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Estratto del documento

Introduzione

All'inizio del XX secolo si verifica la più straordinaria rivoluzione dei

linguaggi della storia della cultura, in letteratura e in arte, contro le regole e la

tradizione dell'Eclettismo e le convezioni del Floreale.

In pochi anni nascono il Cubismo, il Futurismo, la Pittura Metafisica, il

Suprematismo, e il Vorticismo che cercano sia una nuova figuratività che

l'espressione della pura sensibilità dell'artista.

Capitolo I

La Prima Guerra Mondiale

Il primo anno di guerra

In seguito all’uccisione a Sarajevo dell’arciduca erede al trono austriaco

Francesco Ferdinando e della moglie Sofia per mano del serbo Gavrilo Princip, che

voleva vendicare i popoli slavi oppressi, l’Austria dichiarò guerra alla Serbia, dopo

averle inviato un ultimatum nel quale pretendeva una resa senza condizioni.

Il sistema delle alleanze allargò immediatamente il conflitto: in nome della

Triplice Alleanza, la Germania entrò in guerra a fianco dell’Austria contro la Russia e

la Francia, schieratisi con la Serbia.

Fronte Occidentale

L’esercito tedesco cercò di ottenere una rapida vittoria invadendo il Belgio per

prendere alle spalle l’esercito francese e poi concentrare tutte le forze sul fronte

orientale dove le mobilitazione russa era resa difficile dalle enormi distanze e

dall’insufficienza delle comunicazioni.

La violazione della neutralità belga convinse l’Inghilterra, minacciata dalla

presenza tedesca sulla manica, ad entrare in guerra a fianco della Francia, cui la

legava la Triplice Intesa.

Con l’ingresso della Turchia e Bulgaria a fianco degli imperi centrali e del

Giappone e della Romania a fianco dell’Intesa, il conflitto assunse un carattere

mondiale. La resistenza dei belgi infranse l’illusione di una guerra-lampo e dette ai

francesi il tempo per organizzare una valida difesa sul fiume Marna. Da una guerra di

movimento si passò ad una guerra di posizione, combattuta lungo le trincee protette

da enormi sbarramenti di filo spinato.

Fronte Orientale

I Russi, benché a corto di munizioni, con scarsa artiglieria e militarmente

impreparati, invasero la Prussia ma furono sconfitti dall’esercito tedesco;

contemporaneamente però, gli Austriaci furono costretti alla ritirata dalla pressione

russa, e anche ad oriente il conflitto si stabilizzò nelle trincee.

Italia Intanto in Italia imperversava lo scontro tra neutralisti, composti da cattolici,

socialisti e liberali che sul piano parlamentare facevano capo a Giolitti (egli era

consapevole della scarsa preparazione militare e della debole struttura economica

dell’Italia e sperava in trattative con l’Austria, offrendo la neutralità in cambio del

Trentino e del Friuli) ed interventisti costituiti da nazionalisti di estrema destra,

irredentisti trentini e friulani, democratici, futuristi e socialisti tra i quali Mussolini

che sul piano parlamentare faceva capo al presidente del consiglio Salandra.

Nonostante il ministro degli esteri Sonnino avesse firmato un accordo segreto

chiamato ''Patto di Londra'' che garantiva all’Intesa l’appoggio militare italiano

contro la Triplice Alleanza a cui l’Italia era legata, la maggioranza parlamentare

rimase neutralista e fortemente legata alla personalità di Giolitti: l’interventismo

sembrava destinato all’insuccesso. Tuttavia le manifestazioni di piazza intimidatorie e

violente degli interventisti aumentavano ed il Re, sotto la spinta della corte, del

governo e della piazza, si schierò a favore dell’intervento fino a spingere Giolitti

all’abbandono.

In questo modo Salandra riuscì ad ottenere i pieni poteri e il 24 maggio 1915

l’Italia entrò nel conflitto a fianco dell’Intesa dichiarando guerra all’Austria dopo

averle inviato un ultimatum il giorno prima.

Un massacro senza vincitori né vinti

Quando l’Italia entrò nel conflitto la situazione non era favorevole per l’Intesa.

