un alternatore.

V TF

D D

A i R

I E

E - +

E

T

- +

E v

0

P +

+ -

G K V = E -v

GK 0 11

La storia del Vajont

Legenda:

A: generatore sincrono trifase (alternatore)

V: tensione di linea

TF: trasformatore

D: diodo a vuoto

E: dinamo eccitatrice

E : batteria per la polarizzazione della griglia

0

T: triodo a vuoto (P = placca, K = catodo; G = griglia)

R: resistenza potenziometrica

I : corrente di eccitazione dell’alternatore

E

i : corrente di eccitazione della dinamo

E

V : ddp fra griglia e catodo

GK

La tensione V di questo, opportunamente ridotta da un trasformatore TF e

Dettagli
Publisher
26 pagine
269 download