Sul versante orientale la ritirata delle truppe zariste e la capitolazione della

Serbia, ottenuta con l’appoggio della Bulgaria, avevano permesso il consolidamento

di un fronte ininterrotto dal Baltico all’Egeo. Inoltre l’Intesa subì altre sconfitte quali

il fallimento della spedizione inglese nello Stretto dei Dardanelli a causa della

resistenza turca e le conseguenze al blocco navale imposto alla Germania

dall’Inghilterra e Francia.

Nel frattempo l’esercito italiano, al comando del generale Cadorna, si diresse

verso il Trentino e Gorizia e subito si portò al di là del confine austriaco, in modo

lento e metodico. L’avanzamento però, costato enormi perdite soprattutto nel corso

delle battaglie dell’Isonzo , si bloccò per il sopraggiungere dell’inverno, segnando

anche per l’Italia l’inizio della guerra di posizione.

Nel maggio 1916 gli Austriaci, a causa del tradimento dell’Italia, sferrarono

una spedizione punitiva contro l’esercito italiano, il quale dovette arretrare ma riuscì

poco dopo a riconquistare le posizioni perdute, grazie anche all’intervento dei Russi

che effettuarono un’offensiva a sorpresa ai danni di Vienna portandola sull’orlo della

capitolazione.

La scarsità di viveri, di materie prime e l’aumento dei prezzi, scaturirono

proteste sociali e una diffusa propaganda pacifista sia tra la popolazione che fra le

truppe. In tutti i paesi in lotta si andavano diffondendo manifestazioni contro i disagi

causati dalla guerra, come insubordinazioni, diserzioni e scioperi, acuite dalla

constatazione degli enormi profitti realizzati da industriali e speculatori.

Verso la fine della guerra

Il ritiro russo rappresentò un duro colpo per l’Intesa e coincise con una pesante

pressione degli imperi centrali sul fronte italiano. Gli austriaci ne approfittarono e

riuscirono in breve tempo, anche grazie all’arrivo di divisioni tedesche, a sfondare a

Caporetto approfittando del diffuso senso di stanchezza e di sfiducia degli italiani e

ad avanzare occupando il Friuli e parte del Veneto.

Di fronte al pericolo di un’invasione, l’Italia reagì deponendo il debole

ministero Boselli e creando il nuovo “ministero di unione nazionale”, guidato da

Vittorio Emanuele Orlando; egli decise di mobilitare tutte le forze di lavoro per

colmare le perdite di materiale subite e di arruolare le giovani leve del 1899.

Successivamente il generale Diaz, che sostituì Cadorna, riuscì a contrastare

ogni tentativo di sfondamento del nemico e a preparare una riscossa; fu solo in questo

momento che anche il Partito Socialista Italiano, grazie alla diffusione di una forte

coscienza nazionale, si schierò dalla parte di una mobilitazione per la difesa della

nazione.

Nel frattempo, in risposta al blocco nazionale imposto da Inghilterra e Francia

alla Germania, l’imperatore tedesco aveva scatenato la guerra sul mare, nella quale

comparvero per la prima volta i sommergibili, usati per colpire anche le navi che

portavano rifornimenti dall’America. Insieme alla minaccia del prepotente

militarismo tedesco, questo convinse gli Stati Uniti ad uscire dall’isolamento e a

dichiarare guerra alla Germania, in nome anche degli ideali di libertà del presidente

Wilson e dell’opinione pubblica.

L’intervento americano fornì all’Intesa un notevole apporto di viveri, mezzi e

uomini, mettendo in crisi Germania ed Austria che scatenarono due offensive

riunendo tutte le riserve disponibili di uomini e mezzi. La prima fu contro gli Anglo-

Francesi, nella quale gli Stati Uniti riuscirono a far arretrare il fronte nemico fino alla

Marna ma furono poi battuti da una potente controffensiva nella seconda battaglia

della Marna; l’altra fu combattuta contro gli Italiani, la quale venne annullata a sua

volta sul Piave e seguita da una controffensiva attuata da Diaz e terminata con la

disfatta austriaca di Vittorio Veneto e la firma dell’armistizio.

Nel novembre del 1918 la Germania si liberò del Kaiser e si proclamò

repubblica, chiedendo la sospensione delle ostilità e creando un governo provvisorio

con a capo il socialdemocratico Ebert che poi fu proclamato primo presidente della

repubblica tedesca dall’Assemblea Nazionale a Weimar; sull’onda della Germania,

anche l’Austria si dichiarò repubblica, dopo che Carlo I abbandonò in fretta il Paese.

I trattati di pace ed il nuovo assetto dell’Europa dopo la guerra

Durante la Conferenza di Pace di Parigi, le quattro potenze vincitrici

(Inghilterra, Francia, Stati Uniti, Italia) si riunirono per dare una nuova sistemazione

all’Europa, ma si scontrarono su due diversi orientamenti: quello democratico

espresso da Wilson nei Quattordici punti, basato sui principi dell’autodecisione dei

popoli e quello secondo il quale i confini debbono comprendere quanti usano la

stesso lingua e hanno la stessa nazionalità, e quello di Francia e Inghilterra, volto a

conseguire vantaggi territoriali ed economici in cambio dei sacrifici sopportati e a

mettere i tedeschi in condizioni di non poter più nuocere, puntando all’annientamento

militare ed economico.

Per questo le due potenze decisero di imporre pesanti condizioni di pace alla

Germania: con il trattato di Versailles, essa dovette rinunciare ai territori coloniali, poi

spartiti tra i vincitori, cedere alla Francia l’Alsazia-Lorena, ridurre il proprio esercito

e la flotta militare e pagare i danni della guerra con cifre altissime e ciò scatenò

sentimenti di rivincita nel popolo tedesco.

Nel frattempo, nel 1919, venne creata la Società delle Nazioni, preposta a

regolare pacificamente le controversie fra gli Stati, eliminando l’ingiustizia e la

violenza; essa però non riuscì a funzionare efficacemente in quanto divenne uno

strumento nelle mani d Francia e Inghilterra, favoriti dal ritiro degli Stati Uniti.

La situazione italiana venne regolata dal trattato di Saint-Germain, in base al

quale l’Austria cedeva il Trentino, l’Alto Adige, l’Istria e l’alto bacino dell’Isonzo

fino allo spartiacque alpino.

La fine della guerra segnò la nascita di nuovi Stati al posto dell’antico impero

austro-ungarico: la Cecoslovacchia che era uno Stato autonomo, la Jugoslavia che

presentava gravi problemi di nazionalità e di insofferenza nei confronti della politica

accentratrice della Serbia, Albania, Bulgaria, Ungheria, Finlandia, Estonia, Lettonia e

Lituania, l’Austria che fu ridotta ad un modestissimo territorio privo di sbocchi sul

mare e col divieto di unirsi politicamente alla Germania. Determinò anche la fine

dell’impero Turco, che fu ridotto ad un piccolo stato nella penisola anatolica, e

privato dei territori arabi e del predominio sugli Stretti.

Il generale Ataturk, però, mise insieme un grande esercito e capeggiò una

rivolta nazionalista che si oppose validamente alle truppe dell’Intesa fino alla

proclamazione della repubblica turca.

Francia e Inghilterra procedettero inoltre alla spartizione del Vicino Oriente in

due rispettive zone di influenza attraverso la politica dei mandati, istituti di diritti

internazionali, in base ai quali veniva affidata la tutela dei popoli arretrati a nazioni

progredite, disposte ad assumersi la responsabilità del loro sviluppo: la Francia

ottenne il mandato su Siria e Libano, l’Inghilterra sull’Iraq, Transgiordania e

Palestina.

Ad essi venne data la forma di Stati sovrani, ma con poteri limitati e

condizionati dalle continue ingerenze delle potenze mandatarie. Ciò suscitò la rabbia

degli arabi, ulteriormente inaspriti dal progetto di costruire in Palestina una sede

nazionale ebraica, primo passo verso lo Stato d’Israele ma anche verso l’odio

antibritannico. Capitolo II

Amedeo Modigliani (1884-1920)

Amedeo Clemente Modigliani nasce a Livorno il 12 luglio 1884. E’ stato un

pittore e scultore noto con lo pseudonimo di Modì e celebre per i suoi ritratti

femminili caratterizzati da volti stilizzati e da colli affusolati.

Biografia

Nato in Toscana da una famiglia ebraica, crebbe nella povertà, dopo che

l'impresa di mezzadria in Sardegna del padre andò in bancarotta. Fu anche afflitto da

problemi di salute, dopo un attacco di febbre tifoidea, avuta all'età di 14 anni e

seguita dalla tubercolosi due anni dopo.

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